"È necessario dunque seguire l’esempio di Elia, fermarsi un poco, staccarsi dalla frenesia di ogni giorno"
“Cosa fai qui Elia?” (1Re 19: 9-18) Cosa stai cercando? Di cosa ti accontenti? Chi è Dio per te?
Verso la fine di Luglio, fra le belle vette del Cadore, queste domande ci hanno accolto e ci hanno chiesto di metterci in cammino, anche se non fisicamente, in quella terra ai più sconosciuta che è il nostro stesso Cuore. Anche se tra di noi potevamo vantare le provenienze, i cammini e le esperienze più disparate e diverse, tutti siamo uniti dalla ricerca e dall’obbiettivo di raggiungere ciò che ci rende più Felici e Pieni.
Tutti i cammini necessitano di una guida, di qualcuno che è un po’ più avanti sulla strada e che ti possa indicare, grazie alla sua esperienza, che passi poter compiere. Le nostre guide di eccezione sono state il profeta Elia e don Bosco.
Come tutti noi anche loro due hanno vissuto momenti dove nulla sembra andare per il verso giusto, momenti in cui ti viene a mancare la “terra sotto i piedi” e ti senti sospeso nel vuoto pronto a mollare tutto. Giovanni Bosco, negli anni del Liceo trascorsi a Chieri, lontano da casa e dalla sua famiglia, impara e cambia una decina di lavori pur di racimolare qualche soldo per studiare e vive in situazioni di estrema povertà e scomodità fisica e affettiva. Elia, per il suo carattere irruento, è costretto a fuggire, nascondersi, ad umiliarsi chiedendo l’elemosina ad una povera vedova.
Tanto è più grande la fatica, tanto di più sovrabbonderà la Grazia. Così arrivano i giochi assieme, le lunghe passeggiate, il cucinare assieme. Giovanni trova ristoro in un grande gruppo di amici che organizzano gite, divertimenti e momenti di festa per tutti i giovani della città di Chieri, mentre Elia si fida talmente di Dio da farli accendere e bruciare con un fuoco poderoso una catasta di legna bagnata.
Ma è veramente in queste cose grandiose che Dio si fa presente nella nostra vita? Può essere relegato ad alcuni momenti di divampante frenesia che si spengono come il fuoco di un falò per tornare poi alle ceneri quotidiane dell’ozio e dell’autoreferenzialità?
È necessario dunque seguire l’esempio di Elia, fermarsi un poco, staccarsi dalla frenesia di ogni giorno e recuperare i diversi pezzi frantumati della nostra vita cercando di ricostruire la vetrata della nostra persona. Farci guidare da amicizie profonde, come quella tra Giovanni e Luigi Comollo, capaci di chiederci cose grandi e che non si accontentano di un “tutto bene” come risposta. Fermarsi un attimo per ritornare a Dio nel nostro Cuore e scoprire che non lo si può trovare nel vento impetuoso del nostro orgoglio, ne nei terremoti delle molteplici esperienze che cerchiamo e neppure tra le fiamme delle nostre emozioni, Dio lo trovi nel “sussurro di una brezza leggera”. Lo trovi in quei piccoli momenti che costellano le nostre giornate, in quel sorriso donato mentre la tristezza ti attanaglia, in quella mano tesa che ti rialza dalla caduta, in quegli occhi che con Amore continuamente ti cercano.
Allora siamo scesi dai monti e da queste giornate con più domande di come siamo arrivati, ma sicuramente con il Cuore un poco più accogliente. Perché, questi giorni assieme, ci hanno lasciato la certezza che solo dopo aver riscoperto Dio nella nostra vita avremo gli occhi e le orecchie per cogliere a cosa siamo chiamati e per chi siamo pronti a spenderci fino all’ultimo respiro.
Buona Ricerca.
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