Il Papa non ha lasciato indicazioni sulla sua sepoltura a Cracovia. Prenderà il posto che fu di Giovanni XXIII, prima che venisse portato in basilica nell'anno 2000, quando fu proclamato beato. Non è ufficiale, ma lo sappiamo da fonte sicura. La scelta non è stata fatta dal Papa, che l'ha lasciata ai suoi collaboratori. La decisione formale sarà presa dalla Congregazione dei cardinali...
del 04 aprile 2005
 Papa Wojtyla sarà sepolto nelle Grotte vaticane, che si trovano sotto il pavimento della basilica di San Pietro: prenderà il posto che fu di Giovanni XXIII, prima che venisse portato in basilica nell’anno 2000, quando fu proclamato beato. Non è ufficiale, ma lo sappiamo da fonte sicura. La scelta non è stata fatta dal Papa, che l’ha lasciata ai suoi collaboratori. La decisione formale sarà presa dalla Congregazione dei cardinali, che oggi si riunisce per la prima volta.
Cade dunque definitivamente la «leggenda» della sepoltura in patria, nel Duomo di Cracovia, come è stato scritto tante volte - da almeno quindici anni in qua - da parte di cultori appassionati di questa curiosa materia, che sono arrivati persino a dividersi in due schiere, proponendo due diverse soluzioni.
Una - più sofisticata - sosteneva che Wojtyla avesse scelto d’essere sepolto sotto il «Crocifisso della beata Edvige», che si trova lungo la parete destra della cattedrale, all’altezza del coro.
Altri - più numerosi - preferivano che la tomba del «Papa polacco» fosse posta nella cripta di San Leonardo, dove sono le sepolture dei re di Polonia e dove don Karol celebrò la prima messa il 2 novembre del 1946.
Persone del giro polacco più stretto, tra i collaboratori del Papa, sostengono che quella del «ritorno in patria dopo la morte» è una questione che Giovanni Paolo II «non si è mai posto».
Pare che la leggenda sia nata in occasione di uno dei nove viaggi polacchi di Giovanni Paolo II, speculando qualcuno sull’ipotesi che potesse succedergli «qualcosa», durante la trasferta.
Da quella leggenda ne sono venute delle altre, ancora pi√π fantasiose, come quella che immaginava fosse stata intenzione di Papa Wojtyla, al tempo della legge marziale del generale Jaruzelski (1980), di rinunciare al papato per tornare in Polonia e difendere la patria dalla minaccia sovietica. E naturalmente - poi - alla sua morte sarebbe stato sepolto, come ex Papa, sul Wawel (la collina di Cracovia su cui sorgono la cattedrale e il palazzo reale), insieme agli altri padri della patria.
Che Wojtyla avesse mai pensato di rinunciare al papato per amor di patria era stato pi√π volte smentito, in Polonia e a Roma.
Un’altra leggenda, provvista sempre di finale con tomba sul Wawel, smentita non dai portavoce ma dai fatti, è quella che precedette e accompagnò le ultime due visite del Papa in Polonia, che sono avvenute nel 1999 e nel 2002. C’era allora chi immaginava che il Papa - già assai sofferente - avrebbe annunciato la propria rinuncia al papato durante l’uno o l’altro dei due ritorni in patria e là sarebbe rimasto, chiedendo d’essere sepolto sulla collina «regale» sfiorata dalla Vistola.
Del tutto coerente appare invece la scelta «di fatto» di essere sepolto nelle Grotte. E’ una scelta di fatto, perché la regola è che vanno lì i Papi che non dispongono altrimenti. E’ coerente con l’idea che Papa Wojtyla ha sempre avuto di sé come «Papa polacco»: che era stato «voluto» dalla provvidenza perché un «figlio» della Polonia fosse di aiuto alla Chiesa universale e non perché ne risultasse arricchita la gloria della nazione.
Egli è stato sì un «Papa polacco», ma offerto a tutta la Chiesa e a essa pienamente appartenente. Ha dunque maggior significato - all’interno di questa idea - che la sua tomba sia sotto la cupola di San Pietro, tra gli altri Papi.
