L'embrione... un vero «bastardo dentro»? Dire pane al pane...

Siamo stanchi, ma siccome non possiamo dirlo così, apertis verbis, allora edulcoriamo il linguaggio e ci inventiamo i più sdolcinati eufemismi per dire che siamo così buoni che, posto il corpo delle donne come il più sofisticato e sfruttabile laboratorio scientifico del XXI secolo, noi gli embrioni li usiamo sì (cioè li fabbrichiamo e li ammazziamo, li manipoliamo e li selezioniamo), ma per il bene della donna, della scienza e dell'umanità.

L'embrione... un vero «bastardo dentro»? Dire pane al pane...

da Quaderni Cannibali

del 13 maggio 2005

 

LA 'CHIESA' DEL 'SÌ'

 

Emma Bonino ci invita a usare un linguaggio più compassionevole. Noi invece pensiamo che sbaglino lei e tutto il linguaggio biofaustiano, che per aver compassione di tutti i diritti della scienza, del malato e della donna, devono negare tutti i diritti a uno, l'embrione (un vero bastardo dentro), che non soltanto non ha il potere di fare scioperi della fame o inserzioni sui magazine di tendenza, ma che è condannato a morire se è soprannumerario (o non ha il dna pulito). Oppure che è condannato a fare il surgelato da supermercato per venire incontro al desiderio delle coppie sterili o stressate, delle coppie in carriera, chiuse, aperte o trans, delle donne con tre fidanzati o single, della coppia gay che vuole fare un 'regalino' a una coppia lesbica e che alla fantasia delle combinazioni e all'originalità delle motivazioni da Baci Perugina non c'è mai fine (eccetto la fine che fa l'embrione, condannato a essere 'carne muta e paziente').

Insomma, noi pensiamo che tutto il linguaggio compassionevole messo in campo dalla Chiesa (laica?) che ci vorrebbe conculcare la religione dell'infallibilità della scienza e il credo dell'infallibilità delle forche caudine imposte ai nuovi entranti in questo mondo da quanti già ci sono entrati (e vorrebbero stabilire loro a quali condizioni gli entranti hanno o non hanno il diritto al visto di soggiorno sul pianeta) sia il solito escamotage per non dire le cose come stanno. E cioè per non dire che siamo stanchi di non poter fare i nostri porci comodi quando la potenza tecnica ci consente di farlo.

Siamo stanchi, ma siccome non possiamo dirlo così, apertis verbis, allora edulcoriamo il linguaggio e ci inventiamo i più sdolcinati eufemismi per dire che siamo così buoni che, posto il corpo delle donne come il più sofisticato e sfruttabile laboratorio scientifico del XXI secolo, noi gli embrioni li usiamo sì (cioè li fabbrichiamo e li ammazziamo, li manipoliamo e li selezioniamo), ma per il bene della donna, della scienza e dell'umanità.

 

 

FRATELLO EMBRIONE, SORELLA VERITÀ

 

Emma Bonino ci invita a usare un linguaggio più rispettoso delle sofferenze altrui. Ma regolamentare il linguaggio in modo da impedirgli di trovare le parole giuste per dire le cose come stanno è un'operazione linguistica che fu adoperata già una volta a Berlino, l'1 settembre 1939, quando per decreto legge di Adolf Hitler (e con l'entusiastico consenso della maggioranza dei cittadini, della categoria dei medici e della comunità degli scienziati tedeschi), il ministero della Sanità fu «autorizzato a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l'umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia».

Iniziativa così efficacemente compassionevole, osservò Hannah Arendt, che «il decreto entrò immediatamente in vigore per ciò che riguarda i malati mentali, e così tra il dicembre del 1939 e l'agosto del 1941 circa cinquantamila tedeschi furono uccisi con monossido di carbonio in istituti dove le camere per la morte erano camuffate in stanze per doccia - esattamente come lo sarebbero state più tardi ad Auschwitz. Nessuna delle regolamentazioni del linguaggio studiate in seguito per ingannare e camuffare ebbe sulle menti degli esecutori l'effetto potente di quel decreto hitleriano, dove la parola 'assassinio' era sostituita dalla perifrasi 'concedere una morte pietosa'. Eichmann, quando il giudice istruttore gli chiese se l'istruzione di evitare 'inutili brutalità' non fosse un po' ridicola visto che gli interessati erano comunque destinati a morte certa, non capì la domanda, tanto radicata nella sua mente era l'idea che peccato mortale non fosse uccidere, ma causare inutili sofferenze».

Ci risiamo, volete che il peccato mortale sia 'uccidere, criocongelare, selezionare', quando uccidere, criocongelare, selezionare sostiene la fede nel desiderio, il dogma della scienza pura e disinteressata, la religione del lenimento delle 'inutili sofferenze'?

Luigi Amicone

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