Nella Solennità di Maria, Madre di Dio, e all’inizio di questo nuovo anno, ho pensato di rivolgermi a Maria con una lettera…
Cara Maria, Madre di Dio,
chiamarti “madre” è come aprire uno scrigno, custode di gioielli preziosi, che il tuo volto svela centellinandone alcuni a Betlemme, altri a Cana, altri ancora sul Calvario. Dire “Madre” è dire un legame d’amore a cui Dio, per primo, fa la corte. Impressiona pensarti come Madre di Dio, e sconvolge ancor più pensare che Dio abbia bisogno di una Madre, quasi che l’Infinito non possa bastare a se stesso, ma se così non fosse, Dio sarebbe orfano.
Il Creatore che ha bisogno della creatura, l’Infinito che desidera l’abbraccio di una donna, il Cielo che si fa contenere da un grembo che non è inquinato dai pensieri degli uomini, ci dicono che Dio cerca di andare oltre i propri confini. Il nostro è un Dio inquieto che ama a tal punto le creature da cercarle oltre se stesso, anche agli inferi, e che le brama così tanto da voler abitare in ciascuna facendone dei tabernacoli ambulanti.
Cara Maria, Madre di Dio,
tu sei stata il primo tabernacolo, la prima teca dell’Infinito. Il tuo “Sì” ha permesso a Dio di farsi carne in una creatura, di apparire sulla scena del mondo come ogni bambino. E il tuo “Sì” ha spalancato ad ogni creatura umana la possibilità di essere “mangiatoia” per accogliere il creatore, di essere “fasce” per custodire Dio, di essere “volto” per permettere a Dio di manifestare la sua tenerezza e la sua passione per ogni anima.
Maria, proprio perché tu ti sei lasciata illuminare dal volto di Dio, Lui brilla sul tuo. Anche oggi come allora, ci sono, negli angoli più umili del mondo, volti di creature che danno pace perché riflesso del Volto dei volti: il Volto di Dio.
Maria, aiutaci a liberare il nostro viso da quelle preoccupazioni che dicono la nostra poca fede e da quelle maschere che, apparentemente, nascondono le spade che trafiggono l’anima.
Maria, liberaci dalle rughe del peccato e da quei sorrisi che nascondono le nostre paure e le nostre solitudini. Ti chiediamo di lavare il nostro volto affinché possa essere icona del volto di Dio. E, se serve, purificaci il volto con le lacrime della nostalgia per gli affetti più cari, e con quelle che scendono come cascate quando ci accorgiamo di aver perso l’amore. Le lacrime del cuore son sangue, e son sante, perché sgorgano dalla delusione di non riuscire ad amare come Dio ama. È questo il dono più grande che ci è stato fatto: desiderare di amare come Lui, “fino alla fine” (Gv 13,1).
In te, Maria, donna umile e pertanto capace di Dio, questo desiderio si è realizzato pienamente; in noi, è un anelito che invoca d’avverarsi facendoci intuire che solo l’amore che viene da Dio può colmare la sete di una creatura che vuole tutto l’amore possibile. Chi è che amando non vuole aver tutto ciò che ama? Chi è che avendo tutto ciò che ama, non è disposto a perderlo perché viva eternamente ora in coloro che ci sono cari?
Cara Maria, Madre di Dio,
questo “Tutto”, che cerchiamo brancolando tra vicoli di speranze e altri di delusioni, tu ci insegni che lo possiamo “vedere, udire e toccare” (cf. 1Gv 1,1-3) nella misura in cui gli facciamo spazio liberando le stanze della vita da ogni scelta e da ogni affetto che non hanno il profumo di Dio. Quante volte le nostre decisioni portano a silenziare “nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà! Padre!” (Gal 4,6), rendendoci orfani! Quante volte siamo sordi a quel grido che ci abita e che ci illudiamo di ammutolire assecondando qualche voce suadente di questo mondo!
Maria, donaci di capire che è lo Spirito che grida in noi quando cerchiamo il senso della nostra esistenza, che è lo Spirito che geme in noi quando nulla ci basta di quello che abbiamo, che è lo Spirito che ansima in noi quando sentiamo il dolore per ogni amore soffocato.
Maria, insegnaci in questo nuovo anno a far spazio a Dio, a dire di “Sì” alle sue richieste, a custodire il nostro “grembo” affinché non venga mai violato dal male e avvelenato dal peccato. I nostri affetti, il nostro voler bene, i nostri sguardi e gesti, le nostre scelte, le nostre case, le nostre istituzioni e le nostre scuole, le nostre famiglie siano davvero quel “grembo” in cui concepire Dio per donarlo al mondo. Maria, combatti con noi affinché il male non le priva della capacità di generare Dio.
Maria, Madre di Dio, fa’ in modo che la tua maternità sia contagiosa, lavora come infaticabile operaia affinché gli affetti, il voler bene, gli sguardi e i gesti, le scelte, le case, le istituzioni e le scuole, le famiglie siano una mangiatoia su cui “adagiare Gesù”, un altare ove il Cielo sposa la terra. Maria, aiutaci a fare spazio, donaci silenzi fecondi, donaci quei digiuni che fan venire fame di Dio, liberaci da quelle schiavitù che ci impediscono di essere “figli e anche eredi per grazia di Dio” (cf. Gal 4,7).
Cara Maria, Madre di Dio,
tu che a Betlemme “custodivi tutte queste cose, meditandole nel tuo cuore” (Lc 2,19), donaci in questo nuovo anno di non sentirci orfani, ma figli tuoi e figli di Dio. E donaci di desiderare di essere padri e madri di anime pronte a salvare altre anime.
Amen
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