"Ci è stata data, così, la possibilità di incontrare concretamente uomini, donne, giovani e ragazzi che si sono guardati intorno, sono andati per la città e hanno visto che c’erano persone che avevano bisogno proprio di loro"
Domenica 6 giugno si è svolto il terzo meeting dell’anno: negli ambienti del San Marco e dello IUSVE si sono ritrovate, dopo mesi di lontananza, tutte le realtà del triveneto che hanno deciso di aderire all’incontro. Nonostante la nottata da diluvio universale non promettesse niente di buono, tanti intrepidi giovani sono arrivati la mattina di domenica pronti a sfidare l’eventuale pioggia, ma soprattutto curiosi e pieni di energia per vivere al meglio la giornata che stavano per vivere.
Il primo meeting si è svolto a settembre: come diceva l’hashtag, “chiamati”, siamo stati invitati a prenderci cura dei cortili della nostra vita, delle amicizie, delle persone che incontriamo, cercando di imitare Giovanni Bosco nel suo avere a cuore i propri compagni. Dopo l’incontro di maggio, svoltosi ciascuno nella propria realtà, che ci chiamava ad essere #discepoli, a renderci conto, cioè, che da soli possiamo fare ben poca strada se non ci fidiamo e affidiamo a qualcuno che ci sappia guidare verso ciò che per noi è il “bene”, abbiamo potuto vivere tutti insieme quest’ultimo incontro prima dell’estate. L’hashtag che ci ha guidato è stato #missionari. Ma missionari dove? In missione per chi? Missionario… io?
Dopo un momento di accoglienza e di danze, che hanno aiutato a immergersi nell’atmosfera di gioia che sempre regna sovrana in questi incontri, il tema della giornata è stato presentato da una scenetta divertente ma dal significato profondo. Avendo ascoltato la testimonianza di vita di Don Bosco, Francesco si preoccupa: che fortunato, don Bosco! Lui ha capito qual è la sua missione… e io? Qual è la mia? Ma, prima di tutto: cos’è una missione? Smartphone a portata di mano, ricerca google e… missione militare, mission imprenditoriale, missione villaggio turistico. Cosa c’entra tutto questo con la missione di cui parla don Bosco? Proprio niente, in realtà. “Se vuoi capire cosa significa essere una missione, va’ in giro per la città e renditi conto come puoi metterti a servizio degli altri”.
La missione di cui abbiamo parlato non c’entra con performances fisiche o imprenditoriali, ma ha a che fare con il personale mettersi a servizio degli altri. Per capire meglio in che modo si può essere davvero missionari, sono venuti in nostro aiuto quattro testimoni. I ragazzi del biennio hanno potuto ascoltare la l’esperienza dei giovani di Lendinara: resisi conto del fatto che tanti ragazzi non sanno come vivere al meglio il proprio tempo libero, si sono rimboccati le maniche e hanno trasformato il centro giovanile nell’oratorio san Filippo Neri, luogo in cui tanti giovani si mettono a servizio di altri giovani. Sempre il biennio ha ascoltato la testimonianza di André, un giovane ragazzo siriano che ha raccontato come ha vissuto la sua vita e il servizio nell’ oratorio di Aleppo, nonostante la guerra che da dieci anni tormenta la città. Sempre da Aleppo, in collegamento video, abbiamo avuto l’opportunità di avere con noi don Simon e di Johnny, educatore dell’oratorio salesiano, i quali hanno mostrato come si può essere missionari anche vivendo in una realtà così difficile e incerta.
Il triennio, invece, ha conosciuto alcuni membri dell’Operazione Mato Grosso, la loro missione in sud America, e ha potuto ascoltare, da persone che la conoscevano bene, la scelta di vita missionaria fatta da Nadia, originaria di Schio, uccisa poco tempo fa in Perù, dove si trovava ormai da anni a servizio dei più poveri. Da Gorizia, infine, abbiamo avuto modo di ascoltare la testimonianza di un educatore che lavora nella casa per minori non accompagnati di Gorizia, in cui ha a che fare, tutti i giorni, con ragazzi feriti dalla vita: la sua missione è quella di cercare di costruire con loro e per loro una nuova vita, cosicché, una volta usciti dalla comunità, possano integrarsi nella società, lavorare, e non passare l’esistenza per strada.
Ci è stata data, così, la possibilità di incontrare concretamente uomini, donne, giovani e ragazzi che si sono guardati intorno, sono andati per la città e hanno visto che c’erano persone che avevano bisogno proprio di loro: sono stati missionari, ognuno a modo suo nella realtà che ha trovato davanti a sé. Anche noi, soprattutto in vista dell’estate che inizia e delle attività di servizio e animazione che si svolgeranno in questo periodo, siamo chiamati a fare un passo concreto per vivere come missionari nella nostra realtà, avendo uno sguardo capace di vedere e accorgersi delle necessità di chi ci sta attorno.
di Anita Marton
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