Due anni fa, fu colpita “per errore” durante una sparatoria. Laura è ora tetraplegica e lotta per vivere. Qualche giorno fa, è tornata in università per dare il suo primo esame dopo quel tragico giorno. Per gli altri pazienti dell'ospedale è diventata un punto di riferimento. Laura è forte. Dove ha trovato questa forza?
Laura Salafia ha trentasei anni. Nel suo futuro c’è una laurea in Lingue, che è decisa a prendere, e un difficile percorso di riabilitazione. Sono passati due anni da quando fu ferita da un proiettile vagante vicino all’università di Catania. Un uomo che cercava vendetta e che ha sbagliato mira, colpendola. Da allora, quel proiettile, la vita a Laura gliel’ha complicata parecchio. Il criminale è stato condannato, il tribunale ha disposto il risarcimento, ma come nullatenente a Laura non è arrivato nulla. Non è stata colpita all’interno dell’università, non è una vittima della strada, non è vittima della mafia. I suoi genitori sono anziani e Laura avrà bisogno di cure a vita e di costosi apparecchi per vivere dignitosamente.
Per sedici mesi, Laura è curata presso il Montecatone Rehabilitation Institute di Imola. Le sue condizioni sono gravi, parlare è faticoso, la fisioterapia complessa. È in degenza prima in rianimazione, poi in terapia intensiva. Il problema è la respirazione. Deve essere assistita da un ventilatore 24 ore su 24. Quando è in grado di respirare autonomamente, i medici la spronano a non usare il ventilatore, ma è difficile. Ci riesce. Per gli altri pazienti dell’ospedale diventa un punto di riferimento. Laura è forte: «In tutti i mesi che è stata qui in terapia intensiva», dice Angelo Dall’Ara, del Club L'inguaribile voglia di vivere, «ci ha mostrato un coraggio di affrontare le cose incredibile».
A dicembre del 2011, è tornata a Catania, con un volo pagato dalla Regione Sicilia, dove è stata assistita come primo paziente dall’unità spinale dell’ospedale cittadino. Di nuovo in Sicilia, per tornare nella sua terra e per proseguire con gli studi. Tuttavia ha avuto una ricaduta: le sue corde vocali si sono paralizzate temporaneamente ed è tornata all’uso pieno del ventilatore. La volontà e il coraggio non le mancano e, da qualche giorno, è riuscita di nuovo a fare a meno della respirazione assistita. Con l’università ha ripreso alla grande: settimana scorsa ha passato un esame con 30 e lode in Storia e critica del Cinema e si sta preparando per darne altri a settembre.
La sua giornata è scandita dalla fisioterapia. Dopo colazione e doccia, si parte con la terapia respiratoria, poi quella motoria, il pranzo, e ancora terapia motoria. Poi due ore di riposo, lo studio e le visite. Per ora, riesce a muoversi soltanto dal collo in su. Ha un joystick per comandare la carrozzella che sfrutta i movimenti del mento e un apparecchio a infrarossi che le permette di utilizzare il computer. Eppure scrivere sul computer con questo sistema è lungo e difficile. Per questo il Club L’inguaribile voglia di vivere, che già le ha fornito un telecomando a funzione vocale per accendere stereo, condizionatore e televisione, doterà il suo computer di un programma di scrittura a funzione vocale. Per ora, Laura rimane in ospedale. Attende di andare a vivere nella casa senza barriere architettoniche disposta per lei dal Comune di Catania.
Dove ha trovato questa forza? Nella fede, nel suo ragazzo Antonio, nei genitori, negli amici, nei medici, e nella solidarietà «che fa crescere e dà tanta forza», come dice lei. «È come se migliaia di persone mi avessero preso per mano e mi avessero condotto fino a oggi, sostenendomi, infondendomi il coraggio necessario ad andare avanti». Tanti si sono mossi per sostenere Laura: i catanesi e le associazioni, che si sono unite per sostenerla economicamente e moralmente nel lungo percorso di riabilitazione. «Anche le istituzioni», dice Antonio Guarino, il suo ragazzo, a tempi.it, «su cui inizialmente dubitavo». Laura, oggi, sa di essere diventata un simbolo: «Ci sono persone e ce ne saranno tante altre che hanno il diritto di ricevere quello che ho ricevuto io».
Francesco Amicone
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