La beatificazione di Livatino è scomoda

Il messaggio che ne deriva è forte, nuovo e chiaro: un giudice “credente credibile” agli onori degli altari in virtù del martirio per mano della mafia (Stidda), riconosciuto in odium fidei

Che sia davvero scomoda come scomodo è il Vangelo di un Dio che si fa piccolo, che nella Chiesa e nella società suscita testimoni credibili e li pone "Sub Tutela Dei"

 


La beatificazione di Rosario Livatino è scomoda, perché il messaggio che ne deriva è forte, nuovo e chiaro: un giudice “credente credibile” agli onori degli altari in virtù del martirio per mano della mafia (Stidda), riconosciuto in odium fidei.

È scomoda per quelle donne e quegli uomini delle Istituzioni ai diversi livelli della politica, che ancora oggi, come trent’anni fa, sono conniventi con la criminalità organizzata in tutto il Paese, chiedendo ed elargendo favori.

È scomoda per chi fa finta che la mafia non esista, che al massimo è relegata solo in qualche regione del Sud, che non la ritiene un problema.

È scomoda per i membri corrotti delle forze dell’ordine che, per viltà, interesse, ricatto, complicità, fanno il gioco sporco, mettendo a rischio la società e gli onesti tra i colleghi.

È scomoda per quei giudici che dinanzi ai mafiosi e ai loro loschi traffici chiudono un occhio, si girano dall’altro lato, non vanno fino in fondo nelle indagini, alleggeriscono le sentenze, disonorano la toga.

È scomoda per alcuni uomini di Chiesa, che al Vangelo di Gesù hanno sostituito quello del denaro, del potere, della viltà, del “meglio non esporsi”, del “se la sono cercata preti come Puglisi e Diana”.

È scomoda per i cristiani tiepidi, chiusi nelle sacrestie, forti delle devozioni e delle cerimonie, immersi nei propri ruoli, lontani dalle “periferie esistenziali”, con un Cristo per conto proprio e una religiosità costruita ad hoc.

È scomoda per chi tra i “colletti bianchi” e tra gli imprenditori creano per le cosche coperture economiche, riciclano denaro sporco, gestiscono attività, facendo fallire gli onesti.

È scomoda per chi ha scelto liberamente e facilmente la strada della delinquenza, dell’affiliazione ad una cosca, infestando le strade con la droga, rovinando i lavoratori con il pizzo, inquinando i territori con i rifiuti, sfruttando la prostituzione e i migranti, sviando bambini, ragazzi e giovani.

È scomoda per i capi mafia, vecchi e nuovi, a cui vengono sbattute in faccia le loro debolezze, paure, sconfitte, marginalità, falsa religiosità.

È scomoda per quanti di noi non fanno bene il proprio dovere di studio o di lavoro, per chi non ha a cuore l’unità della famiglia, per chi è abituato a saltare la fila a scapito degli altri, per chi non paga le tasse pur potendo, per gli evasori fiscali.

È scomoda per i carrieristi incalliti, per gli incompetenti ai posti di comando, per i raccomandati senza titoli e valore, per gli arrivisti, per chi abusa del proprio potere, per chi sa e non parla, per chi parla per denigrare gratuitamente, per chi pretende la prima fila in tutte le occasioni.

È scomoda per chi si arricchisce con la povertà degli altri, per chi sfrutta i poveri, per chi fa promesse di benessere ma non le mantiene.

Speriamo allora che sia davvero scomoda la beatificazione del Giudice Livatino, come scomodo è il Vangelo di un Dio che si fa piccolo, che lavora da falegname, che sta con gli ultimi, che muore in croce da innocente, che nel retto giudizio è misericordioso, che ha vinto il male con il bene, che nella Chiesa e nella società suscita testimoni credibili e li pone Sub Tutela Dei (STD).

 

di Marco Pappalardo

 


 

Testo tratto da vinonuovo.it

Immagine tratta da tg24.sky.it

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