Ne ammazza di più l'abitudine che la malattia... La tua giornata è già tutta scritta in un file: levata, doccia, bacetto, caffé, stazione, coda, fila... Ti illudi di introdurre qualcosa di nuovo dando un'occhiata all'oroscopo, ma è un'altra illusione. Possibile che la vita sia tutta qui? Tutta segnata, tutta decisa, senza slancio...?
del 21 dicembre 2005
 
Ne ammazza di più l’abitudine che la malattia. Ci sono delle giornate, che tendono a moltiplicarsi sempre più, soprattutto a una certa età, in cui vai avanti come un automa. La tua giornata è già tutta scritta in un file: levata, doccia, bacetto, caffè, stazione, coda, fila, sportello, buon giorno detto tra i denti, frecciate alle colleghe, discussione, panino… e siamo solo a un quarto di giornata. Il resto è della stessa serie. Ti illudi di introdurre qualcosa di nuovo dando un’occhiata all’oroscopo, ma è un’altra illusione. Possibile che la vita sia tutta qui, tutta segnata, tutta decisa, tutta uguale a se stessa, senza slancio, senza imperniata di creatività e soprattutto di umanità?
Era diventata così anche quella di un vecchio prete dell’Antico Testamento: Zaccaria. Era un uomo importante, faceva parte dei sacerdoti del tempio, andava a fare il suo turno a Gerusalemme. Ogni giorno gli stessi gesti, le stesse formule, gli stessi riti. A casa la vita si stava spegnendo, come si erano da tempo spenti i sogni. Ogni tanto stava a parlottare con sua moglie, a ricordare i bei tempi dell’innamoramento, ai sogni di una grande discendenza, invece niente. Non aveva figli e tanto valeva tirare a campare. La vita si stava ritirando e la sua non sarebbe continuata in nessuno. Nel prete che biascica le solite preghiere che nessuno capisce si ode una proposta che lui ritiene indecente: avrai un figlio!
Ma non scherzare? Vecchio come sono, con una moglie che è più rinsecchita di me? Perché mi vieni a disturbare in questa ora solenne della preghiera? Purtroppo per lui Dio era un dato scontato, un silenzio costante e lui si sentiva custode di un museo. Ma Dio sa sconvolgere anche i musei! Interviene nella sua vita, lo chiama a collaborare a un piano. Deve nascere il figlio di Dio, occorre che qualcuno ne prepari le strade. Tu vecchio prete mi potresti aiutare a sprigionare speranza. Lui non ce la fa a capire e perde la parola: rimarrà muto fino all’evidenza degli avvenimenti.
Con Dio non è mai detta l’ultima parola, è sempre una speranza.
Ma dove la trovo?
mons. Domenico Sigalini
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