L'altro giorno ho sentito due pensionati milanesi su una panchina discutere delle difficoltà adolescenziali del nipote di uno dei due: «Sai, ha 14 anni, quell'età in cui deve decidere se è uomo o donna».
Benedetto XVI ribadisce la posizione della Chiesa: «L’unione tra maschile e femminile è voluta da Dio»
«La Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna». Lo ha affermato Benedetto XVI in un discorso rivolto oggi al Pontificio Consiglio Cor Unum, spiegando che «il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore».
«Positivamente la Chiesa - ha tenuto a sottolineare il Pontefice - è sempre impegnata a promuovere l’uomo» e la sua posizione sui temi dell’etica rappresenta «un grande sì alla dignità della persona chiamata all’intima comunione con Dio, una comunione filiale, umile e fiduciosa». In questa visione, ha scandito Papa Ratzinger, «l’essere umano non è né individuo a sé stante né elemento anonimo nella collettività, bensì persona singolare e irripetibile, intrinsecamente ordinata alla relazione e alla socialità».
«Di fronte a queste sfide epocali noi sappiamo - ha poi concluso incoraggiando i membri del dicastero presieduto dal cardinale africano Robert Sarah a proseguire con animo lieto e generoso il loro impegno - che la risposta è l’incontro con Cristo. In Lui l’uomo può realizzare pienamente il suo bene personale e il bene comune».
Mio caro Malacoda, tanto per cambiare, parliamo di sesso. Benedetto XVI si affanna a dire che Dio «maschio e femmina li creò». I pulpiti concorrenti un po’ gli danno contro e un po’ (senza accorgersene) ragione. Grande è la confusione sotto un cielo non più diviso in due (la prima parte e “l’altra metà”) ma in 23. Tanti, almeno, sono i generi della specie umana censiti dall’Australian Human Rights Commission. Alla tradizionale distinzione tra uomini e donne basata sul sesso (retrograda e materialistica concezione genetico-biologica-fisico-anatomica), vanno aggiunti gli omosessuali, i bisessuali, i transgender, i trans, i transessuali, gli intersex, gli androgini, gli agender, i crossdresser, i drag king, i drag queen, i genderfluid, i genderqueer, gli intergender, i neutrois, i pansessuali, i pan gender, i third gender, i third sex, le sistergirl e i brotherboy.
Se il sesso indica (provvisoriamente) chi sia maschio o femmina, la teoria del genere arricchisce questo dato biologico di una ricchezza culturale che permette al singolo di decidere se essere uomo o donna o altro. Non ti sembri tutto questo una stravaganza d’oltreoceano. Io stesso ho sentito due pensionati milanesi su una panchina al parco dell’Idroscalo discutere delle difficoltà adolescenziali del nipote di uno dei due: «Sai, ha 14 anni, quell’età in cui deve decidere se è uomo o donna».
Maschi e femmine, dunque, si nasce (forse), uomini o donne (o altro) si diventa. Come mostra il servizio che in un minuto e 43 secondi documenta la trasformazione «di un bel ventenne australiano che ha cambiato letteralmente faccia, diventando una donna altrettanto incantevole». Un migliaio di foto montate in un video che «descrive la mia trasformazione da uomo a donna, che ho cominciato fra i 20 e i 21 anni e per la quale ho impiegato tre anni sottoponendomi alla Facial Feminization Surgery».
Non che la decisione sia irrevocabile (anche se tre anni di chirurgia sconsiglierebbero il ripensamento), alcuni sostenitori della teoria del genere parlano di “sessualità fluttuante”, il che potrebbe comportare qualche difficoltà ai sostenitori del matrimonio omosessuale (una persona è convinta di averne sposata un’altra del suo stesso sesso e poi invece le onde dell’attrazione cambiano direzione), dove il problema non sarebbe tanto posto dalla libertà di fluttuazione, quanto dalla sua irreggimentazione in un istituto di diritto. Ma non è di questo che ti volevo parlare, piuttosto dell’impossibilità di denuncia di discriminazione sessuale o di poca sensibilità verso l’universo femminile che consegue logicamente da questa teoria.
Se lo status uomo o donna è scelto dall’individuo e non obbligato dal suo corredo genetico e meno che mai dal suo aspetto fisico, come ci si può lamentare che nello staff del presidente Usa non ci sono donne?
La denuncia è sul Corriere della Sera del 10 gennaio: «Gli uomini del presidente, niente donne per Obama». «L’inner circle è tutto al maschile». «L’assenza di donne nella stanza dei bottoni dell’Obama II sta creando un putiferio tra le elettrici». «Le donne si sentono tradite dal presidente». «Non si può non notare come tutte le dieci persone con il presidente siano uomini». Sicuri? Ma allora ha ragione il Papa. E questo non può essere.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche
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