Laura Vicuña: termina il centenario

Si conclude il centenario dedicato a Laura Vicuña.“Nella sua giovane età Laura Vicuña aveva perfettamente compreso che il senso della vita sta nel conoscere ed amare Cristo: “non amate né il mondo né le cose del mondo!”. Laura aveva appunto compreso che ciò che conta è la vita eterna e che tutto ciò che è nel mondo e del mondo passa inesorabilmente. La nuova Beata Laura Vicuña ha imparato nella Famiglia Salesiana a fare la volontà di Dio. L'ha imparata da Cristo, mediante questa comunità religiosa, che le ha mostrato la via alla santità. La Beata Laura Vicuña illumini tutti i giovani”.

Laura Vicuña: termina il centenario

da Spiritualità Salesiana

del 01 gennaio 2002

Laura Vicuña, nata in Cile nel 1891, coetanea di Maria Goretti, ha saputo come lei rendere testimonianza di una vita tradotta nella difesa della propria dignità umana e della propria fede cristiana. Ambedue sono state capaci di fare scelte incredibili per la loro età, respingendo gli attacchi di uomini depravati per conservare l’integrità del corpo e l’innocenza dell’anima. A Marietta questo rifiuto costò la vita, e Laurita ha dovuto sopportare aggressioni e umiliazioni inenarrabili. Quello che le rende modelli da imitare  è l’amore portato fino al sacrificio totale di sé, che nel caso di Laura aveva come scopo la conversione della mamma. La biografia di questa ragazzina cilena ci rivela, infatti, che due anni prima di morire ella aveva offerto al Signore la vita per la mamma che, per sfamare le sue bambine, aveva accettato di convivere con il proprietario di una estancia (fattoria).

Fu la morte del papà (Laura aveva sei anni) e la situazione di emergenza creatasi che costrinsero la famigliola a emigrare a Junìn de los Andes, in Argentina, dove iniziarono dolorose traversie, ma dove Laura e la sorellina più piccola ebbero la ventura di accostare le Figlie di Maria Ausiliatrice e di trovare una seconda famiglia in cui crescere serene e appagate. L’esperienza del collegio (1900-1904) offrì a Laura l’opportunità di scoprire l’amicizia con Gesù, e la “vita di grazia”. La prima comunione diventò per lei, come lo era stata per Domenico Savio, un momento fondamentale dell’esistenza, con tre propositi sempre rispettati: Dio mio, voglio amarti e servirti per tutta la vita; ti dono l’anima, il cuore e tutta me stessa. Voglio morire piuttosto che offenderti; perciò intendo mortificarmi in tutto quello che mi potrebbe allontanare da te. Propongo di fare quanto so e posso perché tu sia conosciuto e amato; e per riparare alle offese che ricevi ogni giorno dagli uomini, specialmente dalle persone della mia famiglia. Fu questo incommensurabile amore a Dio che la portò a valutare come situazione di male l’unione illegale della mamma con un facendero e a maturare la volontà di offrirsi a Dio per la sua conversione. Nuovi agguati da parte del losco convivente le provocarono una malattia dalla quale non si riprenderà più. Prima di spirare confiderà alla mamma il suo grande segreto: aveva offerto tutte le sue sofferenze e la vita stessa perché lasciasse per sempre quell’uomo. E mamma Mercedes, in lacrime, giurò che l’avrebbe fatto. Il 22 gennaio 1904 Lauretta moriva con la certezza di aver riportato la mamma sulla retta via.

(don Pascual Chávez)

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Dall’Omelia di Giovanni Paolo II tenuta al Colle Don Bosco in occasione della beatificazione di Laura Vicuña (3 settembre 1988).

LA SUA VITA FU UN POEMA DI AMORE FILIALE

Ella aveva compreso che ciò che conta è la vita eterna. Offrì dunque la sua esistenza al Signore per la salvezza della mamma.

