del 12 maggio 2005
L09 Al direttore generale don Giovanni Cagliero
Mornese, 27 dicembre 1876Viva Ges√π e Maria!
Rev.do Sig. Teologo e mio buon Padre1. Ho aspettato a scriverle per darle notizie delle feste fatte a Natale. E prima di dirle altre cose le racconterò queste alla meglio che saprò.
2. Si dovevano fare delle Vestizioni alla festa dell'Immacolata, ma non si fecero perché‚ il Sig. Direttore era andato a dare gli Esercizi a Balangero.1 Alla vigilia di Natale che era di Domenica furono fatte undici Vestizioni. Alla Messa di mezzanotte cinque ragazze fecero la loro prima Comunione e tutte insieme abbiamo pregato di cuore il Bambino Gesù anche pei nostri cari missionari Salesiani. Lo abbiam pregato di benedire le loro fatiche e consolare i loro cuori colla conversione di tutte codeste anime dell'America. La giornata poi si passò in s.[anta] allegria in compagnia del Bambinello Gesù.2 Adesso che mi ricordo, il Bambino c'è in America? se no lo porteremo noi.
3. Non creda però che si preghi per essi soltanto qualche volta, io la posso assicurare che non vado una volta avanti al Signore senza che lo preghi per Lei, o mio buon Padre, e così pure faranno tutte le altre. E Lei si ricorda ancora delle sue figlie di Mornese? Credevamo proprio che venisse per le feste Natalizie e poi ci dissero che... chissà quando verrà! Sarebbe tempo che venisse un po', è già tanto che è andato via! se sapesse quante suore e postulanti vi sono che non conosce! bisognerebbe proprio che venisse a vederle. Almeno se non può ancora venire, abbia la bontà di chiamarci presto. [Fra] noi ve ne sono tante che desiderano proprio di andare, ma sette principalmente sono già proprio preparate e queste sono: suor Maddalena Martini, suor Emilia Borgna, suor Adele David, suor Celestina Riva, suor Carmela di Ovada,3 suor Turco Clotilde, suor Maria Mazzarello, cioè io.4
4. Il Sig. Direttore dice sempre che siamo ancora troppo giovani, ma mi sembra che siamo già ben ben vecchie.5 Io sono già quasi senza denti, ma ne ho ancora due che fanno paura sa, sono lunghi, ed ho molti capelli bianchi, ancora assai che la cuffia li copre!! Per spaventarmi mi dissero pure che in America vi sono di quelli che mangiano i cristiani, ma io non ho paura perché‚ sono tanto secca che non mi vorranno mangiare certamente. E' vero che siamo buone a niente, ma coll'aiuto del Signore e colla buona volontà, spero che riusciremo a fare qualche cosa. Faccia dunque presto a chiamarci. Se ci scriverà quando dovremo partire, prepareremo un bel lavoro da portarle. Ancora una cosa: bisognerà che ci mandi il denaro pel viaggio, perché‚ noi abbiamo niente6 Oh! che piacere se il Signore ci facesse davvero questa grazia di chiamarci in America!! se non potessimo far altro che guadagnargli un'anima, saremmo pagate abbastanza di tutti i nostri sacrifizi.
5. Ora è tempo che la ringrazi della sua lettera cara, ricevuta negli ultimi giorni di novembre; non si può immaginare quanto piacere ci abbia recato. Ci rincresce solo che scrive tanto di rado, anzi posso quasi dire che è la sola [lettera] che abbia ricevuto. D. Bosco neppure non ci scrive mai una parola, ci scriva un po' Lei qualche volta e non ci faccia sospirare tanto le sue lettere.7
6. In principio del mese di Dicembre abbiamo aperto una nuova casa a Lanzo di due Suore, cioè suor Angiolina Deambrogio di Valenza e suor Margherita Sacco di Caramagna.8 Quasi nello stesso tempo venne pure aperta una casa a Lu [Monferrato],9 là sono tre: suor Anna Tamietti Direttrice, suor Teresina Mazzarello e suor Adelina Ayra, fanno scuola ai ragazzi e ragazze. Non è affatto un asilo, ma quasi; insegnano pure a lavorare ed hanno molto da fare. Cosicché‚ adesso abbiamo già otto Case, compresa questa e, grazie a Dio, finora vanno tutte assai bene. La S. Regola viene osservata e i suoi ricordi anche, ossia: non offendere e non offendersi. La carità pure regna dappertutto; voglia Iddio farci grazia che si continui sempre così, anzi possiamo acquistare molte virtù e soprattutto il suo S. Amore.
7. Mia sorella10 non è più a Biella perché‚ soffriva l'aria. Ritornò a [Borgo] S. Martino e là [a Biella] vi andò suor Orsola che era Direttrice a [Borgo] S. Martino.
8. Abbiamo tante Postulanti, e di più recitano sul palco famose commedie! Una, che è maestra, fa l'arlecchino sul palco e ci fa ridere tutte quante.11 Ve n'è ancora un'altra maestra, ma è un'anima lunga, lunga, senza quasi [...].12
9. Ho di nuovo un'altra morte da annunziarle, il giorno 11 novembre, festa di S. Martino, moriva suor Maria Belletti, dopo una lunga malattia e dopo averci edificate tutte quante colla sua pazienza e rassegnazione. Adesso non abbiamo più nessuna ammalata, chi sa qual sarà la prima ad andare nella casa del Paradiso? sarò io? me fortunata se fosse così!! Ma non sono ancora a tempo perché‚ io non voglio perdermi per via, come sarebbe andare a Mortara,13 ma voglio subito entrare in quella deliziosa Casa. Preghi un po' davvero che possa rendermene degna, morendo a me stessa ed al mio amor proprio, che ne ho tanto tanto che ogni momento inciampo e cado a terra come un ubriaco.14 Preghi anche per tutte le Suore che a Lei tanto si raccomandano e cominciando dalle professe fino alle educande, tutte mi lasciano di salutarla e vorrebbero dirle tante cose.
