del 12 maggio 2005
L66 Alla missionaria suor Ernesta Farina
Torino,1 24 gennaio 1881Viva Ges√π, Maria e S. G.[iuseppe]!
Mia carissima suor Farina,2
1. vi raccomando prima di tutto di osservare a puntino bene la santa Regola e per quanto sta da voi dovete farla osservare anche alle altre.
2. Pensate sempre che siete capace a fare niente e quel che vi sembra di sapere è la mano di Dio che lavora in voi. Senza di Lui non siam capaci che a fare male.3
3. Fatevi amica dell' umiltà e imparate da essa la lezione. Non date mai ascolto alla maestra della superbia, la quale è una gran nemica dell' umiltà.
4. Non avvilitevi mai quando vi vedete piena di difetti, ma con confidenza ricorrete a Ges√π e a Maria e umiliatevi senza scoraggiamento e poi, con coraggio, senza paura andate avanti.
5. Pregate sempre. La preghiera sia la vostra arma che dovete tenere in mano, la quale vi difenderà da tutti i vostri nemici e vi aiuterà in tutti i vostri bisogni.
6. State sempre allegra e non dimenticatevi mai di colei che tanto vi ama nel Signore,4 ed io vi assicuro che vi accompagnerò sempre con le deboli mie preghiere.
Dio vi benedica e vi faccia tutta sua, vostra
Aff.ma Madre in G.[es√π]
Suor Maria Mazzarello
 
1 La Madre si trovava a Torino di passaggio. Alcuni giorni prima, infatti, si era recata a Chieri ad accompagnare suor Francesca Roggero, colà trasferita come assistente delle oratoriane (cf Cronistoria III, pag. 324).
2 Suor Ernesta Farina, la cui entrata nell'Istituto è legata ad un invito esplicito di don Bosco, che conosceva personalmente la famiglia, aveva fatto la professione religiosa l'8 dicembre 1879. Doveva partire per l'Argentina destinata alla casa di Buenos Aires-Boca. A questa suora madre Mazzarello, al porto di Genova, regalò il suo orologio (cf Cronistoria III, pag. 338).
3 Il suggerimento, nella semplicità della sua formulazione, richiama il tema biblico della «potenza della mano di Dio» dinanzi alla debolezza umana e quello giovanneo della vite e dei tralci: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).
4 'Colei che tanto vi ama nel Signore' si può considerare una delle più felici autopresentazioni di madre Mazzarello. L'espressione traduce l'identità di una donna che si qualifica per la radicalità di un amore genuinamente cristiano (cf pure L55,10; L63,5; L67,8).
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