Music Talk, musica, espressione, immagini: giovani e ricerca. Questo il titolo di una bella iniziativa che siamo riusciti a mettere in piedi a Pordenone. E' stata un'occasione che ci ha permesso di fare “pastorale giovanile”, in altro modo, nn espressamente attorno ad un tavolino, non per forza sotto lo schema “riunione”. Volevamo creare un momento di aggregazione in città coinvolgendo giovani, ma anche educatori, insegnanti, curiosi, attorno ad una tematica che mette d'accordo un po' tutti: la musica. Cercavamo, comunque, un taglio educativo, dato che parlare di musica poteva comunque risultare facile o superficiale.
del 01 marzo 2002
Trovando le persone giuste, selezionando bene le tematiche, arricchendo la discussione con contributi video, audio e, ovviamente, facendo esperienza diretta di quello che si stava cercando di comunicare (le sensazioni e le emozioni che provano ascoltando le canzoni), allora sì che diventa “un’altra musica”. E’ quello che mi sembra sia successo sabato 19 gennaio al Teatro Concordia di Pordenone.
L’idea di fondo era piuttosto semplice: invitare un artista affermato, uno emergente, un organizzatore di concerti, un autore di testi, un sociologo, un giornalista e avventurarsi in una lunga chiaccherata (magari anche insieme al pubblico) sull’importanza e la “necessità” della musica per i giovani. E così, si sono alternati Niccolò Fabi (molto disponibile), Stefano Dall’Armellina (giovane cantautore delle nostre terre di notevole talento, il cui disco meriterebbe una segnalazione a parte), Ado Scaini (organizzatore dei concerti degli U2 in Italia), Alfredo Rapetti Cheope (autore delle canzoni di Laura Pausini, i suoi interventi sono risultati tra i più apprezzati e più “solidi”), Ezio Aceti (psicologo, vicino al Movimento dei Focolari, ci ha aiutato a leggere la dimensione educativa), Pier Gaspardo (giornalista locale).
Siamo partiti da due ‘innesti’ forti: l’inizio di un concerto degli U2, estremo forse, ma che dava l’idea del concerto vissuto quasi come “rito”, e l’immagine di alcuni ragazzi che vanno a scuola al mattino, magari in mezzo al traffico assordante, con le inseparabili cuffiette all’orecchio. Da qui, abbiamo cercato di capire come nascono le canzoni, cosa le fa vincere la “sabbia del tempo”; abbiamo messo alle strette gli artisti chiedendo loro se si accorgono di avere delle responsabilità nell’utilizzare la musica come strumento di comunicazione (possono davvero scrivere di tutto nelle canzoni?); abbiamo capito come una città (ma anche un oratorio, una parrocchia….) spazi per fare musica, per ascoltare musica, è una città “senza speranza e senza emozione”; abbiamo sperimentato direttamente le emozioni e le sensazioni che la musica può dare, attraverso le canzoni di Stefano Dall’Armellina nel concerto che ha seguito il Talk-Show (a proposito, sarebbe stato molto più facile per noi proporre il concerto di N.Fabi, avremmo avuto il pienone garantito. Invece abbiamo rischiato di far conoscere chi sta cominciando a vivere di musica, di chi con i concerti ci vive, e il nostro azzardo è stato premiato, dato che il pubblico si è fermato anche al concerto); abbiamo avuto la conferma che il giovane nella musica cerca risposte personali e segrete, che magari da altre parti non trova, che lo fanno sentire bene, che gli raddrizzano la giornata, che gli danno conforto nelle sue difficoltà, evidenziando come la musica abbia una forte componente “spirituale”.
Insomma, mi è davvero difficile riassumere qui la ricchezza di due ore di parole parlate, cantate, ascoltate. Per la CGS che ha organizzato è stata davvero una bella avventura: ci ha coinvolto sempre di più, era una cosa nuova, non lo avevamo mai fatto, uscivamo allo scoperto, fuori dall’oratorio, servivano molti soldi (siamo partiti con 2 milioni, ma ne servivano 13 e passa). Ci siamo però resi conto subito che di fronte ad idee nuove,, a progetti interessanti, ad attenzioni per i giovani si trovano collaborazioni ed aiuti (Comune, Provincia, ma anche qualche sponsor).
Ho sempre avuto l’impressione che quando usciamo dai nostri oratori, dalle nostra mura un po’ più sicure, dobbiamo farlo con decisione, capacità, creatività, cercando di coinvolgere altre forze, per dare un forte segnale al territorio: nel nostro caso segnalare come a Pordenone manchi un locale dove si faccia musica dal vivo, manchino delle sale prove (a parte quella dell’Oratorio…), manchino occasioni per i giovani di potersi esprimere come meglio sanno fare, cioè con la musica, il teatro, le aggregazioni spontanee. Senza trionfalismi, ma stavolta noi abbiamo raggiunto l’obiettivo e siamo pronti per ripartire ed andare un pezzettino più avanti, datoche anche questa è pastorale giovanile, credo. Credo che don Bosco quella sera abbia sorriso di fronte ad alcuni dei “suoi” ragazzi che sono usciti con una manifestazione per la città, come in quella foto (credo una delle poche in cui si veda sorridere) in mezzo alla banda. Che sia un caso?
Luca Pascotto
Luca Pascotto
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