Maria e Filippo ci raccontano in questo articolo come sono andati i quattro giorni a Torino in occasione del Capodanno, a servizio degli "ultimi"...
del 10 gennaio 2019
Maria e Filippo ci raccontano in questo articolo come sono andati i quattro giorni a Torino in occasione del Capodanno, a servizio degli "ultimi"...
“Vivete, non vivacchiate!”: questo invito di Papa Francesco custodisce l'anima del nostro sì, del nostro accogliere esperienze di vita che, in modo diretto ed essenziale, ci facciano entrare sempre di più nella verità del mondo, nell'autenticità e nella concretezza della vita.
Una concretezza di vita che, nella sua essenzialità, è costituita da persone, da storie e bagagli esperienziali che si intrecciano, da relazioni che si costruiscono e che si spezzano, dando origine a direzionalità esistenziali molto diverse, talvolta anche sofferenti e dolorose, eppure tutte accomunate da un elemento fondamentale: il desiderio originario, intimo ed incancellabile di amare ed essere amati. Un desiderio d'amore e di bene di fondo dei nostri cuori, un desiderio che ci spinge a donare e donarsi.
Amare: questo è ciò per cui, come singoli, ma soprattutto come coppia di sposi cristiani, vogliamo spenderci in modo autentico, per la vita. Come noi abbiamo scelto di donarci l'una all'altro nel matrimonio, così, insieme, sentiamo intimamente che questo amore non può essere solo per noi due, ma è talmente grande, talmente meraviglioso che deve uscire, vuole uscire, è chiamato ad aprirsi al mondo!.
Un amare, dunque, che ci fa innanzitutto desiderare di metterci in cammino, e di essere vicini il più possibile, nel nostro piccolo, a tutte quelle persone che vivono situazioni di difficoltà, di mancanza, di disagio e marginalità. Ma questo, non con l'intento unicamente di dare, di portare qualcosa, ma soprattutto con la volontà di condividere con semplicità percorsi e spazi di vita, lasciandoci al contempo pervadere dal dono unico che ogni incontro, ogni storia rappresenta per la nostra esistenza: ogni persona è un regalo irripetibile, da custodire e rispettare con cura.
In questa prospettiva, abbiamo accolto con gioia e con molta spontaneità l'opportunità di trascorrere quattro intensi giorni di servizio con “gli ultimi”a Torino, di terminare e iniziare l'anno non solo “accanto”, ma “insieme” a coloro che stanno al margine, molto spesso dimenticati e lasciati soli. Sapere che noi abbiamo la fortuna e la libertà di poter festeggiare il Capodanno (così come tutte le altre occasioni, anche quotidiane!) nella nostra casa, di mangiare, di restare al caldo, di essere circondati dall'affetto dei nostri cari, ci lascia sempre un po' inquieti -oltre che enormemente grati-, perchè ci è impossibile non pensare a tutte le persone che non possono gioire e godere della compagnia degli amici, della letizia e della pace di una famiglia, di tutto ciò che può soddisfare anche le esigenze primarie, più elementari e basilari dell'essere umano.
L'ultimo con gli Ultimi è stato per noi un'intensa occasione per lasciarci guidare dall'amore verso i nostri fratelli più poveri, non tanto per dare qualcosa, ma per restare accanto, per condividere e dividere insieme un pasto, augurarsi buon anno con un sorriso, sperare in un futuro migliore, partendo con il vivere il presente in un clima di festa, di vicinanza, di prossimità, di semplicità e di gratitudine di esserci.
In particolare, la notte del 31 Dicembre abbiamo aderito al servizio pensato per le persone senza fissa dimora promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Ciò che ad entrambi è rimasto nitido nel cuore e nella mente è stata la meraviglia provata innanzitutto nel momento in cui siamo entrati nella Chiesa Santi Martiri di Torino, trovandola gremita di volontari affaccendati nell'organizzazione e nella disposizione dei vari compiti: una sorta di cuore pulsante di Bene autentico, di Vita attiva, dinamica, di Speranza concreta ed autentica. Un battito d'ali a colori nel bel mezzo della ricchezza dorata, ma fissa e vuota, della via principale della città.
Sono incredibili e sorprendenti la forza e la gioia che si provano nel sentirsi parte, tutti insieme, di qualcosa di bello, di un progetto d'amore grande, volto a fare del bene e desideroso di farlo al meglio...!.Un “sentirsi parte” che è stato ulteriormente accentuato dalla preghiera di avvio ai vari servizi, in cui sono state accese nella notte piccole fiamme di speranza per la pace del mondo intero, di cui tutti siamo parte attiva e responsabile.
La volontà di vivere pienamente, di aprirci al mondo, la voglia di metterci in gioco, di “sporcarci le mani” con la realtà, il desiderio profondo di incontrare, di comprendere, di condividere e, nel nostro piccolo, di donare amore. Questa la nostra spinta, ciò che nella nostra vita di sposi cerchiamo sempre, anche nella semplice quotidianità, di alimentare, di nutrire e custodire, e questo lo spirito con cui abbiamo vissuto l'incontro con gli ultimi.
Durante un servizio mattutino presso la mensa Santa Luisa, suor Crisina, una delle referenti e responsabili del luogo, ha condiviso con noi volontari una descrizione dei più poveri che ci porteremo per sempre nel cuore: “Le persone che incontriamo, gli ultimi, coloro che sono ai margini, i dimenticati, sono per noi come raccolte di poesie: non immediatamente interpretabili, non facilmente leggibili, ma connotati da un'essenzialità vera, talvolta addirittura cruda e non sempre così romantica, che tuttavia, per sua natura, evoca scuotimento, chiamando il lettore ad essere ascoltata, compresa, e, infine, amata”.
Finire e iniziare l'anno con la consapevolezza che la più preziosa, concreta ed essenziale ricchezza è la relazione, l'essere insieme, lo stare a cuore a qualcuno e prendersi cura di qualcun altro. Finire e iniziare l'anno con la convinzione accesa che l'Amore è sempre LA risposta.
Questo è ciò che permane nel nostro sentire più profondo, il dono meraviglioso, sempre sorprendente e fecondo per la nostra vita e per la nostra famiglia.
Grazie di cuore.
Maria e Filippo
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