Considerazioni su alcune foto delle umiliazioni e torture in Iraq.
del 01 gennaio 2002
Non si sono ancora spenti gli echi sulle torture nelle carceri in Iraq e dobbiamo, purtroppo registrare la morte, in combattimento, di un militare italiano.
E' una situazione, quella irachena, che sfugge alle facili catalogazioni, anche a quelle 'pure', quelle che non hanno sfumature... la stessa difficoltà incontra anche la nostra presenza militare in quei luoghi. Sarebbe utile rifletterci, magari rifuggendo da facili schematismi e da altrettanto semplicistiche soluzioni.
Ma il battesimo per questo nuovo spazio sul sito lo abbiamo tenuto per qualcosa di diverso: le foto sulle torture/umiliazioni ai prigionieri iracheni inflitte da militari statunitensi.
Ho detto sulle 'foto', perché sulle torture in sé lo hanno fatto in molti... certo rimane la condanna che si accompagna, almeno nel mio caso, alla 'rassegnazione': ogni guerra è sporca ed è sporca da 'entrambi' i lati. E' difficilmente sostenibile la posizione di chi, pensandosi dalla parte giusta, dice di condurla con 'candore' e 'innocenza'.
In alcune foto (purtroppo sono molte... e, ci dicono, nemmeno tutte) che testimoniano il 'duro lavoro' dei carcerieri, fa 'bella mostra di sé' anche una donna (tra l'altro il generale responsabile del carcere era una donna). Sul fatto che il carnefice possa essere una donna ci ha riflettuto, mi sembra intelligentemente, Adriano Sofri su La Repubblica
( http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraqtorture/aguzzino/aguzzino.html ), il quale ha messo soprattutto in evidenza come, in un contesto culturale come quello islamico, il fatto di una donna aguzzino è un'ulteriore violenza per gli uomini mussulmani.
Le foto di Lynndie England, aria spavalda e sigaretta in bocca, hanno fatto il giro del mondo e, mi sembra, portino a compimento - probabilmente in una forma del tutto eretica - un movimento che ha radici lontane: quello della liberazione della donna o, se volete, quello delle pari opportunità.
In altri ambiti, penso - in modo del tutto fantasioso - alla F.1, se una donna riuscisse ad elevarsi sul gradino più alto del podio, sarebbe una sarabanda di commenti entusiastici, non solo per meriti sportivi, ma per aver abbattuto un muro che ancora esisteva, per essere riuscita a dimostrare che le donne, se adeguatamente supportate, possono riuscire anche lì dove tradizionalmente latitavano.
Non credo sia una conquista, ma ciò che per secoli è stato prerogativa dei maschi, una triste e drammatica prerogativa, ora lo è anche delle donne. La retorica - mai assente da ogni avvenimento umano - in questo caso 'delle pari opportunità', che vorrebbe la donna, in quanto tale, più sensibile, più attenta, più delicata, più... va ad arenarsi, complice la England, in quelle foto.
E come sempre succede (per tutti), si inizia a lavorare sui termini per trovare giustificazioni al proprio operato o all'operato altrui: in una 'disperata' (in tutti i sensi) difesa, la madre della England definisce il tutto come 'goliardia'.
Da oggi riscopriamo (o forse scopriamo per la prima volta) che la linea del bene e del male è impossibile da tirare in modo netto e soprattutto per 'categorie'. Come ci siamo accorti che è difficile che un esercito sia del bene e uno del male (questo funziona nei video games o in tanti film), così ci siamo accorti che il cuore buono non è prerogativa di 'genere'.
Possano quelle immagini, almeno, farci fuggire dalla semplificazione di giudizio nostra e degli altri, ci possano far 'sentire' il male come tragica possibilità e a indignarcene e infine ci aiutino a chiedere 'salvezza' per noi e per tutti.
don Loris benvenuti
Versione app: 3.25.3 (26fb019)