L'eroe quotidiano

Perché ogni relazione, quella matrimoniale e genitoriale sopra tutte, richiede rinnegamento di sé per l'altro per non sfiorire, soffocata dai piccoli egoismi che inevitabilmente ognuno porta con sé nella propria natura ferita dal peccato originale.

del 21 marzo 2013

 

Il mio figlio minore possiede un pupazzetto per cui stravede: una ventina di centimetri di stoffa vivacemente colorata, ripiena di morbida ovatta con le fattezze dell’Uomo Ragno. In verità il fantoccio era del fratello maggiore, che però l’ha presto accantonato preferendogli le macchinine di Cars.

Così il supereroe dismesso è finito tra i giochi del piccolino, il quale l’ha prescelto per l’ergonomicità della figura, l’affusolatezza degli arti, ma soprattutto per la comoda, quanto, credo, saporita ciucciabilità!

E quanti strapazzi subisce quel muto fantoccio rosso e blu: accartocciato, sventolato, succhiato, stropicciato e masticato, rimane stoicamente disponibile alle angherie del suo padroncino, senza nemmeno una smorfia di rimprovero.

Ultimamente, poi, il mio bimbo ha scoperto le meraviglie della forza di gravità, e così il nostro “amichevole Spiderman di casa” si lascia precipitare dal seggiolone spalmandosi a terra per l’ammirata soddisfazione di mio figlio, che pare domandarsi come funzioni questo prodigio degli oggetti che, indipendentemente dalla direzione in cui vengono scaraventati, finiscono sempre e solo in basso.

Ed è proprio guardando la sagoma di quel fantoccino disteso sul nostro pavimento, tra la costellazione di briciole e le immancabili chiazze di pappa che, sullo sfondo mentale del noto tormentone dei primissimi 883, mi accorgo di come quel pupazzo davvero assolva pervicacemente alla sua vocazione di supereroe. Ma soprattutto di come quest’ultima sia figura di quella chiamata all’eroismo quotidiano di ognuno di noi: quella vocazione agli umili gesti di servizio intrinsecamente necessari ad una sana economia famigliare.

Perché ogni relazione, quella matrimoniale e genitoriale sopra tutte, richiede rinnegamento di sé per l’altro per non sfiorire, soffocata dai piccoli egoismi che inevitabilmente ognuno porta con sé nella propria natura ferita dal peccato originale.

Poiché non basta “mantenerla” la famiglia, ma bisogna anche “sussisterla”, ossia letteralmente “starci sotto” per sostenerla con innumerevoli atti di carità minima, piccoli sacrifici d’amore che, ancora una volta letteralmente, “fanno sacro” ogni rapporto tra coniugi e tra genitori e figli. È una vocazione ad immolarsi quotidianamente tra gli sposi e per la prole, sull’altare di una relazione d’amore compiuta in quel Crocifisso Risorto che ricongiunge l’umanità a Dio nello sposalizio ecclesiale e ricuce una Paternità violata dall’egoismo creaturale.

Ed indubbiamente è un compito da supereroi di ogni giorno: si tratta di quell’eroismo delle piccole cose, quelle che piacciono tanto alla Madonna, che fatte per amore davvero salvano il mondo rendendolo un posto migliore. Quei piccoli gesti di gratuità servente, come il preparare lo spazzolino da denti al marito prima di coricarsi, o l’abbassare la tavoletta del wc ricordandosi che il bagno non è frequentato da soli maschietti, o il recuperare un giocattolo dimenticato negli oscuri meandri del divano per renderlo agli occhi accesi di rinnovato stupore del proprio figlio.

Atti non dovuti, ma donati, che dichiarano, a coloro che li ricevono, la propria consapevolezza che loro sono il nostro centro, e non noi stessi. E questo ci fa super-uomini poiché per volontà d’amare superiamo la finitezza della nostra umanità in una comunione di vita divinizzata dal Dio fattosi carne.

Ecco che allora, raccogliendo per l’ennesima volta il pupazzo preferito dal mio bambino e porgendolo a quelle manine grassottelle che, tempo zero, lo riscaraventeranno a terra, traggo un esempio dalla sua inanimata disponibilità al martirio, e rinnovo tra me e Dio il mio sì alla Sua chiamata ad essere, per i miei cari, anch’io supereroe delle cose spicciole, forse non proprio l’Uomo Ragno: più un domestico Superciùk…


 

Di Andrea Torquato Giovanoli

 

Tratto da http://costanzamiriano.com

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