iGod: little i, big God

Anche l'iPod può servire per diffondere la parola di Dio. Il nuovo gadget elettronico, passione di giovani e meno giovani, usato per immagazzinare migliaia di canzoni, può essere sfruttato anche dai sacerdoti per diffondere omelie e catechesi su Internet e poi scaricarle proprio sull'iPod.

iGod: little i, big God

da Attualità

del 10 novembre 2005

Anche l’iPod può servire per diffondere la parola di Dio. Il nuovo gadget elettronico, passione di giovani e meno giovani, usato per immagazzinare migliaia di canzoni, può essere sfruttato anche dai sacerdoti per diffondere omelie e catechesi su Internet e poi scaricarle proprio sull’iPod. L’inusuale raccomandazione viene dalla Civiltà cattolica, autorevole rivista dei gesuiti italiani, che ha lanciato un appello a tutti gli operatori della pastorale. Lo scopo: non trascurare la possibilità di diventare podpreachers, predicatori del pod, e trasformare — esorta Civiltà cattolica — le parrocchie anche in praystation, cioè pulpiti telematici, per lanciarsi nell’avventura elettronica del Godcasting, il Vangelo online. In questo caso è anche già stato coniato un neologismo: l’iGod, cioè l’«iPod di Dio».

 

La rivista dei gesuiti italiani ricorda il fenomeno di uno dei primi «pod-predicatori» (podpreachers), forse il pioniere del Godcasting: il sacerdote cattolico olandese Roderick Vanhögen che dalla sua praystation, così chiamata per analogia con le più popolari Playstation, è ascoltato — e scaricato — da più di diecimila fruitori in tutto il Nordeuropa. Ma anche il Vaticano si è mosso. Un sito specializzato ammette che «la Santa Sede è stata una tra i pionieri del podcasting grazie alla sua radio». Infatti sulla pagina principale dell’emittente del Papa si trova un link che conduce al servizio di podcasting attivo da luglio. «Il lancio — sottolinea Civiltà cattolica — è avvenuto senza alcuna pubblicità e, nonostante questo, nelle 24 ore successive sono stati registrati circa 1.000 contatti (download)».

 

«La Radio Vaticana intende rimanere se stessa, conservare la sua identità, ma allo stesso tempo cerca di raggiungere gli ascoltatori in tutto il mondo attraverso le nuove possibilità tecnologiche», ci ha detto il nuovo direttore dei programmi, il gesuita polacco Andrzej Koprowski. Anche perché, secondo gli esperti, entro la fine dell’anno saranno attivi più di 10 mila podcast. «Dell’importanza del fenomeno, esploso in modo esponenziale, noi siamo stati fra i primi a renderci conto, grazie alle segnalazioni della nostra sezione scandinava in contatto con padre Vanhögen e con Jeff Vista che trasmette Lodi e Vespri dalla sua Praystation Portable Podcast». Il fenomeno dello sviluppo di podcast — un termine nato dalla fusione delle parole iPod e broadcast — a sfondo religioso, riconosce la rivista, «lascia sorpresi».

 

Così come ha sorpreso molti il moltiplicarsi di giochi per computer tipo «Christian games» con protagonisti ed eroi biblici o evangelici, dove, per esempio, non vince chi uccide più nemici ma chi ne converte di più al cristianesimo. E tuttavia, «visto il diffondersi a macchia d’olio del podcasting» — a parlarne ci sono già 31 milioni di pagine web — Civiltà cattolica invita parroci e sacerdoti a non perdere il treno di Internet. «Tirarsi indietro timidamente per paura della tecnologia o per qualche altro motivo — ammonisce citando il Consiglio pontificio per i media — non è assolutamente accettabile».

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