Il centenario della morte di Laura Vicuña ci offre l'occasione di conoscere più da vicino Laura, la pazzerella di Gesù ‚Äì come ama definirsi - per percorrere con lei un deciso cammino verso la santità, gioia di vivere vivendo straordinariamente il quotidiano!
del 01 gennaio 2002
Laura del Carmen Vicuña nasce a Santiago del Cile il 5 aprile 1891.
Josè Domingo, suo padre, è militare ed appartiene ad uno dei rami decaduti della nobile e ricca stirpe dei Vicuña del Cile. Poiché diviene pericoloso portare un simile cognome in una nazione ormai sull’orlo di una guerra civile, Josè Domingo, con la moglie e la piccola Laura, fuggono come profughi e perseguitati. La famiglia si stabilisce a Temuco e lì, nel 1894, nasce la seconda figlia Julia Amanda.
Pochi mesi dopo il padre muore lasciando la famiglia senza appoggio e in una situazione economica molto precaria. Nel 1899 la madre prende la decisione di emigrare in Argentina con le due figlie e, dopo essere passata da un luogo all’altro della nazione, si stabilisce a Junin de los Andes.
Tanta incertezza, tanto peregrinare, tanta solitudine finiscono per abbattere la giovane madre che si trova costretta ad arrendersi all’appoggio sicuro che le offre un ricco proprietario terriero, un certo Manuel Mora. Accetta di andare a vivere con lui, perché questo assicurerà protezione per lei e le sue figlie.
A Junin de los Andes, in quegli anni, le Figlie di Maria Ausiliatrice avevano aperto un collegio e mamma Mercedes può così realizzare il sogno a lei tanto caro di mandare a scuola le sue piccole per preparare loro un avvenire sicuro. L’aiuto economico di Manuel Mora permette l’iscrizione delle sue bambine al collegio.
Laura e Amanda arrivano al collegio nel 1900 e vi trovano un clima di famiglia dove si sentono subito a loro agio. Per Laura gli anni in collegio si riveleranno molto significativi e fondamentali per la sua crescita umana e spirituale. In questo luogo, che lei chiamava il suo “paradiso”, la piccola osserva, ascolta, riflette e scopre, a poco a poco, il segreto della serenità e della pace vera e la gioia dell’amicizia.
Incontra per la prima volta Gesù e in Lui trova la fonte del-l’Amore vero.
Si sente a tal punto amata da Dio da voler fare della sua esistenza una risposta d’amore a Lui. Il giorno della sua Prima Comunione chiede al Signore una vita di amore e sacrificio e, nella semplicità e nell’innocenza dei suoi dieci anni, a Dio affida il suo cuore, la sua anima e tutto il suo essere. Vivere momento per momento alla presenza di Gesù fa sì che per Laura diventi naturale passare dalla preghiera all’adempimento dei suoi doveri di studio e di lavoro, dalla ricreazione al riposo. “Mi pare che Dio stesso mantenga vivo in me il ricordo della sua divina presenza. Dovunque mi trovo, sia in classe, sia in cortile, questo ricordo mi accompagna, mi aiuta e mi conforta.” Laura ama la vita e tutto ciò che la rende bella. Vivere nella trasparenza, cercando sempre il giusto e il bene vero è un ideale che in lei si fa più che mai concreto e che non manca di tradurlo in vita. Nonostante la giovane età, si rende conto della penosa situazione in cui si trova la sua mamma, che, allontanatasi da Dio, vive con Manuel Mora senza essere sposata, cedendo ai suoi capricci e soffrendone la tirannia in cambio del benessere per le sue figlie, il denaro, la casa. Laura soffre profondamente per questo e, pur non condannando sua madre, lotta con tutte le sue forze per allontanarla da quell’uomo violento, per ridonarle la libertà, per farle conoscere il vero amore e così riconciliarla con Dio.
Fa di tutto perché la situazione cambi e alla fine prende la decisione di offrire a Dio quanto di più prezioso possiede, la sua stessa vita, in cambio della salvezza della madre. Il dono supremo a cui Laura giunge segna così il culmine di un’esistenza coerente che si svolge in un continuo tendere all’amore. Dare la vita come aveva fatto Gesù è il più grande gesto d’Amore che lei sente di poter fare per colei che le aveva dato la vita!
Laura muore a 13 anni, il 22 gennaio 1904. Prima di morire, rivela alla mamma la sua offerta d’amore e ottiene da lei la promessa di cambiare e di ricominciare una vita nuova.
Papa Giovanni Paolo II l’ha beatificata il 3 settembre 1988 e l’ha additata come modello di una creatura che ha saputo ricevere la vita come dono e ha saputo spenderla per gli altri come risposta d’Amore. Qui sta “l’attualità” del suo messaggio. Ancora oggi, la vita di Laura continua a parlarci di una santità come “cosa” di tutti, accessibile a tutti, che non è questione di età, professione, razza o condizione sociale. Ha vissuto la santità del quotidiano nelle piccole cose, nella semplicità dei doveri e negli avvenimenti di ogni giorno. Ha cercato Dio in tutto e ha fatto della sua piccola storia una storia di salvezza attraverso la quale il Signore ancora oggi parla al nostro cuore.
Davanti alla realtà dolorosa in cui si è venuta a trovare non ha chiuso gli occhi e non ha cercato scappatoie o fughe. Non ha accettato la sua situazione con rassegnazione ma, con la sola grande forza dell’Amore del Signore, ha cercato di darvi una risposta maturata nella fede. Sì è lasciata illuminare dal Signore, con la sola certezza di essere nelle Sue mani, e si è lasciata condurre da Lui per sentieri tutt’altro che facili.
Nel Signore Laura ha trovato una Presenza che ha guidato con amore e verso l’Amore il suo cammino. La sua “grandezza” sta proprio nell’aver vissuto intensamente, fino all’ultimo respiro, la sua vita come dono, nel non aver mai ceduto a compromessi pur di restare fedele ai suoi ideali, a ciò che in cuor suo sentiva vero e giusto. Vediamo in Laura una ragazza che ha vissuto in pienezza i suoi tredici anni! Non ha aspettato il momento propizio per fare qualcosa di straordinario, ma ha vissuto tutto in modo straordinario.
L’amore è la vocazione comune che tutti abbiamo e nella misura e nella profondità di questo amore sta la grandezza di una esistenza, breve o lunga che sia. Laura ha amato… da morire e per questo è stata grandissima!!! Ha amato senza aspettarsi per sé niente in cambio, ma solo cercando il vero bene, perché qualcun altro (nel suo caso la sua mamma) avesse la vita in misura traboccante, perché potesse comprendere quale era la vita vera.
Questa piccola grande donna continua a parlare alla nostra esistenza… ci aiuta a non dimenticare che tutto quello che facciamo o è amore, oppure non vale molto!
Lasciamoci avvincere da un amore senza misura, senza le nostre misure, ma secondo quelle di Dio! Sentiamoci veramente chiamati alla santità, a quella pienezza, a quello spessore che fa della nostra vita il miracolo di cui Dio si serve per entrare, magari solo in punta di piedi, nella vita di tante persone, di tanti ragazzi e di tanti giovani.
A cura di: sr. Manuela G.
sr. Cristina P.
Marco G.
sr Manuela Gubana, sr Cristina Platania, Marco G.
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