PADRE E FIGLIO

L'incontro-scontro tra le due generazioni si rivela sempre di più il confronto amaro tra due solitudini, tra due vuoti. E se la deriva sembra sfociare in un atto di violenza, nel moto inconscio di liberarsi dalla paternità vista come...

PADRE E FIGLIO

da Quaderni Cannibali

del 25 novembre 2005

Regia: Pasquale Pozzessere

Interpreti: Stefano Dionisi, Michele Placido, Enrica Origo

Origine: Italia/Francia/Belgio 1994

Durata: 95’

 

Corrado è un ex operaio dell’Ansaldo, già sindacalista militante, ora cassintegrato e guardiano notturno al porto mercantile di Genova. Emigrato dal Sud è legato alla propria memoria di lotte sociali e insieme sradicato sia dal proprio passato contadino, sia da un contesto sociale che sembra non fornirgli più punti di riferimento. Vedovo, vive in un quartiere popolare con Angela, la sua seconda moglie, dalla quale ha avuto la piccola Anna. Gabriele è suo figlio: vent’anni, senza ideali, senza lavoro, senza un vero amore passa le sue giornate girando in moto per la città. Appena tornato dal servizio militare si vede proporre dal padre un lavoro in fabbrica, che l’uomo potrebbe ottenere grazie alle sue vecchie conoscenze. Il ragazzo accetta e s’impegna come può. Ma una discussione con il capo-officina gli fa perdere il posto. Tra padre e figlio si alza, ancora più alta, quella barriera di incomunicabilità che da sempre segna il loro rapporto. Il disagio e lo sgomento verso il proprio futuro lo proiettano in una condotta di vita autodistruttiva. Mentre si aggrappa ad un altrove impossibile, consuma un amore disperato e tenero per un transessuale, l’unica persona con cui riesce a parlare, trovando amicizia e comprensione.

 

 

Hanno detto del film

L’incontro-scontro tra le due generazioni si rivela sempre di più il confronto amaro tra due solitudini, tra due vuoti. E se la deriva sembra sfociare in un atto di violenza, nel moto inconscio di liberarsi dalla paternità vista come retaggio, Pozzessere riesce a sospendere la storia in un finale fatto di silenzio, in quel rimanere seduti di padre e figlio l’uno di fronte all’altro, un silenzio in cui si scioglie finalmente la voglia di somigliarsi e di essere solidali.

                                                        (Bruno Roberti, Vivilcinema n°58, aprile-maggio 1994)

 

La distanza che c’è tra Corrado e Gabriele è quella che passa tra ognuno dei due e il vuoto del proprio presente. (…) Il silenzio che intercorre tra i due è l’unica forma di comunicazione superstite, così come lo sguardo ostentatamente negato da Corrado al figlio è l’unico possibile.

                                                                 (Massimo Causo, Cineforum 334, maggio 1994)

CGS

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