Il Vangelo commentato dai giovani e dai salesiani. Prenditi un tempo di meditazione sulla Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,22-30
In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
La prima Lettura di oggi ci riporta ad una pagina che spesso viene intitolata: il «peccato originale». È vero, almeno nella narrazione di fede, uomo e donna terminano di ascoltare con familiarità profonda e di godere Dio. Invece, ascoltano-obbediscono-si lasciano ingannare da un serpentello. Chiaramente, si tratta di immagini di un racconto, che però ha l’intenzione di affermare qualcosa a riguardo di Dio, dell’uomo e della donna. Dunque, si tratta del rapporto tra loro.
Purtroppo, quanto è facile anche per noi dimenticare, tralasciare la stupenda bellezza e grazia del vero Gesù Cristo e accontentarci di tantissimi tipi di idoli (falsi dei costruiti più o meno ingenuamente, a nostro uso e consumo). Attraverso lo sguardo della fede, ci possiamo accorgere, anche con tantissima fatica, che nessun uomo coincide solo ed esclusivamente con i propri errori; nessun uomo può essere definito (letteralmente, limitato) dalle proprie ferite.
Ma vi sono anche, e vanno evidenziati con forza, almeno tre segni precisi di speranza.
In particolare, Dio prende l’iniziativa per ristabilire il dialogo con Adamo ed Eva.
Viene anticipata in queste righe la grazia di Dio presente in Gesù Cristo e in Maria Santissima. In particolare, nel capitolo 12 dell’Apocalisse, ci verrà mostrata una grande guerra in cielo, in cui Satana sarà sconfitto.
Inoltre, dopo poche righe da quanto letto, Dio stesso preparerà delle pelli per coprire quella stessa nudità che in principio era vissuta serenamente, ma ormai è diventata oggetto di vergogna.
La seconda Lettura può essere vista come uno stupendo inno alla vera speranza cristiana, la quale non si arrende di fronte a niente e nessuno.
Il nucleo vivente del Vangelo di oggi mi pare che ci aiuti a riflettere, meditare, contemplare, gustare la grazia di Dio. Nella prospettiva della fede, nessuna cattiveria, nessuna ferita, nessun «diavoletto» (o tentazione) potrà mai avere la meglio sull’amore dolcissimo, potente e misericordioso di Dio.
Ma, per noi creature umane, si presenta (anche in modo piuttosto tragico e drammatico) una questione che apre scenari, intuizioni varie molto delicate. Forse, un po’ come un cerchio che sembrava perfettamente a posto ma che, ad un certo punto, si apre violentemente e sembra non poter più richiudersi. Prima o poi, ci accorgiamo che è impossibile risolvere tutto lavorando solo a livello intellettuale. Invece, vengono toccate tutte le corde più profonde di tutta la nostra esistenza. La libertà.
Non è che anche noi rischiamo di costruire-proporre-imporre (specie a coloro pensiamo [forse ingenuamente?] di amare di più) non una sana libertà dei figli di Dio (cuore di tutto il messaggio di san Paolo), ma delle bellissime, dorate, meravigliose gabbie d’argento?
Chissà, potrebbe anche capitarci (anche con tutte le buone intenzioni) di cercare di preparare il meglio soprattutto per le persone che amiamo, ma nasce la tragedia: anche a causa delle nostre stesse ferite, incateniamo invece di liberare. Peccato!
Invochiamo senza stancarci lo Spirito Santo, in modo da incarnare e testimoniare (anche solo con la luce negli occhi) la gioia di essere liberi figli, fratelli, madri… di nostro Signore Gesù Cristo.
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commento di don Paolo Mojoli SDB
https://www.donpaolomojolisdb.it/2024/06/05/mia-madre-e-i-miei-fratelli-10-domenica-del-tempo-ordinario-9-giugno-2024/
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