La matematica e l'esistenza di Dio

L’universo, la natura, gli atomi, le forze fisiche e gli elettroni. Tutto ciò che studia la scienza ci parla di Dio. Oggi ci lasciamo provocare dalle parole di un grande matematico: Antonio Ambrosetti.

La matematica mi fa intuire la presenza di Dio. Parliamo dell'infinito, l'argomento risale a Pascal. In matematica, ogni numero reale è superato da "infinito". In questo io scorgo Dio, che è sempre al di sopra di noi. Dio che conosce tutti i teoremi ma non ce li svela, aspettando che noi lentamente progrediamo nella ricerca. Dio non vuole dei robot, ma degli uomini che con umiltà, coscienti dei propri limiti, vanno avanti e Lo cercano sapendo che non potranno mai capirne completamente il mistero. Alla fine, solo la nostra coscienza può dire sì a Dio, con scelte fatte liberamente con la mente e soprattutto con il cuore.
Voglio testimoniare come in me stesso convivono la passione per la Matematica e la fede in Dio.


Sin da giovane ho sempre avuto un interesse particolare per la Matematica che si è sviluppato frequentando il liceo scientifico. Mi piacevano, in generale, un po’ tutte le materie scientifiche, la Fisica, la Chimica, l'Astronomia, ma l'attrazione che esercitava su di me la Matematica era decisamente superiore.

In parallelo si maturava in me la fede. All’inizio lentamente, con tutti i dubbi e Ie incertezze degli adolescenti. Non facevo parte di gruppi tipo Azione Cattolica o boy-scouts, che a quei tempi erano molto frequentati ma spesso, temo, solo per conformismo. Non mi piaceva sentirmi «intruppato» tra gente che a volte si comportava in modo poco coerente con i principi che professava a parole e preferivo riflettere un po’ da solo o, al massimo, con l’aiuto di qualche bravo sacerdote. Per inciso, devo dire che tutti quelli che ho avuto modo di incontrare, allora come anche in seguito, sono sempre stati dei sacerdoti pieni di carità e di profonda fede cristiana. A dare ascolto a quello che si legge sui giornali, sembra che Dio abbia voluto aiutarmi anche in questo, tenendomi lontano da persone con problemi che sono, e ovvio, presenti anche nella Chiesa.

Cominciavo a pormi delle domande serie: Dio esiste? Come si è sviluppato il Suo disegno riguardo la salvezza dell'uomo? Come, nonostante questa Sua presenza, si spiegano le miserie del mondo, le guerre che continuano, gli innocenti che muoiono?

Non che tutto mi fosse chiaro, anzi. Sentivo però la presenza di Dio e non c'erano ragionamenti che mi allontanassero da qualcosa che intuivo come un punto fermo nella mia vita in crescita.

Cominciavo a rendermi conto, seppure ancora confusamente, che Dio e la razionalità sono due aspetti complementari della realtà umana, entrambi fondamentali, ma in qualche modo distinti.

Mi sentivo un cristiano ancor più che un cattolico, anche se Io ero se non altro perché quello era il mondo che mi circondava. Tuttavia pensavo, e lo penso tuttora, che la divisione tra cattolici, protestanti e ortodossi fosse più dovuta a fattori storici, a incomprensioni ed errori umani che ha profonde divisioni teologiche. Alla fine, non è Io stesso Dio? Non crediamo tutti in Gesù Cristo e nello Spirito Santo? Ed è bello constatare che oggi anche la Chiesa ha avviato un dialogo ecumenico fitto e proficuo con gli altri fratelli e sicuramente il futuro sarà segnato da un ritorno all’unità di tutti i cristiani.

Una tappa fondamentale per la mia crescita come  matematico e come cristiano è avvenuta quando, dopo la laurea, sono andato alla Scuola Normale di Pisa dove ho conosciuto personaggi come Prodi e De Giorgi. Del loro carisma e del loro ruolo nella mia formazione di matematico e cristiano ho già parlato.

[…]

Termino dicendo che ho sempre sentito di essere un discreto matematico, ma un tiepido credente. In particolare, mi sembra di non dare sufficiente testimonianza della mia fede. Nell’ambiente accademico gli altri mi conoscono come matematico e hanno su di me una loro opinione, più o meno positiva. Ma mi chiedo spesso: si capisce che sono un cristiano? Cosa faccio in concreto per farmi riconoscere come tale? Spesso, per non avere fastidi e stare tranquillo, ho paura di essere troppo conformista e questo breve saggio vuole anche essere uno sforzo per ovviare a questi difetti, dando una testimonianza personale del mio vivere la Matematica e la fede.

Non vorrei dare l’impressione, con questi brevi cenni autobiografici, che tutto sia sempre filato liscio. Ci sono stati problemi piccoli e grandi, malattie anche molto gravi, dispiaceri profondi. Ma ho cercato di affrontare queste difficoltà con la virtù cristiana della Speranza, che consiste nel non guardare al passato o al presente, ma sperare in un futuro migliore, confidando nell’aiuto della Provvidenza.

Penso che tutto questo abbia un senso perché sento che tutto fa parte di un grande disegno divino che vuole il bene dell’uomo. Così, confidando nell’infinita bontà e misericordia di Dio, la speranza di un domani migliore non mi ha mai abbandonato.


Tratto da: Antonio Ambrosetti, La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau, Torino 2009, pp. 61-65

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