La Cornovaglia manda tutti a scuola di paganesimo

Politicamente corretto, ma anti-cristiano. In Cornovaglia l'insegnamento dell'ora di paganesimo diventa oggetto di studio fin dall'età di cinque anni. Incute una certa tristezza il fatto che tale decisione sia stata assunta in una Gran Bretagna che, in nome del politically correct, persiste in un'ostinata opera di disconoscimento delle proprie radici religiose...

La Cornovaglia manda tutti a scuola di paganesimo

Poiché in Italia a qualcuno non è parso vero di tornare a seminare parole in libertà contro l’ora di religione, non farà male allargare lo sguardo oltre l’orizzonte nostrano e osservare cosa accade nel resto d’Europa. Magari per scoprire che, nonostante le note esitazioni della politica degli Stati in sede di testi fondamentali della Ue, non è affatto una bizzarria un approccio culturale alla religione cristiana che ha dato radici al Vecchio Continente. Ma si scoprirebbero anche alcune bizzarrie. Come, ad esempio, che le autorità scolastiche britanniche della Cornovaglia hanno deciso – ne hanno dato notizia qualche giorno fa il quotidiano Daily Mail e la stessa Bbc – di inserire la materia di 'paganesimo' nel programma di studi dalla prima elementare. L’obiettivo è insegnare agli alunni fin dalla più tenera età i principi religiosi pagani, con tanto di divinità, riti, druidi, magie, festività, e recuperare la cultura esoterica precristiana. Stando al programma scolastico dettagliatamente elaborato dal Cornwall’s Religious Education Advisory Group, all’età di undici anni gli allievi dovrebbero cominciare ad affrontare anche il moderno paganesimo cornico, e a conoscerne i luoghi di culto attraverso visite guidate.
Neil Burden, componente del Consiglio della Cornovaglia con delega ai servizi per i giovani, ha dichiarato che l’iniziativa di introdurre il paganesimo tra le materie di scuola consentirà, manco a dirlo, agli studenti l’«accesso a un più ampio spettro delle fedi religiose». L’iniziativa scolastica è, del resto, una diretta conseguenza del riconoscimento formale del druidismo come religione, avvenuto il 21 settembre 2010 da parte della Charity Commission for England and Wales. I dati ufficiali dell’ultimo censimento (realizzato nel 2001) indicano che i pagani nell’Inghilterra e nel Galles si aggirano attorno ai 40mila, anche se oggi il loro numero pare essere comunque superiore e probabilmente in fase di espansione.
Il paganesimo cornico è composto dal variopinto mondo di druidi, wiccan (moderne streghe) e sciamani, i quali asseriscono di entrare in contatto con lo 'spirito della terra'. In Cornovaglia, in particolare, spicca la figura di due note sacerdotesse pagane, Cassandra e Laetitia Latham-Jones, dedite all’arte dell’occulto, con tutto il relativo corollario, tra cui malefizi, incantesimi, sortilegi, contatti con i defunti e anche una particolare «benedizione per i neonati». Qualcuno sorriderà con sufficienza. Non noi. La Chiesa cattolica, nella sua millenaria e profonda saggezza, si è sempre guardata bene dal ridicolizzare magia e stregoneria, dalle quali ha invece sentito il dovere di mettere in guardia i propri fedeli. Il Catechismo è assai chiaro: «Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio e ottenere un potere soprannaturale sul prossimo, sono gravemente contrarie alla virtù della religione», così come l’invocazione di demoni o il ricorso allo spiritismo e alla divinazione (n. 2117).
Ora apprendiamo, con amarezza, che in Cornovaglia simili pratiche, attraverso l’insegnamento dell’ora di paganesimo, diventano oggetto di studio fin dall’età di cinque anni. E incute una certa tristezza il fatto che tale decisione sia stata assunta in una Gran Bretagna che, in nome del politically correct, persiste in un’ostinata opera di disconoscimento delle proprie radici religiose, facendo finta di non comprendere quanto la sua civiltà sia debitrice al cristianesimo. Passi come questi fanno comprendere meglio la necessità di una 'nuova evangelizzazione'. E in Gran Bretagna, millecinquecento anni dopo l’arrivo di sant’Agostino di Canterbury, ci sarà forse bisogno di un nuovo Apostolus Anglorum per affrontare la vana superstitio, l’error antiquus e le fascinazioni per gli dei pagani.

Gianfranco Amato

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