Lunedì 25 novembre 2019, nella parrocchia di Capriglio, si è fatta memoria della morte della Venerabile Margherita Occhiena. La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Ezio Orsini, rettore della basilica di San Giovanni Bosco di Colle don Bosco. Hanno concelebrato: don Mario Maritano (SDB), don Domenico Valsania (Vicario Unita Parrocchiale Mamma Margherita), don Angelo Maccaluso.
Lunedì 25 novembre 2019, nella parrocchia di Capriglio, si è fatta memoria della morte della Venerabile Margherita Occhiena. La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Ezio Orsini, rettore della basilica di San Giovanni Bosco di Colle don Bosco. Hanno concelebrato: don Mario Maritano (SDB), don Domenico Valsania (Vicario Unita Parrocchiale Mamma Margherita), don Angelo Maccaluso.
In questo numero il testo integrale dell’omelia di Don Ezio Orsini.
Sono contento questa sera dell’invito, grazie. Mi sono messo proprio lì a pensare, perché mamma Margherita si merita anche qualche cosa di pensato, perché è una bella figura ed è una grande figura. Avete sentito il Vangelo della povera vedova che getta due spiccioli: ha dato tutto, come ogni mamma che da sempre tutto, e rappresenta bene la vicenda e la storia di questa donna, piccola e grande allo stesso tempo. Che cosa dire di mamma Margherita? Non ci ha lasciato niente di scritto, ma ci ha lasciato un figlio e attraverso il figlio possiamo risalire anche a qualche cosa della madre. Tale figlio, tale madre si diceva, no? E allora nel volto di don Bosco brilla qualche cosa della luce di mamma Margherita, e allora accendiamo qualche luce su questa celebrazione di questa sera. La luce della festa. La luce che arriva da questa donna, che onora e che da rinomanza anche a questo luogo. Siete conosciuti in un po’ tutto il mondo salesiano. Quelli di Castelnuovo hanno chiamato Castelnuovo aggiungendoci don Bosco, perché avevano capito che Asti, pur essendo la città più importante in questa zona, non la conosceva quasi nessuno nel mondo, ma don Bosco sì! e conoscendo don Bosco anche Capriglio è stato conosciuto un po’ in tutto il mondo. Questa donna dà rinomanza al vostro paese. La prima luce arriva proprio da lei: conosciuta in tutto il mondo come esempio di semplicità e nello stesso tempo di saggezza, di povertà esteriore e di ricchezza interiore, di umiltà nelle sue origini e nello stesso tempo di grande sapienza educativa. Noi non avremmo avuto don Bosco se non avesse avuto una mamma come mamma Margherita. Ha saputo coniugare la fermezza con la dolcezza, una cosa essenziale per l’educazione. Per educare come si fa? Non devi rimproverare dal mattino alla sera inflazionando i tuoi figli di rimproveri, perché poi alla fine con l’inflazione sappiamo che anche i soldi se l’inflazione è grande non valgono più niente, se tu continui a rimproverare. E invece bisogna contemperare le due cose: l’esigenza e la condiscendenza. Essere esigenti, non concedergli sempre tutto, ma essere anche condiscendenti: una mamma sa come fare a essere condiscendente, ha tutte le armi per riuscirvi. Mamma Margherita ha coniugato la fede solida e profonda con la carità concreta. Non ha fatto grandi discorsi sulla carità, ma l’ha mostrato nel suo esempio, nella sua vita, quando passava qualche povero in quella casa già povera ai Becchi. Una sapienza che è stata sedimentata dalla tradizione, che è come un corso universitario che ha illuminato la sua esistenza, che l’ha trasformata in un’esistenza non solo da consumare per se stessa ma da investire in azioni nobili e grandi, in progetti concreti consolidati dalla tradizione che non si consuma sotto i colpi dell’innovazione continua. Noi siamo sempre sotto il colpo dell’innovazione, ci piace sempre la cosa nuova, e invece dobbiamo conservare anche le cose antiche. Le cose, il fondamento della nostra esistenza e della nostra tradizione. Mamma Margherita ci insegna ancora oggi a spendere i nostri giorni per cose grandi e ad agganciare il nostro orizzonte non solo alla nostra storia personale ma soprattutto alla fede, che guida anche le persone più umili a comprendere quello che è essenziale per distinguerlo da quello che non è essenziale, a capire dove sta il bene e dove sta il male. Vedete, il processo educativo, l’azione educativa è molto semplice: al ragazzo, al bambino devi insegnare subito quello che è bene distinguendolo da quello che è male, quello che si può da quello che non si può. Diciamo che questa era una distinzione che andava forte, non c’era neppure il bisogno di stare ad insegnare: oggi invece in questa confusione fra bene e male è bene che ci sia qualcuno che ti richiami: questo è male non si fa, questo è bene e si fa. La sapienza educativa di mamma Margherita ha instaurato i suoi figli proprio su questa strada, questa distinzione, principio primo, la luce indispensabile per guidare i figli e i giovani, per instradarli in una strada che li porta veramente a qualcosa di grande. Ecco mamma Margherita, la sua grandezza, legata alla sua umiltà e alla sua semplicità. Questa è la prima luce, arriva da lei perché lei è la luce anche di questo paese, vero? Ma c’è una seconda luce che illumina questa ricorrenza che celebriamo questa sera, ed è la luce che viene da voi cari abitanti di Capriglio. Questo piccolo centro che ricalca lo schema evangelico di Nazareth. Ricordate? Nazareth? Cosa può venire di buono da Nazareth? Capriglio? Ma