Nel mondo il 71,6% delle lavoratrici, 830 milioni di donne, non è tutelato in modo adeguato in caso di maternità. L'80% delle donne non tutelate, si legge nel rapporto, si trova in Africa o in Asia.
Nel mondo il 71,6% delle lavoratrici, 830 milioni di donne, non è tutelato in modo adeguato in caso di maternità. È quanto denuncia il rapporto dell'Ilo 'Maternity and paternity at work: Law and practice across the world'. L'80% delle donne non tutelate, si legge nel rapporto, si trova in Africa o in Asia, dove "il lavoro nero è predominante e i tassi di mortalità materna e infantile sono ancora molto elevati".
La percentuale di lavoratrici che legalmente ha diritto a tutele è però più elevata: il 40,6%, laddove l'obbligo di congedo di maternità retribuito copre il 34,4% del totale. "C'è una differenza tra il numero di lavoratrici legalmente protette da sistemi di tutela della maternità e il numero di coloro che se ne avvalgono nei fatti", spiega l'Ilo, "la disparità tra i due dati dipende da come le leggi vengono applicate e garantite".
Le lavoratrici italiane possono godere, tra congedo di maternità e congedo parentale, di 154 giorni obbligatori di astensione dal lavoro, un numero che consente al nostro Paese di superare le altre grandi economie dell'Eurozona - quali la Germania (90 giorni), la Francia e la Spagna (112 giorni in entrambi i casi) in una classifica che vede in testa la Croazia con un record mondiale di 410 giorni e come fanalino di coda la Tunisia, con appena 30 giorni di congedo. Tra i paesi europei, registrano dati superiori all'Italia: Regno Unito (un anno), Norvegia (315 giorni), Irlanda (294 giorni), Svezia (180 giorni) e alcuni paesi dell'Europa dell'Est.
Gli Stati Uniti sono l'unica nazione al mondo, insieme a Oman e Papua Nuova Guinea, dove le lavoratrici in congedo per maternità non ricevono nemmeno un soldo. In 107 paesi (il 58%), si evince dal rapporto, è il sistema di welfare pubblico a pagare alle neo mamme l'indennità di maternità, che è invece a carico del datore di lavoro in 45 paesi (il 24%, concentrati in Africa, Medio Oriente e Sud Est asiatico). In altri 30 paesi (il 16%, tra i quali Regno Unito, Germania ed Egitto) è invece presente un sistema misto pubblico-privato. Su 167 paesi, solo in 61 la neo mamma riceve il 100% della retribuzione per almeno 14 settimane, mentre in altre 93 (oltre la metà del totale) l'indennità è inferiore a due terzi dello stipendio o pagata per meno di 14 settimane.
La riforma attuata in Italia del 2013, che prevede che le madri possano rinunciare al congedo parentale (sei mesi di astensione dal lavoro al 30% della retribuzione) in cambio di un voucher da spendere per una baby sitter o un nido, è un esempio di "politiche innovative tese a promuovere il ritorno delle donne sul posto di lavoro consentendo di soddisfare le responsabilità legate alla cura del bambino". È quanto si legge nel rapporto Ilo 'Maternity and paternity at work - Law and practice across the world'. "Il voucher è fissato sui 400 dollari al mese per un massimo di sei mesi in seguito alla fine del congedo per maternità", spiega l'Ilo, "si prevede che questa misura promuoverà la partecipazione delle donne alla forza lavoro".
Redazione Avvenire
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