Prima di salire in basilica, Papa Roncalli era sepolto accanto alla Cappella di San Longino, sul lato di destra delle Grotte, per chi guarda verso la tomba dell’apostolo Pietro. Una posizione di grande prestigio, simile a quella che sul lato opposto è stata riservata a Pio XI: sono le due tombe più vicine a quella di Pietro, il «primo Papa».
Significativo è anche che Giovanni Paolo II prenda il posto di Giovanni XXIII, di cui aveva preso il nome, unendolo a quello di Paolo VI, che ha la tomba poco lontano, dalla stessa parte delle Grotte.
Sempre da fonti sicure, abbiamo saputo che sono «apocrife», cioè non autentiche, le anticipazioni del testamento di Wojtyla che sono state pubblicate da un giornale spagnolo. Il vero testamento è ancora sconosciuto, e forse oggi la Congregazione dei cardinali prenderà qualche decisione sui tempi di pubblicazione.
«Una pia invenzione» viene poi definita la «notizia» che il Papa avrebbe mormorato «Amen» prima di spirare. Dice chi c’era che Wojtyla aveva perso definitivamente coscienza un’ora e 40 minuti prima di morire.
C’è differenza tra constatazione clinica della morte di un Papa e «constatazione canonica». Quella clinica è avvenuta subito dopo che era spirato, la sera di sabato, prima dell’annuncio ufficiale.
Quella «canonica» è avvenuta invece ieri mattina alle 9.30, secondo il rito previsto dalla «Universi Dominici Gregis», la costituzione apostolica scritta dal Papa defunto e che stabilisce che cosa si debba fare al momento del decesso.
Il camerlengo Eduardo Martinez Somalo, il vicecamerlengo Paolo Sardi, il cerimoniere Piero Marini e i prelati della «Camera apostolica» sono andati nell’appartamento del Papa insieme con il suo medico personale Renato Buzzonetti.
Il cancelliere segretario della «Camera apostolica», Enrico Serafini, ha redatto l’atto autentico di morte, al quale è stato annesso il certificato medico stilato da Buzzonetti. Giovanni Paolo II è morto per «shock settico» e «collasso cardiocircolatorio irreversibile».
L’atto formale, firmato da Buzzonetti, precisa che il Papa era affetto da «morbo di Parkinson; pregressi episodi di insufficienza respiratoria acuta e conseguente tracheotomia; ipertrofia prostatica benigna, complicata da urosepsi e cardiopatia ipertensiva e ischemica».
«L’accertamento della morte - conclude l’atto - è stato effettuato mediante registrazione elettrocardiotanatografica della durata di oltre 20 minuti primi».
Il camerlengo ha poi apposto i sigilli alla camera e allo studio del Papa. Terminata la ricognizione della salma, questa è stata composta dai medici e rivestita dei paramenti pontifici: la mitria bianca sul capo, la «casula», cioè il mantello che si usa per le celebrazioni della Messa, di colore rosso che è il colore di lutto dei Papi, e il pallio: una striscia di lana bianca con croci nere, simbolo di dignità arcivescovile.
Una volta esposto il corpo del Papa all’omaggio dei fedeli, nessuno può fotografare il corpo del pontefice defunto, a meno che non abbia il permesso del camerlengo. Questi può concedere di fotografare il corpo a titolo di documentazione, ma solo se vestito degli abiti pontificali.
Per la prima volta nella storia ieri sono state ammesse le telecamere (del Centro televisivo vaticano) nella sala Clementina durante l’omaggio al Papa defunto da parte della Curia. E per la prima volta a questo omaggio hanno partecipato anche le autorità civili e il corpo diplomatico. L’esposizione pubblica della salma nel palazzo apostolico si è conclusa alle 16. La traslazione della salma in basilica, per l’omaggio di tutte le persone che vorranno esserci avverrà oggi, probabilmente intorno alle 17.
Luigi Accattoli
Versione app: 3.25.3 (26fb019)