Per don Bosco e Madre Mazzarello cercare il volto di Gesù è qualcosa che passa nella concretezza della vita. Per questo la loro corrispondenza è carica di riferimenti alle case costruite, ai ragazzi incontrati...
del 10 marzo 2005
 Ecco uno stralcio di una lettera di Don Bosco sulla Provvidenza...
 
“A dir il vero per sostenere le opere già iniziate si dovettero contrarre parecchi debiti, e questa casa è soltanto pagata per metà; vi sono oltre a cinquantamila franchi da pagare. Malgrado tutto non dobbiamo scoraggiarci. Quella Provvidenza Divina che qual madre pietosa veglia su tutte le cose, che provvede agli uccelli dell'aria, ai pesci del mare, non provvederà a noi che davanti al Creatore siamo di gran lunga più preziosi? Di più: quel Dio che nei vostri cuori ha ispirato il generoso pensiero di promuovere, di fondare, di sostenere finora quest'opera, non continuerà ad infondere grazia e coraggio e somministrarvi i mezzi per continuarla?
Quel Dio vorrà forse lasciarci ora mancare il suo aiuto in queste opere che tutte tendono a sollevare la classe più abbandonata e più bisognosa della civile società, a sollevare le anime più pericolanti: quelle anime per cui l'adorabile nostro Salvatore ha donato fin l'ultima goccia del suo sangue?
No! Dunque nessun dubbio, nessun timore che possa mancarci l'aiuto del Cielo.
Io son certo che quella carità che vi mosse a fare tanti sacrifizi in passato, non permetterà giammai che rimanga imperfetta un'opera così felicemente incominciata.
Dio è infinitamente ricco. Voi, dice il Vangelo, non darete un bicchiere d'acqua fresca in mio nome ad uno dei bisognosi, senza che abbiate la vostra mercede.
Se noi vedessimo il Divin Salvatore camminare mendico per le nostre piazze, bussare alla porta delle nostre case, vi sarebbe un cristiano che non gli offrisse generosamente fino l'ultimo soldo della sua borsa? Pure nella persona dei poveri, dei più abbandonati è rappresentato il Salvatore. Dunque non sono più poveri fanciulli che dimandano la carità, ma è Gesù nella persona de' suoi poverelli.
Ma Dio, padre di bontà, conoscendo che il nostro spirito è pronto e la carne assai inferma, vuole che la nostra carità abbia il centuplo anche nella vita presente. In quanti modi, o Signori, su questa terra Dio ci dà il centuplo delle opere buone! Centuplo sono la pace e concordia delle famiglie, il buon esito degli affari temporali, la sanità dei parenti e degli amici. Ricompensa della carità cristiana è il piacere che ognuno prova in cuor suo nel fare un'opera buona.
Oltre a tutte queste ricompense che Dio concede nella vita presente e nella futura noi non vogliamo defraudarvi di quella mercede che è tutta in nostro potere. Ascoltate.
Tutti i preti e i chierici, tutti i giovani raccolti ed educati nelle case della Congregazione Salesiana e più specialmente quelli del Patronato di S. Pietro, innalzeranno al cielo mattino e sera particolari preghiere pei loro benefattori. Mattino e sera i vostri beneficati con apposite preghiere invocheranno le divine benedizioni sopra di voi, sopra le vostre famiglie, sopra i vostri parenti, sopra i vostri amici”.
 
 
Cosa vuol dire per Madre Mazzarello abbandonarsi alla Provvidenza?
 
Madre Mazzarello, insieme alle prime Figlie di Maria Ausiliatrice (fma) e alle prime ragazze dell’oratorio e del collegio, ha sperimentato sulla sua pelle una povertà fatta di molte privazioni e spesso anche di vera fame. Certamente questa situazione era vissuta all’epoca da tante altre famiglie e ancora oggi è presente in tutto il mondo. La santità di Madre Mazzarello, però, passa anche attraverso questa povertà perché lei, insieme alle sue sorelle ha saputo trasformarla in un trampolino di lancio, da cui tuffarsi con gioia tra le braccia aperte di quel Padre che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del cielo.
La Cronistoria, testo che raccoglie le memorie dei primi anni delle fma, racconta di una mattina, in cui tutta la comunità di Mornese è invitata ad andare a fare colazione nella vigna, servendosi della buona uva che pende dai tralci. Si racconta anche che Suor Emma Ferrero fosse una delle più intransigenti nei sacrifici e nelle rinunce. Madre Mazzarello lo sapeva bene, e per questo la teneva d’occhio. Andando tra i filari tra le altre suore e le ragazze, facendo finta di nulla aveva evitato di assaggiare anche un solo acino. Madre Mazzarello se ne accorse, ma non le disse nulla, per non metterla in imbarazzo. La richiamò più tardi, al termine del pranzo: “Vieni qui”, le disse, “prendi questo bel grappolo tanto buono, più buono di te e di me; l’ho scelto fra mille: mangialo che ti farà del bene. Ma un’altra volta non lasciare quello che la Provvidenza ti offre per essere più ascetica delle altre!”.
Il desiderio di vivere con radicalità la chiamata del Signore non deve entrare in conflitto con la capacità di accogliere dalle Sue mani tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere bene e per essere felici.
A volte tra di noi si insinua l’idea che la santità comporti una vita di continua privazione e penitenza. Madre Mazzarello invece, pur invitando spesso a combattere contro i propri limiti e contro tutto ciò che ci allontana dall’amore di Dio, sottolinea continuamente la necessità di contemplare la bellezza delle piccole cose, le meraviglie della Creazione, le gioie della condivisione. Siamo infatti chiamati ad essere persone capaci di entrare in relazione con Dio e con gli altri. Per questo è necessario imparare a riconoscere l’azione della Sua Provvidenza. Questa saggezza pratica, di Madre Mazzarello, la sua capacità di scorgere la presenza di Dio tra le pieghe del quotidiano è evidente nella sua capacità di dare risposte concrete e decisive nelle diverse situazioni della sua vita. Offrire un grappolo d’uva diventa, allora, un vero e proprio invito a gustare la dolcezza della Provvidenza di Dio, a lasciare che Lui si prenda cura di noi attraverso le tante mani di chi ci vive accanto. Solo chi sa di essere amato può lanciarsi in quell’avventura bellissima e a volte difficile che è amare.
Oscar Tiozzo, sr Linda Pocher, sr Manuela Gubana
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