«Questa sera ci è chiesta questa prova della fede. Dobbiamo affermare davanti al mondo che il nostro ritrovarci qui non è la ricerca egoistica di una consolazione nel vuoto lasciato da qualcuno che non c'è più (...) ma il gesto d'amore verso Giovanni Paolo II che sappiamo vivo oltre la morte, vivo in Cristo e vivo tra noi».
del 08 aprile 2005
 Nella Veglia di preghiera tenutasi alla vigilia della Messa esequiale di Giovanni Paolo II, monsignor Giuseppe Betori, Segretario della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha avvertito i giovani che non è sufficiente mostrare il proprio affetto per il Pontefice scomparso, ma è necessaria, una “prova della fede”, una conversione sincera alla verità di Cristo.
 
Questo giovedì alle ore 21, migliaia di ragazzi da tutta Italia si sono dati appuntamento nella Basilica di San Giovanni in Laterano per pregare per Giovanni Paolo II, nel ricordo dei momenti vissuti con lui in occasione delle diverse Giornate Mondiali della Gioventù.
 
Monsignor Betori ha richiamato, nell’apertura della sua omelia, le parole rivolte da Gesù ai due discepoli incontrati sulla strada di Emmaus: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi durante il cammino?” (Lc 24,17).
 
“È anche la domanda che questa sera fa a tutti noi – ha aggiunto –: Di che cosa parlate? Quali pensieri passano per la vostra mente? Quali timori, quali paure pesano sul vostro cuore?”.
 
“Anche il nostro volto è triste questa sera, come quello dei due discepoli che fuggivano da Gerusalemme”, ma “non basta averne visto per un’ultima volta il volto scavato dalla malattia per addolcire il distacco, come non basta riascoltarne le parole per non sentire la nostalgia della sua voce”, ha detto poi alludendo alle migliaia di persone giunte a Roma per porgere l’estremo saluto alla salma del Santo Padre.
 
Anche se “noi non siamo fuggiti… se guardiamo nel profondo di noi stessi, potremmo scoprire che qualche motivo di fuga – da noi stessi, dalle nostre responsabilità, forse da una solitudine... – può nascondersi anche dietro questo grande gesto di amore. C’è sempre qualcosa da purificare nelle azioni degli uomini”.
 
“Questa sera il Signore ci chiede di fare di questa tristezza una prova e di questa prova un passaggio per rigenerare la nostra vita”.
 
“Gesù ci chiede di dare vita in ciascuno di noi ad un uomo ‘nuovo’ che assomigli a lui”, ha aggiunto monsignor Betori.
 
“Questa sera ci è chiesta questa prova della fede. Dobbiamo affermare davanti al mondo che il nostro ritrovarci qui non è la ricerca egoistica di una consolazione nel vuoto lasciato da qualcuno che non c’è più (…) ma il gesto d’amore verso Giovanni Paolo II che sappiamo vivo oltre la morte, vivo in Cristo e vivo tra noi”.
 
“Tante volte Giovanni Paolo II ha proclamato questa fede” e adesso “proprio la fedeltà a lui ci impone di attraversare con lo sguardo la sua figura e di giungere al volto che egli ci ha sempre indicato: Gesù Cristo”, ha sottolineato.
 
Monsignor Betori ha quindi ripercorso brevemente i venti anni delle Giornate Mondiali della Gioventù, cominciate proprio a Roma, con il ricordare i numerosi gesti, parole e appelli del Pontefice ai giovani, e in particolare l’incontro tenutosi sulla spianata di Tor Vergata, a Roma nel 2000.
 
“Nell’aprire quella Giornata Mondiale della Gioventù ci aveva chiesto: ‘Che cosa siete venuti a cercare? O, meglio, chi siete venuti a cercare?’”, e aveva poi risposto: “è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso”.
 
“Nel chiudere quella indimenticabile Veglia, il Papa disse che i giovani avevano fatto un grande chiasso e che quel chiasso era giunto fino a Roma e che Roma non lo avrebbe mai dimenticato”. 
 
“Santo Padre non lo abbiamo dimenticato! Siamo qui a dirti che non vogliamo avere paura, che la strada che tu ci hai indicato è la nostra strada, il volto di Gesù che ci hai mostrato è la nostra verità”, ha infine concluso monsignor Betori.
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