Il Dio dei cristiani perdona

Il peccato di Giuda fu quello di credere che il buon Gesù non sarebbe stato capace di perdonarlo...

Il Dio dei cristiani perdona

 

Nella storia dell’umanità il vero rivoluzionario è Gesù Cristo; ha rivelato il volto di Dio, Creatore e Padre di tutti gli uomini, che perdona i loro peccati. “Dio è Amore” scrive San Giovanni e Gesù ha numerose espressioni sulla misericordia di Dio e sul nostro dovere di perdonare le offese: “Siate misericordiosi e otterrete misericordia… Perdonate non sette volte, ma settanta volte sette… Le sono perdonati i suoi molti peccati…Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno…”.

 

Nei due anni e mezzo del suo pontificato Francesco ha ripetuto tante volte questi concetti: “Dio è buono, vuole bene a tutti e perdona sempre…Questo è il messaggio più forte del Signore: la misericordia… Se il Signore non perdonasse tutto il mondo non esisterebbe… E’ la misericordia di Dio che cambia il mondo…La Chiesa accoglie tutti, non rifiuta nessuno”.

 

Dio Padre misericordioso è uno dei tanti valori della Rivoluzione dell’Amore portata da Gesù nella storia dell’umanità, indispensabili per lo sviluppo anche psicologico della persona umana e il progresso della società (si pensi al valore del perdono per la pace!). In altre culture e religioni, la vendetta è sacra. Nel 1986 in Giappone i missionari mi dicevano che la difficoltà maggiore per i giapponesi di convertirsi a Cristo è il dovere di perdonare le offese ricevute, perché nella loro tradizione la vendetta è un atto sacro e si tramanda di padre in figlio!

 

Il padre Luigi Soletta del Pime era parroco a Kamakura, con una piccola chiesetta vicino al grande tempio della dea buddhista Kannon (la dea della misericordia), il “tempio dei bambini non nati”. Sulla collina attorno al tempio, nei vialetti del bosco ci sono migliaia di statuette del Buddha, simbolo del loro bambino. Le donne che hanno abortito lo offrono al tempio, vestendolo come avrebbero voluto vestire il bambino, a volte con un giocattolo in mano o vicino. Ho visto giovani coppie portare queste statuette, sistemarle nel tempio o nei dintorni, chiedono perdono, bruciano incenso, fanno prostrazioni. Usanza commovente che non è solo un rito, ma l’espressione di un’esigenza di perdono, che purtroppo non ha risposta. “L’aborto, mi dice Soletta, è sentito come una colpa grave e i non cristiani, che non conoscono il Dio della bontà e del perdono, a volte sono oppressi da un senso di colpa. Pensano che i bambini non nati non hanno pace, vagano per la città e i campi in attesa di reincarnarsi in un’altra vita. I genitori non riescono a dar loro pace. A volte vengono da me mamme e papà non cristiani, mi dicono che hanno fatto un aborto e mi chiedono se è vero che il Dio dei cristiani perdona questa colpa. Dopo trent’anni di Giappone, credo che in Oriente le malattie nervose sono più abituali che in Occidente proprio a causa di questa visione pessimistica di Dio, che non conoscono e pensano che non perdona. Io dico loro che il Dio dei cristiani perdona e spiego come e perché. Poi dò loro una benedizione solenne e li mando in pace”.

 

Il beato Clemente Vismara (1897-1988) è vissuto 65 anni tra popoli animisti e buddisti e dava giudizi molto negativi di quelle due culture religioni. E’ stato il Concilio Vaticano II (1962-1965) che ha cambiato la visione della Chiesa sulle religioni, Vismara scriveva (su Crociata missionaria dicembre 1953):

 

“Che il paganesimo renda l’uomo pigro e di conseguenza povero è un fatto indiscutibile. Venite e vedrete. Io parlo qui del mio paese, di quel che constato io; forse in altri paesi anche i pagani saranno benestanti, ma ci credo poco. Sembrerebbe che la religione debba influire solo sullo spirito, in pratica anche nello sviluppo materiale ha il suo peso e come!”. In una lettera a Pietro Migone (14 novembre 1963) scrive: “Dicano pure che il buddismo è una buona religione, da rispettare, ecc. ecc. Io son persuasissimo, ricevano pure miliardi e miliardi dall’America o Europa, ma se non cambian fede saremo sempre agli stessi passi. Noi qui siam poveri o meglio miserabili, perché lo vogliamo essere. Certo è tramontata l’epoca del colonialismo – ed è un bene – ma se fossero rimasti soli si sarebbero migliorati? Si poteva pretendere dai colonizzatori che facessero la vita ed il sistema dei missionari? Cristianesimo ed incivilimento son sinonimi e di qui non si scappa. Il progresso rimane e rimarrà sempre, dall’anno 1 al 1963 (quando nacque Gesù), incardinato nello spirito e non ci son miliardi che tengano”.

 

In una lettera a Pietro Migone (31 agosto 1949) si legge: “La gente qui è povera proprio perché vuol rimanere povera, o meglio miserabile. Coi miserabili la nostra religione non può attaccare o se attacca, attacca in malo modo od anche fittizio. Sono profondamente persuaso che prima dobbiamo insegnare loro a vivere corporalmente, poi il legno di croce. E per insegnare bisogna darne l’esempio. Io lavoro per questo e voglio che mi vedano anche i pagani”.

 

Il beato Clemente Vismara, nel suo stile dietto e scherzoso, scrive all’amico Pietro Migone (12 aprile 1960): “Stamane ho celebrato la S. Messa per te… Noi in fondo siamo buona gente, ci manca solo la coerenza…. “Ne in aeternum irascabis nobis” (Non arrabbiarti con noi in eterno). Che Dio si arrabbi un po’ con noi, gli do ragione, ma sempre sempre non sta bene.

 

“Coraggio, caro Pierino, non essere mai pessimista. Il peccato di Giuda non era poi così grosso come si dice. Per 30 franchi ha venduto il Signore, ebbene tutti i moralisti assicurano che la somma di 30 lire non è materia grave con i tempi che corrono, il vero suo male fu quello di credere che il buon Gesù non sarebbe stato capace di perdonargli. A Pietro che l’aveva fatta più grossa con uno sguardo gli perdonò subito, senza manco dargli la penitenza”.

 

 

Padre Piero Gheddo

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