3. La nuova Beata, che oggi onoriamo, è frutto particolare dell’educazione ricevuta dalle “Figlie di Maria Ausiliatrice” ed è perciò significativa parte dell’eredità di San Giovanni Bosco. É giusto quindi rivolgere anche il nostro pensiero all’Istituto delle Suore Salesiane ed alla loro fondatrice, per attingere più profonda devozione ai Santi Fondatori e nuovo ardore apostolico, specialmente nella formazione cristiana dei giovani.

Misteriosi sono sempre per noi i disegni di Dio ma alla fine risultano provvidenziali. La giovani Maria Domenica Mazzarello, che ebbe umili origini a Mornese, piccoli paese della Diocesi di Aqui, già aveva maturato il proposito di consacrarsi ad una vita di donazione al Signore. Incontratasi con don Bosco scoprì la sua vocazione definitiva, seguendo l’apostolo della gioventù, il quale desiderava fondare anche un’istituzione femminile. Entrata nell’orbita spirituale ed apostolica di don Bosco, Maria Domenica Mazzarello riunì il primo gruppo di religiose a Mornese ed il 5 agosto 1872, con la vestizione e la professione, diede inizio ufficiale all’Istituto.

Da quell’inizio, in breve tempo, le fondazioni si susseguirono in Italia, varcando poi anche le frontiere dell’oceano, con le prime missioni nell’Uruguay e nella Patagonia. Dal giorno in cui la fondatrice, insieme con altre 14 giovani, si era consacrata al Signore, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 14 maggio 1881, erano appena trascorsi nove anni; ma in quel breve spazio di tempo al Santa aveva posto le basi di un promettente Istituto Religioso, che poi si sarebbe sviluppato in modo davvero meraviglioso. “Mi sono offerta vittima al Signore” aveva confidato un giorno ad una giovane missionaria, e don Bosco aveva commentato: “la vittima era gradita a Dio e fu accettata”.

Possiamo dire che questo spirito della fondatrice si è mantenuto vivo e ardente nelle F.M.A.! La fede profonda e convinta, unita ad una fervida e costante devozione a Maria Santissima, a San Giuseppe, all’Angelo Custode; la semplicità di vita, espressa in modo particolare da un energico distacco dai gusti mondani e da una intensa e incessante laboriosità; lo zelo ardente per la formazione e la salvezza delle giovani secondo le direttive del metodo preventivo, hanno fatto in modo che in cento e più anni di vita le attività si siano moltiplicate con gli oratori, le scuole di vario ordine e gradi, le opere assistenziali e sociali, gli asili infantili, la cura degli anziani, l’apostolato nelle Parrocchie, l’assistenza ai sacerdoti, in cinque continenti, in decine e decine di Nazioni in tutte le lingue, secondo un programma altamente umanitario e profondamente cristiano.

4. In questa atmosfera visse e si perfezionò la giovane Laura Vicuña, “ fiore eucaristico di Junin de los Andes, la cui vita fu un poema di purezza, di sacrificio, di amore filiale”, come si legge sulla sua tomba. Orfana di padre militare di grande bontà e valore, esule da Santiago del Cile a Temuco, venne ad abitare con la madre e la sorella nel villaggio di Quilquihuc, nel territorio argentino di Neuquén. L’ambiente purtroppo – a detta degli storici – era moralmente inquinato; la stragrande maggioranza delle unioni coniugali era irregolare, anche perché, mescolati agli indigeni, vivevano avventurieri, evasi e fuoriusciti. La stessa madre della piccola Laura entrata a servizio di un “estanciero”, era commiserata sia per la sua infelice convivenza sia per la ferocia dell’uomo a cui si era legata. La piccola Laura trovò bene presto un rifugio spirituale presso le suore Salesiane, nel piccolo femminile di Junin de los Andes. Qui ella si preparò alla prima comunione ed alla cresima; e qui si accese di ardore per Gesù, tanto da decidere di consacrare a Lui la sua vita nell’Istituto di don Bosco, tra quelle suore che tanto l’amavano e l’aiutavano. All’età di dieci anni, ad imitazione di Domenico Savio, di cui aveva sentito parlare, volle formulare tre propositi: “1. Mio Dio, voglio amarvi e servirvi per tutta la vita – per ciò vi dono la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere; 2. Voglio morire piuttosto che offendervi con il peccato; perciò intendo mortificarmi in tutto ciò che mi allontanerebbe da voi! 3. Propongo di fare quanto so e posso perché voi siate conosciuto e amato e per riparare le offese che ricevete ogni giorno dagli uomini, specialmente dalle persone della mia famiglia.”

