'Anche i suoi mercenari nel paesesono come vitelli da ingrasso. Anch'essi infatti han voltate le spalle, fuggono insieme, non resistono, poiché il giorno della sventura è giunto su di loro, il tempo del loro castigo'(Geremia 46, 21)
del 11 aprile 2003
 
Purtroppo, ragazzi, di mercenari non se ne parla solo nella Bibbia, perché questi “soldati di ventura” sono definiti come qualsiasi persona sia arruolata nel proprio paese o all’estero per combattere in un conflitto armato, prendendo vantaggio personale oppure in cambio di un’abbondante ricompensa in denaro, spesso di molto superiore a quella dei combattenti di rango e funzioni analoghe operanti nelle forze armate regolari. Insomma, per farsi un po’ di soldi sottobanco, queste persone sono disposte ad entrare in conflitto contro qualcuno che forse neanche conoscono. Infatti un mercenario “serio” non ha la cittadinanza di una delle parti in conflitto, né la residenza, non è membro delle forze armate di una delle parti e non è inviato in missione ufficiale da uno Stato terzo.
Questa definizione non è inventata, anzi, è stata scritta a New York durante un’Assemblea delle Nazioni Unite il 4 dicembre 1989 e fa parte del testo della Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari.
In pratica, questi mercenari li troviamo nei 50 conflitti “attivi” nel mondo oggi. In molti di questi, soprattutto in quelli dove si combattono fazioni interne ad uno stesso Stato, è facile trovare a fianco di uno o di entrambi i contendenti dei veri e propri “mastini di guerra”. La maggior parte delle volte si tratta di ex-appartenenti ad eserciti in sostanziale smantellamento.    Sono soprattutto i paesi del dissolto impero sovietico, Ucraina in testa, a fungere da serbatoio di soldati che mettono l'addestramento ricevuto e le capacità maturate nelle loro Forze Armate a disposizione delle guerre nel Terzo Mondo. Non per simpatia della causa o per vicinanza ideologica, semplicemente per soldi.
Il fenomeno dei mercenari non appartiene ai tempi recenti; attorno ad alcuni esponenti di punta sono nate delle vere e proprie leggende:
◊ “Mad Max” Hoare, francese, negli anni ’60 soffocò la rivolta dei Simba nell’ex Congo belga
◊ Bob Danard, francese, affezionato dei colpi di stato nelle isole tropicali dell’Oceano.
Ma accanto a quelli che comunque sono pur sempre poco pi√π che gruppi di sbandati pronti a tutto, sta emergendo un'altra figura di combattente a pagamento: il professionista della guerra, messo sotto contratto o alle dipendenze di 'private security companies' che, alla stregua di qualsiasi multinazionale, hanno proprie strategie di mercato, pubblicizzano il loro prodotto con 'show reel' televisivi e stipulano regolari contratti secondo la legislazione internazionale.
Volete alcuni nomi? Ce ne sono di tutte le nazionalità: dalla francese Cofras all'inglese Gurkha Support Group all'israeliana Levdan. Ma nessuna di queste ha ancora raggiunto la notorietà di quella che è ormai la  fuoriclasse del genere, la sudafricana Executive Outcomes (EO). Il segreto del successo della società di Pretoria? Poggia su due pilastri: 1)è straordinaria nella capacità di portare a termine i contratti acquisiti, soprattutto in Africa.Sono presenti ben  2000 uomini che hanno “studiato” durante la guerra nel “bush” (savana africana) inseriti nel data-base della EO; 2) è al centro di un network di società che al momento giusto diventano complementari alla EO stessa.
Se ci facessimo un giro in King’s Road a Londra noteremo la lussuosa palazzina Plaza 107 che ospita varie società che in apparenza hanno interessi diversi: sfruttamenti minerari, estrazione di idrocarburi e perché no, anche trasporti aerei e ovviamente la Eo. Formalmente queste 18 società non hanno relazione, nessun collegamento azionario…
Ma guarda caso: dopo che la EO prende un contratto con un paese ricco di materie prime e risorse naturali-di qui la preferenza per l’Africa-e “riconquista” il territorio conteso, compare in zona un’altra delle società del Plaza.
Il contratto parla chiaro: io ti fornisco prestazioni militari e tu in cambio mi permetti di sfruttare le tue risorse naturali, così pago i mercenari ed esporto anche le attività delle “consorelle”.
Contratti famosi sono stati stipulati in Angola, quando i ribelli, dopo 20 anni di guerra civile, nel 1993 furono costretti a cedere il deposito petrolifero Block 4 a Heritage Oil; in Sierra Leone nel ’94, altri ribelli furono ricacciati a ridosso dei confini liberando le miniere di diamanti nell’Est del paese alcune delle quali andarono a Branch Energy.
Appaltare a società di mercenari le missioni di pace e interposizione fra contendenti in situazione di conflitto ha da un lato dei vantaggi in termini di efficacia operativa, ma ovvie controindicazioni di ordine morale.
Il dibattito è più che mai aperto: c’è chi ricorda che al governo di Luanda, capitale dell’Angola, costò 60 milioni di dollari il portare Savimbi, leader dei ribelli, alle trattative da parte dell’EO e che come invece, dopo 4 anni di missione affidata all’ONU, costata un milione al giorno, il Paese sia di nuovo oggi in guerra.
 
'Eppure il fuoco ti divorerà, ti sterminerà la spada, anche se ti moltiplicassi come le cavallette, se diventassi numerosa come i bruchi, e moltiplicassi i tuoi mercenaripiù che le stelle del cielo'(Naum 3, 15-16a)
 
Chiara Giusto
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