Diversamente dal passato c'è qualcosa di diverso nel senso di interessante, di potenzialmente positivo nella prop osta del rocker emiliano. Lo rileviamo per accompagnare con simpatia i duecentomila giovani che si muovono per sentire un artista che afferma convinto 'l'amore conta'.
del 11 settembre 2005
Attendendo il concerto…
 
L'amore conta. Frega la morte
 
Il più grande concerto a pagamento di un cantante rock italiano. Questo è il primato che Luciano Ligabue si accinge a raggiungere con il colossale concerto di oggi a Reggio Emilia. Si calcola che duecentomila persone parteciperanno all'evento musicale dell'anno. E fin qui sembra semplicemente un primato interno al mondo del rock, alla concorrenza tra big della canzone e ai bilanci dei botteghini.
Ma l'evento del Campovolo si presta anche a qualche considerazione in più. Il genere rock evoca non raramente qualcosa di perverso, di trasgressivo spinto, addirittura di satanico. E non è solamente un pregiudizio. Sesso, droga, violenza, la fanno talora da padroni nei testi più estremi (e non solo nei testi…). Lo sballo, infatti, è tutt'altro che un incidente di percorso, o un imprevisto. Eppure, ai suoi fan, che arriveranno da ogni parte d'Italia, il Liga si ripromette di offrire non soltanto ore di suoni assordanti e caleidoscopiche coreografie che emozionano, e scatenano gli istinti. Basta analizzare qualche suo testo per constatare quanto i temi siano quelli che interessano profondamente l'uomo, di sempre, in perenne e affannata ricerca per dare un senso alla propria e altrui esistenza sulla terra.
'Nome e cognome' è il titolo dell'ultimo album, in uscita il 16 settembre, e di cui se ne avrà oggi qualche anticipazione live. Nome e cognome sono i primi dati anagrafici che identificano un soggetto. Ovvio? Magari lo fosse. I tempi sono tali per cui un numero, un codice a barre, una smart, una categoria rispondono più efficacemente all'esigenza di rapida identificazione e sostituiscono con disinvoltura nome e cognome, appunto. Ma non possono prendere il posto del desiderio di ogni persona di rimanere se stessa, un individuo unico, inconfondibile. Ligabue tenta di farsi interprete di questo desiderio, lo ricorda alla massa sudata dei suoi spettatori ciondolanti nella penombra del parterre.
Quando si è giovani e pimpanti la morte appare lontana, perfino innominabile. Ma non è scortese il Liga quando ricorda di averla incontrata da vicino, nella vicenda dolorosa di una persona cara, un cugino-fratello al quale indirizza il suo canto ('Lettera a G') per dirgli ciò che il tempo breve non gli ha permesso di esprimergli. Davanti alla morte ogni certezza vacilla. Subentra la tentazione della disperazione, che tale rimane anche se camuffata da volontà di potenza, dai miti del successo, dalle illusioni dell'estasi artificiale. E qui avviene la virata che fa la differenza: 'L'amore conta. Conosci un altro modo per fregare la morte'. Ligabue invita a provare. A questo punto, amore non è più semplicemente una rima da cercare o il diversivo per un'avventuretta. Diventa bisogno dell'anima, la vera avventura umana. Un anelito profondo che si propaga sulla platea con le sonorità della band.
E c'è anche traccia - udite, udite - di sentimento religioso. Luciano chiede a Dio 'hai un momento per me?'. Con l'immediatezza sfrontata di chi sa di poter osare, non disdegna la confidenza col divino. Il rapporto vorrebbe farsi personale, un tu per tu diverso dal sentimento vago, confuso, da New Age, che fa tanto tendenza e non scomoda gran che.
Oggi - ammettiamolo - sono rimasti pochi i personaggi in grado di muovere le grandi masse giovanili, in particolare nel vecchio continente. Se il primo posto, ineguagliabile, spetta sicuramente al Papa, senza bisogno di dimostrarlo, subito dopo resistono ancora i maestri del rock. Ma proprio perché quasi mai si pongono come suggeritori di vita buona, l'evento di Reggio Emilia assume in questo frangente una connotazione particolare. Vi sarà infatti non soltanto musica di un certo tipo, ma anche spunti e spiragli. D'accordo, siamo ancora distanti dalla piena adesione a un mondo di valori, alla risposta della fede. Del resto un cantante rock non è un catechista. E il Liga non fa eccezione. Tuttavia, diversamente dal passato c'è qualcosa di diverso nel senso di interessante, di potenzialmente positivo nella proposta del rocker emiliano. Lo rileviamo per accompagnare con simpatia i duecentomila giovani che si muovono per sentire un artista che afferma convinto 'l'amore conta'. E vuole essere creduto.
(Lorenzo Sperti - Avvenire)
 
 
Dopo…
 
Ligabue, recordman del rock. Il cantante emiliano è salito sul palco alle 21.30 intonando il nuovo singolo «Il giorno dei giorni». Poi di seguito i suoi grandi successi…
 
