Lo sposo per la sua sposa

Lo scorso 25 luglio, per una malattia incurabile, moriva a Gemona del Friuli (Ud) Paola Massenz, 36 anni, mamma di Camilla, Mattia, Niccolò e Martina. Questo è il pensiero che il marito, Luigi Teot, all'inizio dei funerali nel duomo di Gemona, offriva ai quattro piccoli figli e alle persone presenti.

Lo sposo per la sua sposa

da Teologo Borèl

del 12 settembre 2005

Anche se è difficile parlare, bisogna farlo:lo deve fare il papà ai suoi bambini ma anche lo sposo a chi è venuto qui a fare festa per la sua sposa.

Bambini forse poche semplici parole vi accompagneranno per tutta la vita e spero vi possano aiutare quando sarete nel bisogno.

La vita è fatta di inizi e di conclusioni; così come all'alba segue il tramonto, così la morte è la conclusione naturale della vita. Anche se è spiacevole pensarlo e soprattutto se noi vorremmo che non accadesse mai ai nostri cari, noi tutti siamo mortali. Noi dobbiamo morire, prima o poi, solo che ce lo dimentichiamo.

La mamma ha sempre parlato di un posto dove tutti arrivano: dove c'è Dio Padre, e dove c'è la Madonna e ha sempre detto che la morte, seppure inesorabile, non è temibile: non dobbiamo aver paura della morte. La mamma che vi voleva un immenso bene sapeva che - se un giorno lei non ci fosse stata più - avremmo trovato una forza speciale nell'amore, quell'amore che viene da Dio, quello che ci fa star bene non solo fra di noi ma con tante altre persone. Pensate a quante persone meravigliose, uniche, dal cuore buono, avete conosciuto per merito suo. E questo cosa vuol dire? Che Dio ci manifesta il suo amore, sempre, si fa vicino ad ognuno di noi, ci segue, ci sostiene passo passo nelle prove della vita. Il Signore ci aiuta anche ora; guardatevi attorno!

 

I funerali sono importanti anche per chi resta: ci danno l'opportunità di unirci a tante persone che ci vogliono bene e di ricevere affetto e sostegno, e così noi stessi possiamo dare amore a loro. E possiamo esprimere anche la nostra tristezza con le lacrime ed il pianto senza vergogna: la mamma vi ha abituati alla sincerità e le lacrime sono la sincerità dei nostri sentimenti.

Quindi bambini non temete, non pensate di essere stati abbandonati o di essere rimasti soli; la mamma vi guarda sempre, solo da un po' pi√π in alto ed ha messo con il suo amore tutt'attorno a voi mille angeli: le persone buone che vi ha insegnato come poter riconoscere.

 

A voi invece, parenti, amici, sacerdoti, fratelli e sorelle, a voi che avete conosciuto Paola, non dovete essere nello sconforto o disperare pensando che il Signore che è stato incessantemente e fiduciosamente pregato non abbia ascoltato; anche se ancora una volta abbiamo fatto la dolorosa esperienza della nostra incapacità di uomini, anche se davanti al dolore di Paola ci assale il dubbio, apriamo gli occhi e vediamo che anche ora stiamo sperimentando la straordinaria potenza della grazia. Se Paola era totalmente fiduciosa in Dio, abbandonata in Lui come un figlioletto nelle braccia del Padre, così noi dobbiamo essere convinti che il miracolo chiesto c'è stato, e non uno solo.

 

E' un miracolo sentirsi più buoni perché abbiamo ricevuto un qualcosa di meraviglioso conoscendola; un miracolo aver incontrato tante brave persone, quasi degli angeli dati dal cielo, persone che tra loro si sono aiutate veramente con il cuore, che si sono venute incontro e tutte con la gioia di farlo per prime, disinteressatamente a dispetto di questi tempi così malvagi e pieni solo del sé; ogni nuovo amico che Paola ha trovato è stato un miracolo che ha dato frutto. Un miracolo è stato per molti scoprire Maria e la preghiera.

 

Un miracolo aver potuto risolvere le incomprensioni. E' un miracolo che una malattia così terribile abbia atteso così tanto tempo prima di portarla via, permettendole di vedere la piccola crescere ed i grandi di avvicinarsi a Gesù Eucaristia.

Quindi grazie per tutto quello che avete chiesto; perché è arrivato: ci sono miracoli speciali che avvengono dentro i cuori e che guariscono le anime e sono quelli che danno frutto perché sono i più contagiosi.

Luigi Teot

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