Il patriarca maronita Bechara Rai, che ha condannato gli attacchi alle moschee di Tripoli e quella a Roueiss, presiederà la celebrazione ufficiale il 7 settembre.
Il Libano, scosso dagli episodi di violenza e alle prese con un'invasione di profughi a causa del conflitto siriano, riceverà nei prossimi giorni uno speciale messaggio di pace, con l'arrivo dell'urna contenente le reliquie di San Giovanni Bosco. L'evento verrà celebrato con una serie di manifestazioni della Famiglia salesiana presente nel Paese dei Cedri (comprendente Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori), alle quali prenderanno parte diversi vescovi.
Il Libano, dove l'urna arriverà il 31 agosto dalla Bielorussia e rimarrà fino al 10 settembre, è l'85/o Paese toccato da questo pellegrinaggio.
«Sarà un momento importante, non solo per noi Salesiani, ma per tutti i cristiani», ha detto il direttore della comunità salesiana del Libano, don Karmi Samaan. L'urna sarà ospitata tra l'altro nelle due case salesiane di El Houssoun e Fidar, e il 7 settembre sarà a Bkerke' nella sede del Patriarca maronita, il cardinale Bechara Rai, che presiederà la celebrazione ufficiale. Il 9 settembre l'arrivo nel santuario di San Charbel, uno dei santi più venerati del Paese.
Ieri il Patriarca maronita del Libano, card. Bechara Rai, ha stigmatizzato come ''un crimine contro Dio, contro l'umanita', contro il Libano'' gli attentati alle moschee di Tripoli e quella a Roueiss, nella banlieue sud della capitale. Nell'omelia tenuta ieri a Dimane, la residenza estiva del patriarca, riferisce l'agenzia AsiaNews, egli ha espresso solidarieta' e preghiere alle vittime e alle famiglie delle due regioni, invocando l'unita' nazionale, esortando i capi politici a far uscire il Paese dall'empasse. Da mesi il Libano non ha un governo, per gli ostacoli e le richieste che gli Hezbollah pongono sul tavolo e per le diverse posizioni dei partiti sulla situazione siriana.
Puntando il dito verso la classe politica, ha detto: ''Di fronte alla mostruosita' che ha toccato il Libano, dal sud di Beirut fino al cuore del Nord, gli uomini al potere e le parti in conflitto che rifiutano di sedersi al tavolo del dialogo, che bloccano la formazione di un nuovo governo, paralizzano il parlamento e sospendono la vita pubblica, devono prendere coscienza che sono essi i responsabili del caos sulla sicurezza, della proliferazione delle armi illegali, delle auto-bomba itineranti, delle esplosioni e del sangue dei martiri innocenti''.
''La loro pesante responsabilita' davanti a queste catastrofi nazionali - ha aggiunto il card. Rai - impone loro il dovere di far uscire il Paese dalle coordinate del conflitto confessionale regionale, liberandolo dalle direttive straniere e separandolo dagli sviluppi siriani''.
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