dov’è sto Capriglio? Andate a Torino e chiedete dov’è Capriglio, ma… forse qualcuno lo sa, ma è un piccolo centro! Eppure rientra dentro la logica con cui il Signore ha scelto le cose piccole per fare le cose grandi. Un principio evangelico: fare grandi cose attraverso le cose che sembrano piccole. Mamma Margherita illumina Capriglio, ma anche Capriglio ha una sua luce che proietta su questa umile sua figlia, e quanto si sta compiendo questa sera in questa celebrazione è proprio un rispecchiare quello che i caprigliesi danno a mamma Margherita: la onorano, la celebrano, la accolgono. È una luce che gli abitanti di Capriglio accendono su di lei. Cosa dire del continuo sforzo per ricordarla, per farla ricordare, per farla conoscere. Abbiamo ospitato numerose puntate “Mamma Margherita ti vogliamo bene” (si riferisce agli articoli sulla rivista del Colle, ndt), forse lo canterete anche questa sera, siamo arrivati alla settantesima puntata! Tutto quello che fate per ricordarla, per farla ricordare, per farla conoscere. Questa educatrice che ha educato e accompagnato suo figlio coniugando la protezione materna al di là del tempo della giovinezza quando Giovanni viveva con lei. La madre per un prete è sempre una presenza preziosa. Lo posso dire anche io personalmente, e penso anche gli altri sacerdoti. Una tutela naturale, un aiuto da dissolvere tutte le nebbie e i sospetti: “vive con sua madre”. Quindi una tutela naturale una madre per un prete, un aiuto indispensabile come lo fu mamma Margherita per don Giovanni Bosco, quando accolse l’invito, per nulla facile per lei, di lasciare queste colline a cui era tanto legata dove si era sperimentata nel sacrificio e nel lavoro anche duro, per intraprendere l’ultima tappa del suo cammino su questa terra. Una tappa che non era per niente facile, l’ultimo passaggio della sua storia a Valdocco in mezzo a dei ragazzi che facevano tribolare suo figlio e facevano tribolare anche lei. Perché il processo dell’educazione non è mai a costo zero. Se noi diciamo sempre sì ai ragazzi forse il prezzo è meno caro ma anche il risultato è meno buono. Ecco la seconda luce: quella che voi accendete su questa figura quando la onorate, la celebrate, la ricordate, la pregate. E c’è infine una terza luce che accendiamo in questa celebrazione che illumina questa festa e che arriva dal Colle, non certo perché chi presiede è il Rettore, ma arriva dal Colle cioè da San Giovanni Bosco, da suo figlio, una luce piena di tenerezza. I biografi dicono che molte volte don Bosco, durante la sua predicazione, si commuoveva, si emozionava, gli si incrinava la voce mentre parlava. Questo è indice di un coinvolgimento emotivo fra quello che dici e quello che senti. La gente capisce se quello che dici lo senti, se smuove qualcosa dentro di te prima di voler smuoverlo dentro gli altri. E don Bosco aveva questa grazia, di unire alla voce e all’intelligenza delle parole anche l’accompagnamento emotivo che è così importante per far capire le cose grandi. Un prezioso indizio di unità tra ciò che faceva don Bosco e quello che provava, tra il suo cuore e le sue parole. Questa tenerezza è sempre un tocco dello Spirito Santo che presenta le cose nella luce di Dio disarmando le montature, le durezze, le freddezze e le indifferenze, che ti spalanca il cuore: il cuore tuo e il cuore di chi ti ascolta. Questo era don Bosco: ti toccava il cuore! E quest’arte di toccare il cuore delle persone, proviene proprio dalla relazione con sua madre. Trasmettere la fede significa proprio immettere questo dinamismo spirituale che ti commuove di fronte alle povertà e alle necessità che vedi intorno a te. Quando fai un discorso sulla povertà, generico, distaccato, forse ti esce più duro, ma quando vedi un povero lì davanti è più difficile che diventi duro, senti che il tuo cuore, come dire, subisce un appello. Mamma Margherita, con la sua presenza, ha formato il figlio a questa attitudine di benevolenza e di tenerezza e lo ha accompagnato. Un’immagine riassuntiva e conclusiva che sprizza luce. Dove? Dal primo film dell’Alessandrini (fa riferimento al film “Don Bosco” del 1935 diretto da Goffredo Alessandrini, ndt), non so se lo avete visto, in bianco e nero, che secondo me è ancora insuperato. È riportata la scena del giovane sacerdote Don Bosco che alla prima Messa dà la Comunione a sua madre, non so se lo avete un po’ presente. Uno scambio di sguardi e di amore verso Gesù eucaristico, tanto dal figlio, che offriva la santa Comunione, come la madre che riceveva dal figlio: quel Figlio che lei aveva insegnato ad amare. È come un lampo, una sintesi che spiega l’origine di tutta la vicenda di questa madre unita a suo figlio: l’amore per Gesù. E non con tante prediche, ma con l’esempio. Ecco tra poco anche noi, fratelli e sorelle, qui a Capriglio in questa chiesa scenderà il Signore nelle sante specie: quelli che possono si accostino alla Santa Comunione e si lascino toccare da questa presenza profonda e viva di Gesù che viene ad abitare in te per trasformare di nuovo la tua vita. E se saremo in comunione con Gesù, questa sera non solo onoreremo mamma Margherita e suo figlio don Giovanni Bosco con i canti e la preghiera, ma soprattutto con la comunione profonda. Essendo in comunione con Gesù noi entreremo in comunione con lei e con suo figlio. Sia lodato Gesù Cristo.
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