Misericordia o sacrificio?

Gesù crede in Matteo, legge nel suo cuore e Matteo risponde a questo amore con altrettanta immediatezza: 'Si alzò e lo seguì'. Ritroviamo questi 4 verbi: 'Seduto, seguimi, si alzò e lo seguì.' Quattro atteggiamenti...

Misericordia o sacrificio?

da Teologo Borèl

del 05 giugno 2005

E' mentalità comune pensare che Gesù si avvicina ai buoni, chiama chi se lo merita... Niente di più sbagliato! Il Vangelo di oggi ci presenta un Gesù che va controcorrente, contro la mentalità comune. In un solo versetto all'inizio di questo brano, Gesù, con una sola Parola, cambia completamente la vita di un uomo. Matteo, esattore delle imposte, noi oggi diremmo un ladro pubblico, era seduto al banco delle imposte. Se era seduto significa che ci stava bene, che non aveva nessun desiderio di fare altro, che non pensava di cambiare la sua vita, ma è sufficiente una sola Parola di Gesù: 'Seguimi', per ritrovare la sua vita, non più per rubare ai poveri, ma per difenderli e amarli.

Gesù, non gli dà nessuna spiegazione, non gli dice che la sua vita è sbagliata, non gli fa nessuna predica. Gesù crede in Matteo, legge nel suo cuore e Matteo risponde a questo amore con altrettanta immediatezza: 'Si alzò e lo seguì'. Ritroviamo questi 4 verbi: 'Seduto, seguimi, si alzò e lo seguì.' Quattro atteggiamenti: Matteo è adagiato nella sua occupazione di raccogliere soldi per sè e per i Romani e Gesù lo chiama con fiducia a una vita diversa. Matteo è come svegliato da un torpore, come guarito da una lunga malattia che lo rendeva cieco e insensibile e liberato da una catena che non gli permetteva di vivere la vita vera. Incontrando una sola parola di Gesù, può alzarsi e seguire il suo Salvatore. Anche oggi, Gesù si presenta come Parola che salva!

 

Questo primo versetto, è una dimostrazione concreta di ciò che Gesù dirà dopo ai farisei scandalizzati: 'Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori'. 'Non sono venuto per i sani, ma per i malati', Questo è sconvolgente! Se ti credi giusto, Gesù non è venuto per te, non ha niente da dire, niente da salvare. Ma se sei peccatore, allora Gesù è venuto per te. E' venuto a chiamarti. Anche per il peccatore c'è una chiamata, una chiamata a seguire Gesù, l'unico senza peccato, che però si è unito fino in fondo all'umanità peccatrice. A questo punto dobbiamo domandarci: 'Sono cosciente di essere un peccatore, un malato. Se sono convinto, questa malattia deve avere anche un nome, altrimenti è segno che non ne sono convinto fino in fondo e corro il rischio che Gesù, il medico, non sia venuto per me. E se sono convinto di essere ammalato sono disposto ad accettare la cura necessaria?

Qual è la cura proposta da Gesù? E qui Gesù dice due parole che ancora una volta sconvolgono radicalmente il nostro modo di pensare: 'Misericordia voglio e non sacrificio'. Siamo ancora nel Tempo della Misericordia, più che mai la nostra società si rivela bisognosa di misericordia.

Cito a questo proposito un pensiero di Daniel Ange:

Eccoci nell'era della santità degli emarginati. Tempo di grande miseria, tempo di grande misericordia. Le grazie che sembravano riservate ai più grandi santi, eccole riversate sui più piccoli. 'Sii come un bambino, povero con i miseri come con i grandi. Voglio far sapere ai miei figli che non sono un Dio complicato, ma un Dio povero e piccolo, del tutto semplice, e che chiunque può venire a me, soprattutto il più piccolo, il più ferito'. Vedendo i giovani così turbati, se non addirittura traumatizzati, si potrebbe credere che la stoffa umana sia ormai a brandelli e che non avremo più eroi. Niente eroi, ma molti santi. Forse non dei santi da indicare come esempio di perfezione, ma degli amici di Dio da ricevere come segni di consolazione. Il Santo sarà sempre meno un campione di perfezione, e sempre più un figlio del perdono. Saranno dei santi che si esiterà forse a canonizzare, ma che Dio avrà certamente santificato. Della razza del buon ladrone... Il Santo è colui che si sa talmente peccatore, che Gesù allora è tutto per lui. Più un essere è portatore di un grave handicap, tanto più questo stesso peso lo precipita nella profondità del cuore di Dio. Più un essere è ferito dalla vita, più esso è amato da Maria. Più è rifiutato dagli uomini, più viene proiettato in Dio. Quanto più è ferito, tanto più è Amato!'

