- ...per questo sono qui, per portarti le voci del Cielo- Ma io non ho mai sentito le voci del Cielo- Le voci del cielo sono le voci dei Santi.- Le voci dei santi? Ma parlano tedesco, italiano o ladino?- Non c'è problema: parlano tutte le lingue...
del 01 gennaio 2002
Angelo - Non hai paura di me, vero?
Bambino - Io non ho paura degli angeli
Angelo - Il Signore ha udito la tua preghiera e mi ha mandato da te.
Bambino –. Stavo pregando per mio nonno che è andato in Cielo.
Angelo - Lo so, per questo sono qui, per portarti le voci del Cielo.
Bambino - Ma io non ho mai sentito le voci del Cielo.
Angelo – Le voci del cielo sono le voci dei Santi.
Bambino – Le voci dei santi? Ma parlano tedesco, italiano o ladino?
Angelo - Non c’è problema: parlano tutte le lingue
Bambino - C’è il mio patrono?
Angelo - Certamente. Tu ti chiami Cassiano, vero? Pensa, ci sono almeno 5 San Cassiano.
Bambino - Quello che faceva il maestro che è stato martirizzato dai suoi allievi al tempo dei Romani. Me lo fai sentire?
Angelo – Ma certamente. E devi fargli una domanda?
Bambino - Sì, devo chiedergli se è vero che era della mia terra, di Bressanone e poi… perché i suoi scolari lo hanno ucciso.
San Cassiano - (voce con effetto eco) Sono nato in Tirolo e facevo il maestro. Quando mi sono convertito al Cristianesimo, i Romani mi hanno mandato in esilio a Imola. Un brutto giorno i ragazzi che avevo a scuola, istigati dai loro genitori, mi hanno colpito tante volte con lo stiletto che serviva per incidere sulle tavolette di cera: non avevamo ancora i quaderni.
Bambino - E hai sentito dolore?
San Cassiano - Moltissimo. Ma ho pensato che ero come Gesù quando lo hanno crocifisso.
Bambino – Devo morire anch’io come te?
San Cassiano – No, il Signore per te ha un’altra strada per farti santo.
Angelo - Allora sei contento? Hai sentito la sua voce? Vuoi sentire un altro santo?
Bambino - Sì!
Angelo - Quale ti piace di più?
Bambino – Quello che vuoi tu.
Angelo - Allora ti faccio conoscere i due santi patroni d’Italia: Francesco di Assisi e Caterina da Siena.
Bambino - Ma San Francesco è quello che ha baciato il lebbroso?
San Francesco - (voce con effetto) Sì, l’ho abbracciato perché Gesù mi aveva messo nel cuore che siamo tutti fratelli e sorelle: “Qualunque cosa avete fatto ad uno di questi l’avrete fatta a me”.
Santa Caterina - E questo vale anche per il Papa. Ricordati di amare sempre il Papa perché è il dolce Cristo in terra.
Bambino - Io ci voglio bene al Papa perché parla il tedesco come me.
Angelo - Santa Caterina ha dato la sua vita per il Papa, perché in lui vedeva Gesù.
Bambino – Mi fai sentire altre voci del Cielo?
Angelo - Sì, certo. Ti faccio conoscere i patroni d’Europa. San Benedetto per esempio lo conosci?
Bambino - San Benedetto la rondine al tetto!
Angelo - Sì, la rondine indica la primavera e San Benedetto con i suoi monaci ha portato la primavera nella chiesa.
San Benedetto - Ora et labora (pregare e lavorare) suddividere con saggezza il proprio tempo senza esagerazioni ma con equilibrio, perché Gesù è il vero Maestro.
Bambino - A me piace molto giocare!
Angelo - Sì, ma il gioco è più bello se è fatto nel tempo e nei modi giusti. Ti faccio conoscere due fratelli monaci Cirillo e Metodio che hanno inventato la scrittura per i popoli slavi.
Bambino – Hanno insegnato a scrivere come la mia maestra?
Cirillo e Metodio – Sai volevamo bene a quei popoli slavi del nordest; che potessero leggere il Vangelo nella loro lingua e così conoscere Gesù.
Angelo - Sono stati i primi grandi missionari, ma tutti i cristiani sono missionari perché portano Gesù agli altri.
Bambino - Anch’io voglio fare il missionario da grande.
Angelo – Ah sì? E dove vuoi andare?
Bambino - Sulle Ande perché ci sono montagne più alte delle mie!
Angelo - In America del sud, dunque. Vuoi che ti faccia conoscere due santi patroni? Conosci Santa Rosa da Lima e San Martino de Porres?
Bambino – No, che cosa hanno fatto?
Angelo - Te lo diranno loro.
Santa Rosa – Io fin da bambina aiutavo tanto la mia famiglia numerosa e parlavo sempre con Gesù. Per amore suo ho fatto tanta penitenza.
Bambino – Che cosa vuol dire penitenza?
Santa Rosa – Non fare mai capricci e non essere golosi. Dimenticare se stessi e mettere gli altri al primo posto, come ha fatto sempre Fra Martino che abitava a Lima come me.
Bambino – Fra Martino campanaro?
San Martino da Porres – Sì, proprio io. Ero incaricato dalla mia comunità di frati domenicani a suonare la campana per lodare il Signore. Tutto quello che mi chiedevano lo facevo sempre, subito e con gioia.
Bambino - Beh, io faccio fatica qualche volta ad ubbidire alla mamma!
Angelo - Anche i santi facevano fatica, ma era l’amore a Gesù crocifisso che li sosteneva nelle prove.
Bambino - Ma come si fa ad amare la fatica e il dolore?
Angelo – Allora ti faccio conoscere una santa che porta un nome tedesco: Edith Stein. Era ebrea e insegnante di filosofia all’università. Poi si e fatta suora carmelitana, ma è morta nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale.
Edith Stein – Ho voluto vivere la passione di Gesù col mio popolo ebreo. E’ un dono sai poter assomigliare un po’ a Gesù quando si soffre. Io ho sempre sentito una grande serenità.
Angelo - Ti vedo un po’ pensieroso: cosa dici di queste voci dei santi?
Bambino - Ma io da grande vorrei sposarmi e avere una famiglia.
Angelo - Certo. Ti faccio conoscere una santa che è stata una bravissima mamma oltre che la regina di Svezia: Santa Brigida.
Bambino – E cosa ha fatto?
Angelo - E’ stata la mamma di 8 bambini e sua figlia Katerina è diventata santa anche lei. Ha fondato un ordine contemplativo maschile e femminile e tante altre cose.
Santa Brigida – La santità non è far miracoli o cose straordinarie, ma fare bene la volontà di Dio, quella volontà che Dio ha per ciascuno.
Bambino – Ma come faccio a sapere quello che Dio vuole da me?
Angelo - Col Vangelo, vivendolo tu realizzi quello che Dio vuole da te. E poi ci sono le voci del Cielo che ti aiutano durante la vita. Ecco perché le hai sentite. Sei contento?
Bambino - Sì, moltissimo. Ho capito che la santità è il nostro Cielo. E c’è posto anche per mio nonno.
Di don Paolo Baldisserott
Tratto da: L'autore
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