I tentativi di rendere le nozze tra un uomo e una donna “giuridicamente equivalenti a forme radicalmente diverse di unione” costituiscono “un'offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Questi principi non sono verità di fede”, ma sono inscritti nella natura umana stessa...
I tentativi di rendere le nozze tra un uomo e una donna “giuridicamente equivalenti a forme radicalmente diverse di unione” costituiscono “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Ribadendo l’opposizione della chiesa al matrimonio gay, oltre che all’eutanasia e all’aborto, Benedetto XVI ha voluto dare, nel suo messaggio ufficiale in occasione della Giornata mondiale della pace, un segnale fortemente extraconfessionale: “Questi principi – ha detto infatti il Papa – non sono verità di fede”, ma sono “inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità”. Per questo, “l’azione della chiesa nel promuoverli non ha carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa”. Un richiamo, quello di Ratzinger, alla ragione contro l’ideologia (sia pure ammantata della seducente livrea dei “nuovi diritti”), che arriva alla vigilia della manifestazione pro nozze gay convocata per domenica prossima in Francia, dove pure si attendono le conclusioni della commissione Sicard sulla possibilità di introdurre l’eutanasia attiva nell’ordinamento nazionale. E non si può nemmeno dimenticare che, solo pochi giorni fa, l’Unione europea ha approvato due risoluzioni sui diritti umani fondamentali (non vincolanti ma influenti) che invitano gli stati a non limitare l’accesso all’aborto e a riconoscere le unioni omosessuali.
Di fronte a questi segnali di battaglia, il Papa ribadisce che va considerato operatore di pace chi “ama e difende la vita nella sua integralità” e nella “molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale”. E se non è giusto “codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii” che fondino “un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita”, va pure difeso “il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana”. E’ quel fondamentale diritto all’obiezione di coscienza, infatti, a essere sotto tiro nell’Unione europea relativista.
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