L14 Al direttore della casa di Mornese don G.B. Lemoyne (Lettera di Madre Mazzar...

L14 Al direttore della casa di Mornese don G.B. Lemoyne (Lettera di Madre Mazzarello)

da Spiritualità Salesiana

del 12 maggio 2005

L14 Al direttore della casa di Mornese don G.B. Lemoyne

Mornese, 17 giugno 1878

Viva S. Giovanni!

Reverendissimo e buon Padre,1

1. In questo bel dì ciascuna Suora vorrebbe, se fosse possibile, palesarle i propri sentimenti, dar sfogo al cuore.

2. Noi che, essendo del Capitolo, più di tutte l'avviciniamo epperciò più delle altre conosciamo quanto bene ella faccia alla nostra casa, e quanti sacrifici e pene le costiamo, vorremmo pur dimostrarle in qualche modo la nostra gratitudine e il nostro filiale affetto. Oh, se potesse leggere nel nostro cuore! vedrebbe che non si può dire a parole quel che in esso c'è, e che allorquando le diciamo che le vogliamo bene come al nostro tenero padre, che vorremmo in qualche modo compensarle i sacrifici che dovette fare per noi, queste espressioni sono sincere, partono proprio dal cuore, non sono complimenti, ma una minima parte solo di quel tanto che le vorrebbe dire il cuore.

3. Il nostro più vivo desiderio sarebbe che Ella vivesse felice in questa casa, non vi fosse mai nulla che lo potesse affliggere; ed invece siam noi le prime certe volte a cagionarle dei dispiaceri! Ci perdoni! e creda che ciò avviene per ignoranza, ma la nostra volontà si è di corrispondere pienamente alle amorevoli e paterne sue cure.

4. Voglia il Signore conservarcela per molti e molti anni, e darle la consolazione di vederci tutte sante, e poi un giorno tutte unite a farle corona lassù in Cielo! Ecco l'augurio che di tutto cuore le facciamo, ed in questi giorni le nostre Comunioni saran fatte per ottenere questa grazia e le altre che V.S. desidera, nonché‚ tutte le più elette benedizioni del Cielo.

5. Voglia con la paterna sua bontà accettarli questi nostri auguri sinceri e fervidi sì, ma espressi male.

6. Permetta che le chiediamo un favore, ed è di pregare tanto per noi che possiamo essere di buon esempio a tutta la casa, quindi ci parrucchi2 senza alcun riguardo ogni volta che scorge esservene bisogno..

7. Ci benedica come un padre benedice le sue figliuole, che tali noi siamo, e permetta che baciandole con rispetto le S.[acre] mani, ci protestiamo

 

Di Lei, buon Padre

Umil.me figlie in Ges√π

le Suore del Capitolo3

Suor Maria Mazzarello

Suor Petronilla Mazzarello

Suor Giovanna Ferrettino

Suor Enrichetta Sorbone

Suor Emilia Mosca

1 Il destinatario della lettera non può essere don Bosco, come veniva indicato nella precedente edizione dell'epistolario (cf L 12, in Lettere 1980), ma il direttore locale don Lemoyne. Da un'attenta analisi del contenuto scorgiamo i richiami alla 'nostra casa', oppure a 'questa casa': dove appunto abitava il direttore locale. L'espressione augurale, 'il nostro più vivo desiderio sarebbe che Ella vivesse felice in questa casa', non lascia dubbi nell'individuare l'interlocutore di madre Mazzarello. Il fatto trova pure conferma nella Cronistoria dell'Istituto, là dove si legge: «Il giorno 18 giugno, martedì, tutta la casa è in festa per l'onomastico anticipato del direttore, il quale ha già fatto sapere che per il 24 prossimo, festa di san Giovanni, anch'egli dovrà trovarsi a Torino, e forse anche la madre, per prendere parte alla festa in onore di don Bosco» (ivi II, pag. 322). Si giustifica perciò la data di questa lettera scritta il 17 giugno.

2 Dal dialetto piemontese pruca, oppure fé na pruca, che significa sgridata, rimprovero, lavata di capo. Anche don Bosco usa il termine in varie occasioni. Ad es. nella lettera ai giovani di Mirabello scrive: «Vorrei fare una solenne parrucca... e indica alcuni ragazzi in particolare» (CERIA Eugenio [ed.], Epistolario di S. Giovanni Bosco, I, SEI, Torino 1954, L 382). Anche a don Giovanni Tamietti, direttore della collana di scrittori latini, che tardava a consegnare il materiale per la stampa del primo volume, don Bosco dice: «Avrei bisogno di parruccarti, sgridarti e sollecitarti perché‚ sia terminato quel benedetto lavoro» (ivi II, L 1307).

3 La lettera è firmata da tutti i membri del consiglio generale, detto allora Capitolo: la superiora generale, la vicaria, l'economa e le due assistenti. E' da notare che tale consiglio generale dell'Istituto coincideva, fino al 1890, con il consiglio della casa.

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