Keir Starmer, il direttore della procura generale del Regno Unito, ha stabilito che i medici che praticano aborti legati al sesso non saranno giudicati penalmente. Si tratterebbe di mera “cattiva condotta professionale”.
“La selezione del sesso del nascituro è illegale”, aveva detto due anni fa l’allora ministro della Sanità Andrew Lansley, dopo che il quotidiano Daily Telegraph aveva pubblicato uno squillante reportage su come i medici britannici falsificavano i documenti per far abortire le donne sulla base del sesso del feto. Usando un reporter in incognito che ha accompagnato alcune donne incinte in nove cliniche del Regno Unito, il Telegraph aveva scoperto che i medici sono disposti a far abortire una donna “insoddisfatta del sesso del bambino”. Era stato il successivo ministro della Salute, Earl Howe, ad ammettere che “tra il 2007 e il 2011 i dati delle nascite variano sensibilmente a seconda della nazionalità della madre e del sesso del nascituro”.
Adesso Keir Starmer, il direttore della procura generale del Regno Unito, ha stabilito che i medici che praticano aborti legati al sesso non saranno giudicati penalmente. Per il Crown Prosecution Service, si tratterebbe di mera “cattiva condotta professionale”. La British Medical Association si è subito pronunciata per la liceità dell’aborto selettivo: “Non è etico terminare una gravidanza sulla base del sesso del feto”, stabilisce l’ente medico. “Tuttavia si deve prendere in considerazione l’effetto sulla situazione della madre. In alcune circostanze i medici possono arrivare alla conclusione che le conseguenze del sesso del bimbo sono così gravi da fornire giustificazione etica e legale per la fine della gravidanza”.
Le prove finite nelle mani degli inquirenti dimostrano come medici di Londra abbiano accettato di violare la legge per eseguire aborti selettivi in base al sesso del nascituro. Ma la procura ha liquidato il problema come “una questione deontologica”. Starmer ha fatto anche sapere che “la legge non proibisce espressamente gli aborti sulla base del genere”.
E se il premier conservatore David Cameron ha difeso “l’indipendenza” della giustizia britannica, un gruppo trasversale di cinquanta parlamentari ha scritto al procuratore generale per protestare contro una decisione che “pone i medici al di sopra della legge”. “Gli inglesi dovrebbero inorridire sapendo che un numero significativo di bambine vengono abortite illegalmente nel Regno Unito soltanto perché femmine”, ha detto la parlamentare Fiona Bruce. E Anthony Ozimic, della Società per la protezione del bambino non nato, ha detto che “l’eugenetica è una realtà nella moderna medicina britannica e che alcuni innocenti esseri umani sono considerati sconvenienti. La selezione sessuale dei feti è conseguenza di un accesso troppo facile all’aborto”. I liberal invece salutano la decisione di Starmer.
Selezione giustifiata
Sul Guardian, Sarah Ditum ha scritto un editoriale per affermare che “l’aborto selettivo è giustificato”, mentre Ann Furedi, volto molto noto al grande pubblico inglese, con un passato nell’Authority per la fertilizzazione umana e che oggi dirige il Bpas, una charity con oltre quaranta centri che forniscono metodi contraccettivi e abortivi, ha detto che “se le donne non sono felici del sesso dei figli possono abortire. O accettiamo fino in fondo ogni scelta della madre, oppure no. Non puoi essere pro choice, salvo quando la scelta non ti piace”. “Il punto è che l’aborto in Inghilterra è fornito su richiesta della madre, quindi la decisione non fa una piega dal punto di vista legale”, dice al Foglio Josephine Quintavalle, fondatrice del Comment on Reproductive Ethics e leader pro life nel Regno Unito. “Quindi anche il sesso del non nato viene fatto rientrare nelle motivazioni sulla ‘salute psicologica della madre’, addotta a giustificazione del 98 per cento degli aborti. L’aborto in Inghilterra è diventato un servizio gestito dalle charity e dalle ong finanziate dal governo. E’ una ipocrisia, perché facciamo finta di credere che l’aborto sia regolato dallo stato. Invece è come negli Stati Uniti, dove l’aborto è pura privacy. Anzi è anche peggio, perché almeno in America il governo ne resta fuori”.
Londra da oggi è più vicina alla Cina, dove “la strage di Eva”, le “missing girl”, le bambine asiatiche scomparse a causa dell’aborto selettivo, venne denunciata dall’Economist con una drammatica copertina. Un paio di scarpette rosa e il titolo: “Gendercide”. Il genocidio di genere. “La guerra globale contro le bambine”.
Giulio Meotti
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