Nella sua giovane età Laura Vicuña aveva perfettamente compreso che il senso della vita sta nel conoscere ed amare Cristo: “non amate né il mondo né le cose del mondo!” – scriveva San Giovanni Evangelista – “se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui, perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. Ed il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà del Padre rimane in eterno” (1Gv 2, 15-17).

Laura aveva appunto compreso che ciò che conta è la vita eterna e che tutto ciò che è nel mondo e del mondo passa inesorabilmente. Seguendo poi le spiegazioni del catechismo comprese la pericolosa situazione in cui si trovava sua madre e, sentendo un giorno dal Vangelo che il vero amore giunge a dare la vita per la persona che si ama, offrì la sua vita al Signore per la salvezza della mamma.

Divenuta poi quella casa un pericolo anche per lei, al fine di difendere la sua innocenza aveva ottenuto dal confessore il permesso di portare un cilicio. Un brutto giorno venne aggredita e malmenata dal quell’uomo; il quale, accecato dalla passione, la percosse violentemente e la lasciò tramortita di spavento. Ma aveva vinto lei, la giovane Laura. Questa però, ormai, consumata da varie malattie, andava velocemente declinando confortata dall’Eucarestia e dalla speranza della conversione della mamma. Nell’ultimo giorno della sua vita, poche ore prima di morire, chiamò vicino a sé la mamma: “sì, mamma, sto morendo… io stesso l’ho chiesto a Gesù e sono stata esaudita. Sono quasi due anni che gli offrii la mia vita per la tua salvezza, per la grazia del tuo ritorno. Mamma, prima di morire non avrò la gioia di vederti pentita?”.

A questa rivelazione, serena e confidente, l’animo della madre diede un sussulto: mai avrebbe potuto immaginare tanto amore in quella sua figlia! E spaventata nel conoscere la sofferenza che aveva accettato per lei, promise di convertirsi e di confessarsi. Ciò che fece prontamente e sinceramente. La missione della giovane Laura era ormai compiuta! Ora poteva entrare nella felicità del suo Signore!

5. La soave figura della Beata Laura, gloria purissima dell’Argentina e del Cile, susciti un rinnovato impegno spirituale in quelle due nobili Nazioni, e a tutti insegni che, con l’aiuto della Grazia si può trionfare sul male; e che l’ideale di innocenza e di amore, seppur denigrato ed offeso, non potrà infine non risplendere ed illuminare i cuori.

6. Il rito della Beatificazione, che con tanta gioia e solennità stiamo celebrando in questo luogo in cui ha origine una storia di santità, - luogo giustamente denominato “la collina delle Beatitudini giovanili” – ci deve anche far riflettere sulla importanza della famiglia nell’educazione dei figli e sul diritto che questi hanno di vivere in una famiglia normale, che sia luogo di amore reciproco e di formazione umana e cristiana. Esso è un richiamo per la stessa società moderna perché sia sempre più riguardosa dell’istituto familiare e dell’educazione dei giovani. La Beata Laura Vicuña illumini tutti voi giovani e ispiri e sostenga sempre voi, Figlie di Maria Ausiliatrice che siete state le sue educatrici.

7  La nuova Beata Laura Vicuña ha imparato nella Famiglia Salesiana a fare la volontà di Dio. L’ha imparata da Cristo, mediante questa comunità religiosa, che le ha mostrato la via alla santità.

“Chi ama… dimora nella luce” (1Gv 2, 10).

Redazione GxG

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