Barbara Piazza al ritorno dalla Bolivia ci racconta la sua esperienza.
del 01 marzo 2002
Raccontare ciò che ho vissuto e provato in un mese passato a S.Cruz in Bolivia non è facile perché di cose ce ne sarebbero tante e poi, nonostante sia passato già un mese dal mio ritorno, le sensazioni e i sentimenti sono ancora molto vivi (soprattutto la nostalgia) e difficili da mettere su carta. Comunque ci provo.
Sono partita per la Bolivia con la scusa ufficiale di cercare materiale per la mia tesi di laurea su 'Los ninos de la calle' (I ragazzi di strada). Poi, alla fine, mi sono trovata a lavorare con loro e i libri che cercavo li ho trovati gli ultimi 5 giorni (con l' aiuto sempre presente della Provvidenza!!!). Ma in questo modo sicuramente la mia tesi sarà più vera e più significativa.
La situazione a S.Cruz è la classica situazione delle grandi città del Sud America: in centro sembra di essere in una città degli Stati Uniti, dove si trova tutto e si paga rigorosamente in dollari. Poi, allontanandosi dal centro, la povertà della gente si fa sempre più evidente. Ma in centro, assieme alla gente ricca, si trovano i poveri più poveri, quelli che vivono chiedendo l'elemosina, e poi ci sono i ragazzi di strada. Ce ne sono tantissimi,di tutte le età. Quando sono arrivata a S.Cruz don Ottavio Sabbadin mi ha detto che stava per aprire una casa d'accoglienza notturna proprio per loro e mi ha chiesto se potevo affiancare un volontario italiano (Paolo Trevisanato di Marghera) e un educatore boliviano nell'avvio di questa casa. Ovviamente ho accettato!!! Una casa aperta dalle 6 di sera fino alle 9 di mattina dove ragazzi e ragazze (fino ai 15 anni) potevano trovare una doccia, un pasto caldo, un posto dove giocare liberamenar ed un letto dove poter dormire tranquillamente. Il 'Techo Pinardi' (Tettoia Pinardi)-così è stata chiamata questa casa, ricordando il luogo dove ha avuto inizio l'oratorio di don Bosco-è stata inaugurata il 22 dicembre ma, i primi giorni, di ragazzi non se ne sono visti, un po' per paura perché non si sa mai cosa si può trovare, un po' perché comunque erano giorni di festa. I primi 5 temerari sono arrivati proprio il giorno di Natale. E' stato bello e significativo dar loro un letto ed un pasto caldo proprio il giorno in cui Gesù è dovuto nascere in una mangiatoia perché nessuno voleva accoglierlo. Il Natale passato così è stato veramente 'super' anche se sembrava un po' strano perchè un Natale con 32 gradi non l'avevo mai visto!
Dopo questi primi 5 ragazzi la voce si è diffusa e in breve tempo la casa si è riempita di ragazzi di tutti i tipi. Ai primi che venivano da Potosì (una città sulle montagne) e che erano scesi a S.Cruz solo per le vacanze per guadagnare un po' di soldi per comprarsi tutto il materiale per la scuola, si sono aggiunti i veri ragazzi di strada quelli che sulla strada ci vivono sempre, notte e giorno. Quindi, oltre ai ragazzi lavoratori (lustrascarpe, venditori di succhi, suonatori, custodi d'auto, ecc.) sono arrivati anche i cleferos (i ragazzini che sniffano la colla, la droga dei poveri, che dà effetti disastrosi sia per i polmoni che per il cervello) e i ladrones: ragazzi che vivendo sulla strada con i suoi mille pericoli hanno dovuto imparare a difendersi ed ad arrangiarsi. Però, dietro quell'atteggiamento da duri, si vedeva subito che erano solo bambini con tanta voglia di giocare e tanto bisogno d'affetto. Per la maggior parte, alle spalle hanno storie di abbandono, di violenza o di povertà estrema.
Passare un mese con loro è stato stupendo e poi doverli lasciare per tornare in Italia è stata veramente dura... con tutti i ragazzi che ti chiedono di non partire o ti fanno regali per salutarti, regali semplici ma di così stupendi non ne ho mai ricevuti. Forse a loro non ho dato molto, ma loro a me hanno dato moltissimo e spero di poter tornare presto per un periodo più lungo per poter dar loro qualcosa di più.
Barbara
Barbara Piazza
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