Nel 1992 l'arcivescovo di Udine Mons.Alfredo Battisti m'incaricava di occuparmi del settore caritativo e soprattutto degli ammalati di A.I.D.S., poiché conosceva l'impegno che i salesiani dal 1983 esercitavano aprendo la comunità'la Viarte' per i tossicodipendenti a Santa Maria la Longa UD. Proprio, negli anni 90, ho incontrato alcuni ammalati di A.I.D.S. che mi hanno dato l'idea della necessità di aprire una comunità per accoglierli in maniera dignitosa.
del 12 dicembre 2002
Per loro non rimaneva che la strada o l' interesse di Anna Gobessi, una mamma che, per la sua carità, aveva preso cura di questi ammalati. Anna l'avevo conosciuta proprio accanto a questi ammalati e in seguito al corso che la Caritas di Udine aveva organizzato per offrire un servizio qualificato e più mirato, per dedicare, come volontari, del tempo prezioso e per non abbandonarli a se stessi.
Qualcuno di questi ammalati erano, o abbandonati sulla strada o accolti, per i periodi solo dell'acuirsi della malattia, e a volte anche con difficoltà, nelle strutture ospedaliere. Maturava, così, l'idea di cercare una casa per accogliere questi ammalati terminali. Il primo a chiederci questo è stato Federico che sempre sognava di entrare in una comunità per non sentirsi abbandonato da tutti. Paolo ha avuto una storia importante per accogliere e per pensare ad una struttura adatta a loro. Di Paolo è bello ricordare cosa mi diceva nell ultimo periodo della sua vita quando andavo a trovarlo per portargli la comunione: ' che bello, Signore! Non vedo l ora di incontrarti, di vederti& Ora sono contento anche di soffrire perché solo così è vivere in modo vero e non sotto l effetto droga'. Questi ammalati, hanno parlato nel cuore di tutti; è così abbiamo iniziato a pregare ed a ascoltare i loro desideri, perché la provvidenza diventasse un segno della volontà di Dio. Al termine del 1998 con Anna, Claudio e Renato abbiamo individuato in Via Pozzuolo 329 Udine una casa che poteva corrispondere alle caratteristiche di una comunità per l accoglienza di questi ammalati. Nel gennaio del 1999, il padrone di quella casa, ci chiedeva subito un contributo di cinquanta milioni, altrimenti l avrebbe venduta ad un altro offerente. La nostra cassa era vuota: si poteva fare solo un mutuo o trovare un benefattore. Mi sono così ricordato di una persona generosissima che desidera rimanere nell anonimato. Alle undici del mattino, del giorno della richiesta, ho chiamato la segretaria di questo benefattore raccontando quello che mi aveva detto il padrone di quella casa. Mi ha consigliato di inviare subito un fax al titolare. Alle ore quindici dello stesso giorno la segretaria mi telefonava affermando che il titolare aveva firmato l OK per i cinquanta milioni.
Nel frattempo Claudio Corazza s impegnava a dare ogni mese una cospicua offerta per il mantenimento degli ospiti di questa comunità alloggio che, nella circostanza abbiamo chiamato 'La Nostra Casa'. Durante quello stesso periodo arrivarono: l OK per l accoglimento dei primi ammalati di A.I.D.S. sia da parte dei servizi sociali, sia l autorizzazione dell Ispettoria Salesiana di Mestre. Il 10 luglio 1999 entrava in comunità il primo ospite. Da allora ad oggi la comunità ha potuto sempre ospitare quattro ammalati. Ora è ormai imminente la ristrutturazione con l adeguamento alle norme e l abbattimento delle barriere architettoniche. La retta giornaliera è sostenuta dai servizi sociali di Udine.Per la ristrutturazione la regione contribuirà per l ottanta percento delle spese previste. La provvidenza ha messo sulla nostra strada molte persone generose come: Antonio Maria Bardelli, Renato Tamaglini, i Claps Furlans, Anna Gobessi e la sua famiglia,le infermiere volontarie, l associazione A.I.D.S. di Udine, il Rotari Club, la Caritas, la fondazione Crup. Certamente in quest esposizione avrò dimenticato tante persone e amici della nostra casa e dell associazione la Viarte che credono, amano e condividono questi progetti di solidarietà con i più bisognosi. Con la loro generosità dicono con la vita 'che l esperienza di una comunità senza i poveri sarebbe orfana'. Ho raccontato, in sintesi, la nascita e la storia della nostra casa.La storia è scritta a caratteri speciali e nel libro della vita dai volontari e dai nostri ospiti della nostra casa. Da tre anni vediamo volti segnati dalla sofferenza, che ritrovano il sorriso. Mi piacerebbe nominarli ad uno ad uno ma per motivi ovvii non è possibile che ricordarli nel silenzio, ma nello stupore di vederli rinascere alla vita e alla speranza. Tutti pensavano di dover prepararsi alla morte ed invece, il ritorno ad una vita regolare, il clima di famiglia, l attenzione e l ascolto delle persone volontarie accanto a loro, rinascono alla speranza anche nel ricostruire un futuro migliore. Non si può dimenticare la collaborazione dei servizi sociali e dell azienda sanitaria del territorio. Con i loro servizi gratuiti sia nel campo specialistico medico, sia in quello psicologico offrono ai nostri amici un futuro di vita prolungato. L ambiente affettivo dei volontari e la medicina per eccellenza.La coppia che lavora nella nostra casa ha fatto una scelta soprattutto al servizio dei poveri con la 'promessa ' di Cooperatori Salesiani. Altri Cooperatori Salesiani, dopo gli impegni di lavoro quotidiano, donano il loro tempo libero nel fare settimanalmente il servizio della notte. La collaborazione di laici è un ulteriore esempio di come fare esperienza 'insieme' e in 'comunione' con i più bisognosi e ammalati. Queste esperienze ci aprono ad un servizio più qualificato verso le nuove povertà e dando risposte concrete all emergere di ulteriori bisogni.La nostra casa offre un esperienza forte di condivisione, soprattutto nel costatare come tutti gli elementi di una famiglia si prendono cura di fratelli che hanno bisogno di particolari aiuti.
don Giampaolo Somacale
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