LADRI DI BICICLETTE

Qualche istante prima il figlioletto lo ha visto maltrattato e poi “perdonato” dalla frotta anonima dei benpensanti che vorrebbero fare giustizia del ladro. Ha visto suo padre piangere...

LADRI DI BICICLETTE

da Quaderni Cannibali

del 25 novembre 2005

Regia: Vittorio De Sica

Interpreti: Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell

Origine: Italia 1948

Durata: 92'

 

Antonio Ricci è da due anni disoccupato quando gli viene offerto un lavoro come attacchino municipale. Unica condizione necessaria: il possesso di una bicicletta. Antonio porta così al Monte di Pietà le sue lenzuola per potersene comprare una. Mentre sta attaccando un manifesto cinematografico, però, gli viene rubata, e insieme con il figlioletto Bruno trascorre tutto il sabato e la domenica girando per la città nella speranza di poterla recuperare. Disperato, davanti allo stadio, tenta di rubarne una, ma viene subito scoperto e inseguito dal proprietario. La folla si raccoglie intorno a lui pronta a linciarlo. Sta per essere portato in questura quando l’uomo che ha tentato di derubare, mosso da pietà, lo lascia andare. Con le lacrime agli occhi Antonio si allontana tenendo per mano il figlioletto.

 

 

Hanno detto del film

La mano del piccolo Bruno cerca quella del padre. Qualche istante prima il figlioletto lo ha visto maltrattato e poi “perdonato” dalla frotta anonima dei benpensanti che vorrebbero fare giustizia del ladro. Ha visto suo padre piangere. E gli prende la mano, gli fa sentire che è con lui nonostante tutto, che ha fiducia in lui al di fuori di quello che fanno e dicono gli altri… Si chiude la vicenda, con un padre e un figlio che scompaiono in mezzo alla folla appena uscita dallo stadio. Ma si apre un’altra storia: due uomini, uno adulto e uno acerbo solo di età, che si ritrovano più vicini dopo una giornata d’affanno. In poche inquadrature scopriamo che la vera anima del film non è raccontarci il furto di una bicicletta di seconda mano, ma come un bambino diventa grande di fronte a suo padre, come insieme riconquistano la dignità perduta attraverso l’umiliazione. La bicicletta era un mezzo, non solo di trasporto.

(Gianni Amelio, Il vizio del cinema, Einaudi, 2004)

 

…eccezionalmente centrati e validi risultarono i rapporti tra il protagonista, la moglie e il figlioletto. I loro litigi, le piccole dispute, gli attimi di gioia, le sofferenze, furono suggeriti da De Sica con esemplare verità. Soprattutto i rapporti tra padre e figlio furono indicativi al proposito. (…) il loro lento raccostamento all’osteria, di fronte ad una fumante mozzarella, fu una delle pagine più palpitanti e vive di tutta la vicenda.

(Claudio Bertieri, 30 Anni di cinema italiano, Genova, 1960)

 

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