 

Da sempre ci hanno inculcato il valore del sacrificio, verissimo, il valore del sacrificio è immenso. Eppure qui Gesù dice una parola molto forte: 'Misericordia voglio e non sacrificio'. Da te, da me, Gesù vuole Misericordia. Vediamo il significato di questa parola per comprendere cosa vuole Gesù. Il termine Misericordia è un'espressione così ricca che, le traduzioni non riescono a brillare in tutta la loro ricchezza di significato. In ebraico si utilizzano due parole per esprimere la misericordia:

Hésed, che indica la trama dei sentimenti profondi che intercorrono tra due persone, legate da un vincolo autentico e costante. Abbraccia, perciò, valori come l'amore, la fedeltà, la misericordia, la bontà, la tenerezza.

Il secondo vocabolo è 'emet, il termine per sé esprime la verità, cioè la genuinità di un rapporto, la sua autenticità e lealtà che si conserva nonostante gli ostacoli e le prove; è la fedeltà pura e gioiosa che non conosce incrinature, dura in eterno.

 

Questo amore di Misericordia lo possiamo comprendere da questa esperienza che ci ha scritto una missionaria dalla Comunità di Campo Limpo:

Qualche tempo fa abbiamo conosciuto Marcelo un giovane di diciassette anni che abita con il padre in uno dei quartieri pi√π poveri della missione. Fin dal primo momento sono stata colpita dal fare inquieto di questo ragazzo. Movimenti bruschi, poche parole, spesso pronunciate in modo sfuggente, uno sguardo perplesso e quasi impenetrabile, come se oscure nuvole cariche di pioggia velassero sempre i suoi occhi castani.

Un giorno con P. Siro abbiamo avuto l'opportunità di dialogare un po' con lui. Ci è stato allora possibile venire a conoscenza di una storia terribile, fatto di narcotraffico, sparatorie con la polizia, morti fughe, carcere minorile, torture. Fino ad alcuni mesi fa ha vissuto con la madre in una delle peggiori favelas di Rio de Janeiro, dove fin da piccolo è stato iniziato alla malavita.

Adesso, desidera cambiare, trasformare quell'incubo in un sogno di una vita diversa. 'Voglio essere un ragazzo normale, che studia e lavora come tutti gli altri..', ci ha detto, mentre mostrava sulle braccia e sul collo, i segni indelebili della scariche elettriche, una delle torture pià comuni a cui i carcerieri ricorrono.

La scorsa settimana, ho parlata con il signor Nilson, papà di Marcelo, per valutare insieme la possibilità di un ingresso in un centro di recupero, che possa aiutare questo giovane a realizzare il suo desiderio di reintegrassi nella società. Durante il dialogo, più volte mi sono commossa nel constatare la bontà di questo uomo.

Il signor Nilson ha quarant'anni: la sua vita è cosparsa di sofferenza e scandita dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza. Sono povero 'mi ha detto ma ho sempre guadagnato onestamente quel poco di riso e fagioli che mi ha permesso di sfamare i miei figli. Ciò che è successo a Marcelo è per le una ferita aperta. Ogni volta che ci penso, sento un dolore straziante. Mio figlio, sangue del mio sangue, spacciatore di droga, in mano della polizia...mio Dio... mi sento responsabile di tutto questo.

È mio figlio: per quanto abbia sbagliato, è mio figlio. So che, in fondo, ha un cuore buono. Ciò che più mi sta a cuore è andare incontro a Marcelo, desidero fare tutto il possibile per aiutarlo, anche se fosse necessario versare fino all'ultima goccia di sangue.

 

Forse non è facile amare con amore di Misericordia... Ma vale la pena provarci... Provaci... magari guardando le partite del campionato di Calcio. Perdona il giocatore della tua squadra che non ha centrato la RETE, e non ha fatto vincere la tua squadra! Auguri. Buona settimana.

Comunità Missionaria di Villaregia

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