Talvolta parlando di pace si rischia di essere piuttosto ingenui e faciloni, si liquida il discorso con alcune 'frasi fatte' e si rimane interdetti di fronte a chi chiede che cosa fare concretamente per la pace quando si prospetta l'imminente rischio di un conflitto. La guerra può essere necessaria per portare alla pace? L'interrogativo inquieta esiste e inquieta molti...Ecco alcune provocazioni.
del 11 gennaio 2003
Lo schierarsi o meno a favore della pace oggi è diventata una questione politica. In altre parole chi è di destra si schiera a favore della guerra e chi è di sinistra si schiera a favore della pace. Che assurdo! In questa sede non voglio fare politica. Questo, non perché non saprei cosa dire e neanche perché, come qualcuno crede, i cristiani non debbano entrare in politica, ma, francamente, per cominciare a smantellare la comune credenza che Uomo sia sinonimo di Polis e dei suoi derivati.
Oserei dire che se si cominciasse ad abbattere un po’ questa credenza, ci sarebbero di certo meno conflitti.
Quindi, a prescindere dall’orientamento politico, come ci schieriamo? Meglio ancora, con chi mi schiero?
Mi trovo a scrivere una semplice riflessione, su un tema che a dire la verità non sento molto mio. “Perché?” - vi chiederete. La risposta è semplice: mi è difficile perdonare un torto, mi è difficile “porgere l’altra guancia” quando qualcuno mi ferisce, e se quel qualcuno continua ininterrottamente a provocarmi, ..beh, non vi dico quello che gli farei.
Io non sono una persona violenta, che attacca, che provoca ma nemmeno che si inchina davanti al suo aggressore o fa del male alle persone a cui vuole bene.
Queste sono le sensazioni che espongo all’inizio di ogni dibattito scritto od orale che mi trovo ad affrontare sul binomio guerra-pace. La stessa cosa è successa nel giorno in cui ci siamo trovati con i membri della nostra redazione.
La maggior parte di noi, e penso anche di voi, è favorevole alla pace. Ovvio! Chi non plagiato da ideologie diaboliche è favorevole a farsi ammazzare ed ammazzare migliaia di persone? Chi non sta bene in un Paese pacifico, ed aggiungo, democratico ed economicamente ricco?
La realtà però non è così idilliaca e rosea.
Senza dare ragione o torto a nessuno, perché non sta certo a noi giudicare, ci troviamo di fronte a uno scenario quanto mai pericoloso, forse perché ci tocca da vicino. Quando le disgrazie bussano alle nostre porte ci svegliamo da quel torpore egoistico che finora non ci ha permesso di vedere drammi simili di altre popolazioni poco distanti da noi. Forse perché solo adesso il pericolo si fa concreto per tutti o forse perché il pericolo si fa imminente per quella parte di popolazione che “fa notizia”, per quella gente che “conta”.
Fatto sta che viviamo un clima di guerra dal quale non mi dissocio totalmente per i motivi che vi ho scritto pocanzi. Mi sento minacciata in casa mia, mi sento togliere una libertà che è diritto di ogni essere umano, sento che qualcuno sta minando il mio futuro e quello dei miei figli, sento che qualcuno vuole violentarci… e allora come faccio a non reagire? Forse sono solo fantasie che mi sto costruendo, ma ci sono state violenze e tragedie che concretizzano in parte la mia paura.
Non so se sia giusto considerarla una guerra preventiva perché la minaccia ha preso già corpo; forse è già guerra difensiva…
A prescindere da tutto, la guerra è sempre guerra e i morti, l’odio e il rancore ci sono sempre.
Pace, allora? Gesù ci insegna ad essere operatori di pace e il Papa, oggi, sollecita proprio noi giovani a spezzare queste catene di odio e rabbia.
Sinceramente sono parole tanto belle quanto difficili da realizzare. Gesù stesso facendosi Uomo, Lui che è Dio, ha voluto assumere la natura umana e morendo in croce ha pregato per i suoi persecutori ci ha dato la speranza che è possibile essere costruttori di pace.
Vogliamo cominciare ad esserlo realmente, con gesti concreti.
Lucia Andretta
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