Possiamo noi ricevere questa perla magica nella preghiera del mattino? Se possiamo ricevere anche una sola favilla di quella perla non chiudiamola dentro il cuore nella fonte dell'ispirazione. Al suo tocco tutto il giorno deve essere trasformato in metallo prezioso.
del 01 gennaio 2002
Il suo Nome è una perla magica, disperde gli ardori del cuore peccatore: la sua grazia fiorisce nel cuore del devoto come pace!
Possiamo noi ricevere questa perla magica nella preghiera del mattino? Se possiamo ricevere anche una sola favilla di quella perla non chiudiamola dentro il cuore nella fonte dell'ispirazione. Al suo tocco tutto il giorno deve essere trasformato in metallo prezioso.
Durante il giorno quella pietra magica, momento per momento deve toccare le parole della mia bocca, i pensieri della mia mente, il lavoro quotidiano.
Al suo tocco in un momento ciò che è disprezzabile sarà infuso di gloria, ciò che è torbido diventerà brillante, e ciò che è senza valore prenderà un prezzo inestimabile.
Con essa toccheremo la preghiera del mattino, toccheremo tutto il giorno, toccheremo il suo Nome. La nostra preghiera non sarà un tesoro solo del nostro cuore, ma sarà un viatico per il nostro carattere: attraverso lei non acquisteremo solo refrigerio, ma riceveremo anche una consacrazione.
La gente dice che la nube del mattino è vuota, non porta pioggia. Che la nostra adorazione del mattino non nasca con una vita di pochi momenti e non sia dispersa dalla brezza mattutina.
Quando il sole si fa cocente abbiamo bisogno di refrigerio, e quando la sete si fa prepotente abbiamo bisogno di pioggia. Durante il lavoro arduo della vita viene l'arsura, si rinfocola l'ardore. Quando siamo passati dalla gente, quando arriva l'agitazione, facilmente ci perdiamo. Ciò che abbiamo raccolto al mattino, se legato al compito religioso della preghiera come un beneficio parrocchiale, se non si adatta alle necessità della vita, non ha alcun valore e non ci può essere utile in quei momenti.
Ci sono momenti durante la giornata tanto aridi, tanto avari. Nel tempo dell'aridità e dell'insensibilità, nei momenti in cui Dio più che mai si nasconde, quando noi diventiamo gente d'ufficio e di commercio, l'inerzia della digestione e del cibo rattristano tanto anche lo splendore del nostro spirito interiore, noi non dobbiamo dare posto agli assalti del disprezzo: anche in quei momenti dobbiamo sentire il tocco della gloria dell'anima. Ci deve venire in mente che anche in quei momenti noi stiamo davanti a Colui che tutto pervade. Ci venga in mente che l'Infinita Coscienza in quel momento è diffusa dentro la nostra coscienza; ci venga in mente che in quel momento Egli è dentro il nostro cuore. Mai sia completamente coperta la coscienza di una pienezza imperturbata pur dentro il vortice instabile di parole e di risa, di tutte le azioni e lavori.
A nessuno venga in mente di pensare che la rinuncia completa di tutte le risa e compagnie, di tutte le gioie e divertimenti sia perfezione. Se noi non salviamo colui con il quale abbiamo delle relazioni naturali, egli ci prenderà in un modo innaturale. I falsi sforzi di rinuncia ci stringono il capestro ancora più stretto. In campo naturale le cose momentanee del fuori, nello sforzo di rinunciarle diventano oggetto di contemplazione del dentro.
Non rinuncerò, ma salverò: e salverò nel giusto posto. Non farò il piccolo grande; ciò che è bene non lo siederò nel trono dei piaceri e continuerò la mia adorazione in tutti i tempi, in tutti i lavori nel fermo santuario della misteriosa cella del dentro. Non mi lascerò mai convincere che Egli non è qui, perché questa è una grande falsità.
Con grande devozione porta dentro il cuore la polvere dei suoi piedi come una perla magica. Quella devozione deve toccare tutti i nostri giochi e risa, tutte le azioni e lavori, le cose e i beni nostri, tutto quello che abbiamo. Così tutto diventerà grande, tutto diventerà degno d'essere offerto a Dio.
Rabindranath Tagore
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