10. Mi dimenticavo dirle due cose. Una, che abbiamo tosto pagati i debiti a Torino e da 20.000 L. [non] ne resta più che due o tremila.15 L'altra è che non vi furono professioni perché‚ non sono ancora mature.16
11. Passo ad unire i miei rispetti a quei del Sig. Direttore baciandole la mano. La prego d'impartire la sua paterna benedizione e nel Cuore di Ges√π mi confermo
Di V.S.R.
Umil.ma figlia in Ges√π
Suor Maria Mazzarello17
 
1 Antica località a pochi Km da Lanzo Torinese.
2 . Il Natale a Mornese doveva avere un significato particolare per la prima generazione di FMA. Le celebrazioni liturgiche - le «Messe in canto» come allora si diceva -, la preparazione del presepio realizzata insieme dalle educande e dalle suore, lo stesso paesaggio invernale con la sua suggestiva bellezza formavano la cornice di un quadro di ricordi che rimase fortemente scolpito nell'animo di tutte. Le stesse lettere della Madre, dopo il trasferimento della comunità a Nizza Monferrato, contengono riferimenti nostalgici a quel tempo.
3 Suor Arata Carmela, nativa di Ovada (Alessandria).
4 Il corsivo indica la sottolineatura della scrivente.
5 E' da notare il tono umoristico dell'espressione se si pensa che madre Mazzarello aveva 39 anni e don Costamagna nove anni in meno
6 La povertà della casa di Mornese era veramente grande. Accadeva talvolta che mancasse il pane o che il cibo fosse scarso e insufficiente per la comunità tanto numerosa. L'austerità di vita accolta con schietta letizia e, al tempo stesso, l'abbandono nella Provvidenza furono note caratteristiche della prima comunità.
7 Don Bosco seguiva personalmente l'andamento dell'Istituto, come si può dedurre dalle sue frequenti visite alla comunità e dal suo diretto e affettuoso interessamento per il consolidamento dell'incipiente istituzione e per la sua diffusione. Tuttavia, per motivi organizzativi, il Fondatore aveva scelto di intervenire ufficialmente attraverso un suo rappresentante nella persona del direttore generale dell'Istituto. Di qui si spiega l'insistenza della Madre nell'esigere da don Cagliero una corrispondenza epistolare più frequente.
8 Cf L07,7 (nota 71).
9 La casa venne aperta l'8 ottobre 1876. Le FMA furono richieste a don Bosco dai coniugi Giuseppe e Maria Rota per il laboratorio di cucito, la scuola privata, l'oratorio e l'asilo infantile. Questo fu il primo aperto nell'Istituto e inaugurò la benefica opera educativa svolta in seguito dalle FMA a favore dell'infanzia.
10 Suor Felicita Mazzarello, una delle prime FMA e prima maestra delle novizie.
11 Il teatro, come particolare scelta educativa ed espressione dell'allegria salesiana, ha una funzionalità insostituibile nel sistema preventivo di don Bosco. Oltre che a «ricreare», esso è orientato a «istruire» e a «educare». Di qui si spiega come fosse pure un'attività educativa tipica della casa di Mornese. Nel Programma del collegio si trova infatti la «declamazione» come elemento integrativo degli insegnamenti comuni a tutte le ragazze (cf Programma. Casa di Maria Ausiliatrice per educazione femminile in Mornese, Torino, Tip. dell'Oratorio di S.Francesco di Sales 1873, 1).
12 Parola illeggibile nell'originale manoscritto. Nella precedente edizione venne interpretata con «divozione» (cf L 7,8 in Lettere 1980).
13 Madre Mazzarello si riferisce ad un fatto spiacevole che le capitò al suo ritorno da Borgo S. Martino dove si era recata ad accompagnare la Simbeni da don Bosco (cf L06,6-7). Nel ritorno sbagliò treno e troppo tardi si accorse di viaggiare nella direzione opposta. Scese perciò a Mortara (Pavia) quando era già buio e, non avendo più denari per proseguire il viaggio, chiese ospitalità al parroco che, non fidandosi di lei, la indirizzò al ricovero per i poveri del paese. Là madre Mazzarello trascorse la notte in preghiera, seduta in un angolo appartato e sicuro (cf Cronistoria II, pag. 203-204).
14 L'immagine plastica e cruda vuol esprimere la capacità di riconoscere e di accettare serenamente i propri limiti e insieme la tensione continua nel cammino di santità.
15 E' da notare che la casa di Mornese, come tutte le case salesiane del tempo, dipendeva da quella centrale di Torino-Valdocco, essendo proprietà del Fondatore don Bosco. Tuttavia, dal punto di vista finanziario, ogni comunità doveva cercare di far fronte alle spese di ordinaria amministrazione senza gravare sul bilancio dell'Oratorio di Valdocco.
16 La costatazione, segno del prudente discernimento e della saggezza pratica della Madre, acquista un significato particolare se si pensa al bisogno urgente di personale che aveva allora l'Istituto. Esso si trovava, infatti, in una fase di continua espansione a motivo delle pressanti richieste che giungevano da ogni parte d'Italia e dall' estero e che lo sollecitavano ad aprire case e scuole per l'istruzione delle ragazze.
17 La lettera è postillata da suor Emilia Mosca che vi aggiunge un saluto personale e ripete la sua disponibilità ad andare in America come missionaria (cf Cronistoria II, pag. 242).
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