Un'inchiesta di Repubblica fa luce su un aspetto della vita delle nuove generazioni. Aumentano i rapporti occasionali e non protetti e la richiesta della pillola del giorno dopo. Gli operatori sociali denunciano “la cultura del godimento facile”.
del 18 ottobre 2005
Quando si parla di sessualità ha poco senso generalizzare: si ha a che fare con una sfera talmente intima della persona, da essere soggetta alle diverse sensibilità, scelte e convinzioni. L’inchiesta pubblicata ieri da Repubblica fa comunque pensare, perché presenta un quadro estremamente complesso, che vede da una parte il sesso sempre più a portata di mano, dall’altra la fatica a cogliere l’aspetto profondo di amore e sentimenti. La denuncia parte dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia che ha evidenziato la richiesta crescente da parte dei giovani della pillola del giorno dopo e l’aumento di incontri occasionali e di rapporti non protetti. Quasi un delirio di onnipotenza che porta molti ragazzi a vivere le relazioni in modo superficiale. 'Riceviamo molte telefonate di richiesta di informazioni sulla pillola del giorno dopo – spiega a Repubblica Marco Lodi, psicoanalista responsabile dell'Unità di psicoterapia del consultorio giovani di Mantova - è come se i giovani preferissero pensare che, in caso di guai, una soluzione si trova comunque'. 'I rapporti a rischio nel weekend ci sono sempre stati – aggiunge la ginecologa Maria Grazia Bartoli di Napoli - abbiamo avuto richieste di consulenze e informazioni più frequenti dopo il fine settimana anche in precedenza, solo che adesso le ragazze sono a conoscenza della pillola del giorno dopo e la chiedono in maniera esplicita'.
 
Una sessualità che brucia le tappe sembra essere il prodotto naturale del nostro contesto sociale. 'Quando si parla di sessualità – spiega Lodi - emerge sempre il disagio verso una crescente pressione sociale. E' come se si fosse passati dalla sessualità proibita del passato a una sessualità obbligata. I giovani si sentono spronati ad accelerare i tempi, anche se non sono pronti'. Da Nord a Sud, la convinzione degli operatori sociali è la stessa: sul banco degli imputati la pressione sociale e i messaggi fuorvianti dei mass media, che non 'promuovono la cultura dei sentimenti, ma quella del godimento facile'.
 
In tutto questo si inserisce l’esperienza dei giovani cattolici che, nonostante le posizioni ufficiali della Chiesa, in gran parte disattendono le indicazioni sulla morale sessuale. Lo dimostrano inchieste sociologiche come quella condotta da Franco Garelli nel 2000. In Giovani, il sesso, l’amore, il professore dell’Università di Torino ascoltò un campione di giovani tra i 20 e i 24 anni di Torino, Bologna e Napoli. Il 75% si diceva cattolico (praticante o non), ma sul sesso le risposte convergevano. Il 35% affermava di farlo per amore e il 45% anche senza, il 45% considerava il sesso un valore assoluto e il 20 qualcosa da fare solo se ci sono le condizioni giuste. Stessa situazione a Roma, dove nel 2003 il vicariato commissionò un’inchiesta sul tema, condotta dal professore Mario Pollo, docente di pedagogia sociale alla Lumsa, Libera Università Maria Santissima Assunta. Sulla morale sessuale si registrarono posizioni trasversali tra cattolici e non. I rapporti sessuali sono praticati senza alcun senso di colpa, sebbene tra i giovani credenti rimanga ferma la condanna dei rapporti occasionali. 'Capisco le regole e chi è religioso dovrebbe assecondarle - diceva un giovane - però i rapporti prematrimoniali fatti con sentimento non riesco a biasimarli'. 'Io non ho mai sottomesso la mia sessualità a qualcosa o qualcuno - ribatte un coetaneo - assolutamente no'. Quando si parlerà meno di sesso e più d’amore?
Mattia Bianchi
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