Lourdes è anche questo, l'incontro col dolore che è intrecciato di amore e di speranza...
Lourdes! È un luogo e un’esperienza… ma lì c’è soprattutto presenza: quella degli ammalati; quella dei pellegrini; quella dei volontari che prestano servizio al Santuario; quella dei lontani che incuriositi o bisognosi vanno per vedere cosa si prova e poi, una presenza silenziosa e profonda, quella di Maria. All’epoca delle apparizioni Bernadette aveva quattordici anni e parlava quasi solamente in dialetto ma per 18 volte contempla Maria e la ascolta, tra il febbraio del 1858 e il 16 luglio dello stesso anno.
Quest’anno mi è stata donato di potere l’esperienza di Lourdes un’altra volta dopo tanti anni. Il pretesto è stato quello di parlare ai medici presenti sul tema: “Il diritto alla salute nella Costituzione: fondamenti antropologici ed etici” da cui è nato l’articolo pubblicato su Civiltà Cattolica. Sono stato invitato dal prof. Federico Baiocco, coordinatore dei medici dell’Unitalsi, insieme al prof. Mario Melazzini, dell’Agenzia italiana del farmaco (l’Aifa). A Lourdes in genere si va in pellegrinaggio. Si parte da lontano per fare l’esperienza di un popolo che vive e spera, soffre e cresce sotto lo stesso Cielo. La maggior parte dei pellegrini italiani si affidano all’Unitalsi, (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), un’organizzazione ecclesiale fondata nel 1903 e composta esclusivamente da volontari che a proprie spese assistono e accompagnano gli ammalati, i disabili e i portatori di handicap nei pellegrinaggi a Lourdes e nei vari Santuari Internazionali. In tono minore anche l’Oftal nasce con la stessa vocazione.
UNA TRIPLICE ESPERIANZA
L’esperienza che si fa a Lourdes è molto essenziale e ruota almeno a tre dimensioni spirituali ed esistenziali:
1. Il rapporto con gli ammalati che vengono ad affidare a Maria la loro situazione di vita per chiedere di essere guariti nel corpo ma soprattutto nel cuore.
2. La dimensione ecclesiale che ti fa sentire parte di una chiesa universale che celebra e prega insieme nei vari momenti della giornata: dalla Messa internazionale alla processione con il Santissimo Sacramento, dalla processione serale al rosario alla Grotta, dall’immersione nelle piscine a momenti di formazione spirituale e culturale.
3. Infine c’è l’esperienza più personale, quella che si fa nel dialogo silenzioso di quel luogo. È questo il livello, che grazie ai primi due, permette al pellegrino di sostare e leggersi dentro attraverso la luce materna di Maria. È in questo terzo livello che si scende nelle profondità del vivere. È l’esperienza meno dicibile perché la profondità dell’esperienza spirituale è difficile da mettere in parola. Ma è anche il punto di arrivo e di ripartenza di un cammino di vita che trova le ragioni essenziali e profonde per poter affidarsi e ripartire nonostante tutte le prove che la vita ci dà.
Il prof. Federico Baiocco parla di una esperienza di “misericordia gioiosa” e l’ha ribadito ai medici: “è importante lavorare misericordia e non con il sacrificio con la possibilità di vedere nell’altro il soggetto con cui percorrere un tratto di strada anche gioiosa e non solo connotata dal sacrificio che comunque alla fine logora e impedisce di continuare il proprio cammino”. Ha poi ribadito che “procedere con gli altri comunque deve prevedere di cedere qualcosa cioè il cedere pro altri affinché nella gratuità resti qualcosa del proprio percorso comune. Quindi la processione nella preghiera fatta a Lourdes ha il significato di una condivisione di istanze verso un fine comune che non è solo quello di spostarsi da un luogo ad un altro ma quello di testimonianza comune di voler ottenere un risultato”. Come ogni esperienza anche gli operatori sanitari a Lourdes devono affinare l’arte della perseveranza per incontrare, curare e accogliere: “Formarsi all’accoglienza – dice Baiocco – attraverso una competenza multidisciplinare può portare a lavorare o meglio servire secondo una etica che si basa sulla perseveranza non intesa come sopravvivenza ma come tentativo di vivere pienamente l’incontro Professionale Umano Catechetico con l’altro/a”.
LA PREGHIERA DI MELAZZINI
Mario Melazzini – oltre alla relazione di grande pregio e valore che ha tenuto davanti agli operatori sanitari – durante la processione della sera ha letto una breve testimonianza che mi ha molto toccato per la sua profondità. Eravamo alla fine del terzo mistero del rosario, alla processione stavano partecipando migliaia di persone in una bella sera di fine settembre e con la sua voce flebile ma allo stesso tempo forte ha letto queste righe che parlano di lui. Sono troppo profonde per essere dimenticate, per questo ho chiesto il suo permesso per pubblicarle. Ecco la sua testimonianza:
“Nei momenti più difficili con la malattia e la sofferenza, quando tutto mi sembra perduto, penso alla mia famiglia, a mia moglie ai miei figli, socchiudo per un istante gli occhi e mi libero di ogni pensiero, consegnandoli nelle mani del Signore. La sofferenza nella quotidianità può diventare un valore aggiunto al nostro percorso di vita, come una concreta e reale esperienza. Beati coloro che con la sofferenza vivono ogni giorno, con gioia e umiltà l’infinita bellezza dell’esistere. Un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, nella malattia, nella disabilità, mortificato nella sua esteriorità fa brillare maggiormente l’anima, il luogo in cui sono presenti le chiavi che possono aprire, in qualunque momento, la via per vivere nel modo migliore la propria vita. Vivere questi momenti non per essere serviti ma per servire l’altro con gioia, umiltà e amore. Vivere tutto ciò con gratitudine, pazienza nell’accompagnamento, educazione al gratuito e all’amore come dono totale di sé. Come Gesù portò le nostre colpe nel suo corpo sul legno della croce, senza commettere peccato e sulla cui bocca non vi fu inganno, e sopportò tutto per noi, perché vivessimo uniti a lui. E volgendo lo sguardo alla Sua croce riscopriamo quella coraggiosa fedeltà che ci rende liberi: liberi di «consegnare» la nostra vita. Dobbiamo tendere a imitare la Sua pazienza, umiltà, misericordia e se dobbiamo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria, grazie a Lui, Mistero portatore di speranza e di vita. Lui è sempre accanto a noi, anche nel dolore, nella malattia, nella disperazione, nella sofferenza e anche quando ci sembra di essere soli, contro tutto e contro tutti, il Signore è al nostro fianco con il Suo sguardo che ci dona speranza e ci dice: ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28,20)”.
LA POTENZA DEL SILENZIO
Insomma Lourdes è anche questo, l’incontro col dolore che è intrecciato di amore e di speranza. Poi al ritorno, il sapore che lascia l’esperienza è quella dell’ultima apparizione di Maria descritta da Bernadette Soubirous, giovedì 16 luglio 1858. Era la 18ª e ultima apparizione e tutto avvenne nel silenzio, nessuna parola aveva disturbato quell’incontro, e quella relazione così intima si è incarnata per sempre: “Mi sembrava di essere proprio alla grotta, alla stessa distanza delle altre volte; vedevo solo la Madonna; mai l’avevo vista così bella!”.
Francesco Occhetta
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