REGGIO EMILIA - Aeroporto, chiamato chissà perché Campovolo. Sono le 21.16. Grida dal palco il manager Maioli: «Voi avete battuto il record, voi siete il record!», (ma quale? Quello di Vasco a Imola? o degli U2 proprio qui a Reggio Emilia?). Poi un appello alla marea umana: «Non spostatevi da un palco all'altro». Clima di forte autocelebrazione dunque fin dalle prime battute, quando uno zoom satellitare centra gradualmente l'Italia, poi l'Emilia, Reggio, il Campovolo, la folla e i palchi. Fra un frinir di grilli parte il brano «Il giorno dei giorni». E poco dopo Ligabue affronta la folla e dice: «Allora non era una balla, ci siete davvero? Ebbene, vi do una comunicazione di servizio: ci siamo anche noi». Ma purtroppo, in quel momento, a sua insaputa, dei ladri stavano svaligiando la sua casa. E via con «I ragazzi sono in giro» , «Hai un momento Dio», «Vivo Morto o X», «L’odore del sesso».
 
Inizia così - dal palco principale - uno show difficile da dimenticare per la varietà della situazioni sonore e visive che offre (i suoni del palco Vintage sembreranno provenire da un altra epoca rispetto a quello principale), per la suggestione creata da 4 punti spettacolo e otto schermi che definire giganti è riduttivo, e per la complessità dei problemi tecnici affrontati dallo staff degli organizzatori Claudio Trotta e Ferdinando Salzano, dallo spostamento rapido in auto di Ligabue da un palco all'altro, dalle distanze enormi fra band e artista, fra casse di diffusione lontane e frontali (ed in effetti in alcune aree del concerto la qualità del suono è risultata pessima). A un certo punto, sul Palco Vintage, a 800 metri di fronte a quello principale, Ligabue - che ha appena finito di eseguire, con la band dei compaesani con cui era «decollato», i Clandestino, tre classici delle origini e sta affrontando la celebre «Bar Mario» - viene interrotto dall'arrivo di tre persone: l'amico del cuore e manager Claudio Maioli che, vestito da cameriere, porta una tazza di caffè, dal promoter storico di Smemoranda Nico Colonna che offre una scopa e dal promoter Claudio Trotta che porge una chitarra per dar vita a un assolo di «Jumpin’ Jack Flash».
 
E' uno dei tanti momenti spettacolari del megaconcerto evento che ha coinvolto ieri sera a Reggio Emilia oltre 180 mila spettatori paganti intorno al rocker italiano Luciano Ligabue, che ha cantato e suonato per quasi tre ore sui quattro palchi che racchiudevano l’area di spettacolo più grande mai costruita ad hoc nella storia dei concerti: 150 mila metri quadrati («Così grande che ci si stanca di girarla anche in moto», confessa Liga) per una produzione costata ufficialmente 5 milioni di Euro. Mirabili le trovate per dare il tempo all’artista di passare da un palco all’altro. Mentre lui lascia il palco solista dove esegue uno dei pochi brani inediti del concerto («Sono qui per amore», dedicata a chi soffre a New Orleans) Liga fa partire una versione gregoriana di «Libera Nos a Malo» eseguita da un coro alpino. L’esibizione nel palco-teatro con Mauro Pagani strappa applausi e cori per «Una vita da mediano» e «Questa è la mia vita», mentre il ritorno al palco principale culmina con i fuochi d’artificio in «Balliamo sul mondo» e alla fine di «Tra palco e realtà» parte una raffica di bis fra cui «Certe notti», «Urlando contro il cielo». Trionfo per un evento che va al di là del concerto. A prevalere infatti in uno show multimediale di questo tipo non è quell’ineguagliabile rock sentimentale che l’artista propone sul palco, ma il racconto per suoni e immagini in diretta dell’evento contestualizzato. Che ha funzionato nonostante la forma vocale di Ligabue non fosse delle migliori forse anche per inconvenienti tecnici legati al maltempo che non ha consentito adeguate prove. Ma il bel comunicatore vince sul cantante anche di fronte a stonature clamorose come quelle di «Fra palco e realtà».
 
La festa era cominciata alle 14 con una canzone partigiana contemporanea del gruppo semisconosciuto Piccoli omicidi. «Ho combattuto la sopra il monte con i mie compagni che tanto ne morì. Ma per la patria e con il sole in fronte, credimi bello era morir così». Poi, applauditi, contrariamente a quello che accade ai supporter nei festival, i Nucleo, l’esordiente L’Aura (altra italiana che si esprime in inglese come Elisa), i Rio, i Folkabestia (con abbondanza di slogan antiberlusconiani), Edoardo Bennato (con molti classici fra cui «La Torre di Babele» e «Capitan Uncino») ed Elisa. Due ore del concerto saranno trasmesse da Mediaset Premium (digitale terrestre) il 30 settembre, il dvd dello show sarà pubblicato il 25 novembre.
(Mario Luzzatto Fegiz - Corriere)
AA.VV.
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