Modelle anoressiche: una storia infinita

Risale al 2006 l'autoregolamentazione agli stilisti e ai marchi di abbigliamento contro l'anoressia e l'uso di modelle troppo magre. Ma sulle passerelle e sui giornali ancora troppe ragazze scheletriche.

Modelle anoressiche: una storia infinita

 

Nella lotta al dramma dell'anoressia la moda svolge un ruolo fondamentale. Lo aveva capito già nel 2006 l'allora ministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri, che aveva lanciato un appello a stilisti e case di abbigliamento: «Creiamo un'alleanza, lavoriamo insieme», aveva dichiarato allora, «per affrontare un fenomeno dilagante, che in Italia coinvolge due milioni di ragazze».

La sua richiesta era arriva subito dopo l'intervento del governo spagnolo, che ha vietato modelle anoressiche in passerella e messo al bando le taglie troppo piccole, come la 36 e la 38. 

A seguito dell'appello, è stato firmato il 22 dicembre di quell'anno un Manifesto nazionale di autoregolamentazione della moda italiana contro l'anoressia tra il Ministero delle Politiche giovanili e le Attività sportive, la Camera nazionale della Moda Italiana e Alta Roma. Un impegno comune a rivalutare un modello di bellezza sano, solare, generoso, mediterraneo, che l'Italia a contribuito storicamente a diffondere a livello internazionale. Una proposta estetica, un modello per le ragazze del nostro Paese e per quelle del resto del mondo, vista la visibilità e l'importanza che ricopre a livello globale il made in Italy.

Ma nonostante in quel momento l'eco anche mediatico della proposta sembrava avere fatto proseliti tra gli stilisti (perlomeno a livello di dichiarazioni pubbliche) la magrezza in passerella in definitiva non è mai sparita. E non sono neanche mai sparite dagli scaffali delle boutique e dei grandi magazzini le taglie minuscole.

 

Comprare un abito dalla 46 in poi sembra, perlomeno nei negozi dedicati alla moda casual e giovane, un'impresa. Di lì a sentirsi troppo grasse e a non mangiare più, specie per le adolescenti e per le donne più insicure, il passo è purtroppo spesso breve.

 

E mentre il grande Gruppo Miroglio, da Alba, con i suoi marchi (Elena Mirò, Luisa Viola, Fiorella Rubino) promuove ormai da anni un modello di donna morbida e burrosa, la cosiddetta donna "curvy", un tipo di bellezza che ha portato per prima anche sulle passerelle milanesi e che ha tra l'altro anche decretato il successo dell'azienda in tutto il mondo, purtroppo il suo esempio sembra ancora un fatto isolato.

 

Non è isolata invece la tendenza di pensare finalmente a una moda dedicata alle più rotondette. Fioriscono, infatti, i siti di giovani blogger curvy, che raccontano il loro punto di vista della moda e danno consigli alle ragazze "mela". Come Alessandra Castagner di Verdementa o Yaya di Morbidalavita, che si definisce una "portatrice di curve". Ancora Miroglio ha inaugurato alla fine di settembre il sito dedicato alle taglie più Curvitaly.com.

 

Fortunatamente il mercato, insomma, inizia a muoversi. Tanti i blog ed i siti web dedicati alle donne curvy; primo su tutti Asos, che ha lanciato da poco la sua linea Curve collection. E chi ha il coraggio di andare controtendenza non sbaglia, visto che nel 2012, si è misurato un un aumento del giro di questo tipo di affari del 155%. 

 

Al punto che durante la London Fashion Week, la settimana della moda di Londra, è stata di recente inaugurata anche l'Official London plus size fashion weekend, due giorni di passerelle dedicate alle modelle curvy. Che finalmente la rivoluzione sia in atto?

 

Giusi Galimberti

http://www.famigliacristiana.it

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