L'Inter stava perdendo sul campo, i suoi tifosi l'hanno condannata ancor prima del Milan che approda in semifinale dopo la sospensione definitiva della partita. Il club nerazzurrio ora rischia una lunga squalifica.
del 13 aprile 2005
 
Inter 0 Milan 1 
Prima il Milan, poi la follia dei suoi ultrà cancellano l’Inter dall’Europa. I benpensanti del pallone magari ora diranno che è stata colpa dell’arbitro Merk che ha annullato il gol dell’inutile pareggio di Cambiasso a 17 minuti dalla fine. La curva interista ha perso completamente la testa, ma la cosa forse era premedita, perché un quarto d’ora prima di quell’episodio gli ultrà nerazzurri erano andati a rifornirsi di “munizioni” (petardi, bottiglie, avanzi della cena) per tentare l’ultimo assalto destabilizzante. Rimaniamo spiazzati dal come riescono sempre a farla franca ai controlli e portare un intero arsenale all’interno dello stadio. L’epilogo invece, ci spiazza fino a un certo punto, anche perché quel manipolo di teppisti avevano già avvertito con la loro coreografia: un becero annuncio di guerra all’indirizzo degli ultrà avversari: «Cancellare le armate rossonere per conquistare il mondo». Che lo sappiano, hanno conquistato solo l’apertura dei giornali che invece di parlare di una partita che stavano vedendo anche gli eschimesi collegati dal Polo Nord, e che sicuramente si saranno indignati nell’assistere a certe immagini. Tristi fotogrammi di uno psicodramma al quale rischiamo di abituarci perché è stato appena ieri che avevamo visto morire un tifoso napoletano al Partenio e la vergogna del derby dell’Olimpico dove laziali e romanisti d’accordo seminavano il panico in una folla di 80 mila in fuga (famiglie intere con bambini) al grido osceno di «sospendete la partita». È quello che è stato costretto a fare uno smarritissimo arbitro Merk perché dalla curva interista è piovuto di tutto, e un candelotto è andato a colpire l’inossidabile Dida. Era l’unico modo, avranno pensato quei signori della guerriglia da stadio, per vede in ginocchio il portierone brasiliano. Un’area di un campo di calcio in pochi minuti si è illuminata di petardi come durante un bombardamento nel cielo di Baghdad. Vicino al dischetto dove Dida è stato trat to in salvo, una discarica. Missione compiuta: le menti inquinate dei soliti noti hanno inzozzato gli ultimi venti minuti di quello che doveva essere uno spettacolo. Dieci minuti di stop decretati da Merk, calciatori negli spogliatoi in attesa di ripulire il prato di San Siro e magari anche le coscienze dei guerriglieri che fingevano pentimento placando l’ira funesta. L’arbitro cade nella trappola e riporta le squadre in campo. Il Milan sostituisce Dida con Abbiati. Il tempo di riportare il pallone a centrocampo e la banda degli idioti riprende la sua guerra contro Moratti, contro un’Inter che non vince mai, contro tutto e tutti. Merk non può fare altro che tirare il freno d’emergenza del triplice fischio. Non si gioca più. Fine dello psicodramma, a quando il prossimo?
Lino Giaquinto
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