La notizia del prossimo “cinguettio” di Benedetto XVI su twitter ha fatto rapidamente il giro del mondo. Il Papa su Twitter: perchè? Che senso ha? E' solamente espressione di un desiderio di “modernità” o c'è molto di più? Oggi i messaggi di senso non possono essere semplicemente trasmessi, devo essere condivisi.
Il 3 dicembre Benedetto XVI apre il suo account Twitter. Perchè? Che senso ha? E’ solamente espressione di un desiderio di “modernità” o c’è molto di più?
Oggi i messaggi di senso non possono essere semplicemente trasmessi, devo essere condivisi. Questo è il significato della comunicazione ai nostri giorni, al tempo dei network sociali. La Chiesa lo sa da tempo, dalle origini: è la “testimonianza” la forma privilegiata di “trasmissione” della fede. I messaggi di senso oggi passano attraverso i social networks che sono veri e propri “luoghi di senso”, dove la gente condivide la vita, i desideri migliori e peggiori, le domande e le risposte… La prova consiste nel fatto che ormai molti leader religiosi sono su Twitter. E anche la lista di vescovi e cardinali che hanno un account Twitter è lunga e importante.
E’ dunque normale che il Papa abbia un account che faccia riferimento a lui. In fondo il 3 dicembre 2012 si connette idealmente al 12 febbraio 1931, quando Pio XI lanciava il suo primo messaggio via radio. Già allora Pio XI parlava di una la tecnologia messa a servizio delle relazioni e non della mera propaganda. E un messaggio inviato via Twitter può essere retwittato, commentato… entra in un giro di relazione, di condivisione, di riflessione..
Ma a leggere bene il messaggio del Papa per la 46a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali si nota un passaggio chiave: “sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a [...] trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio”. Senza citare nessuna piattaforma o applicazione particolare, il Papa continuava dicendo che “Nell’essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”. Come non pensare a Twitter?
Ecco la domanda: come essere concisi senza cadere nel puro minimalismo quando si comunica? Certamente è necessario cogliere l’essenziale e di dirlo con parole precise.
Se viste in questa prospettiva possiamo considerare, ad esempio, le antifone ai Salmi come condensati essenziali di contenuti profondi che a volte neanche ampi trattati riescono a esaurire. E così anche le litanie e le giaculatorie che da sempre accompagnano la preghiera dei credenti. Pensiamo alle iniziative che periodicamente attingono un versetto evangelico per concentrare l’attenzione del cristiano su tutto il Vangelo, ma a partire da un punto preciso.
«Non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente», scriveva sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi Spirituali (n. 2). Ed è lo stesso santo a invitare a una preghiera capace di «contemplare il significato di ogni parola della preghiera» (n. 249)
La tradizione spirituale cristiana dunque indica una strada affinché la comunicazione via Twitter non si esaurisca in una sorta di impoverimento della complessità umana. Questa strada consiste nel coniugare sapienza e precisione per cui l’espressione sintetica non va a detrimento della profondità e della lentezza dell’assimilazione, ma anzi fornisce l’aggancio per una meditazione più affilata e densa.
La presenza del Papa su Twitter può avere dunque un effetto collaterale ma importantissimo: ricordare a Twitter la sua “vocazione” più alta: una comunicazione che faccia della brevità il sinonimo di densità ed efficacia.
Antonio Spadaro
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