Presentazione del tema della Strenna 2021: «Ci muove la speranza: “Ecco, io facc...

Dopo aver dialogato con molti Ispettori e aver sentito le loro esigenze, e dopo essersi confrontato con i membri del Consiglio Generale, con i responsabili della Famiglia Salesiana e i salesiani della Sede Centrale Salesiana, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha elaborato il tema della Strenna per il 2021, emblema della risposta salesiana alla situazione attuale generata dalla pandemia: «Ci muove la speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)».

PRESENTAZIONE DEL TEMA DELLA STRENNA 2021

 

 

Premessa

Come ogni anno, in queste settimane, invio a tutte le ispettorie della Congregazione salesiana e a tutti i gruppi della Famiglia Salesiana il titolo scelto per la Strenna del nuovo anno. Sebbene manchino ancora cinque mesi alla conclusione dell’anno solare, le programmazioni del nuovo anno educativo pastorale chiedono di anticipare questa comunicazione prima della scadenza di calendario. Faccio tutto questo molto volentieri.

Allo stesso tempo le linee che offro non sono, ovviamente, il commento alla Strenna, ma solo alcune idee che costituiscono il filo conduttore della stessa e che ritengo essenziali per intuire lo sviluppo della riflessione e di alcune delle linee pastorali.

 

  1. UNA REALTÀ MONDIALE CHE CI INTERPELLA e che NON POSSIAMO IGNORARE

Pensando al messaggio che può unirci come Famiglia Salesiana in questo anno 2021, è impossibile non tener conto che per molti mesi, in maggiore o minore misura, il mondo, tutte le nazioni sono rimaste, se non paralizzate (anche se molte lo sono), certamente bloccate. Non si può viaggiare, non è stato possibile celebrare alcuni appuntamenti a livello internazionale e mondiale. Il “villaggio globale” è tornato ad essere ancora una volta e certamente lo sarà per un po’ di tempo, l’unione di molti “villaggi” che si guardano con sospetto. I muri sono caduti, ma per “proteggersi” sono stati maggiormente rinforzati i confini.

 

Davanti a questa realtà si possono ripetere le migliaia di messaggi che affermano che questa situazione si supererà, che dobbiamo avere fiducia in noi stessi, che siamo forti, che l’orgoglio di ciascuna nazione ha superato situazioni peggiori, ecc. Molti di questi messaggi, che sono anche una mentalità, un modo di interpretare l’attualità, hanno molto della pretesa “prometeica” descritta nel noto mito greco nel quale uno da solo è capace di ricostruire se stesso, di reinventarsi, di trarre forza dalla propria debolezza per superare le avversità. Una mentalità molto pagana. Molti di questi messaggi non hanno nulla a che vedere con il senso della vita, di ogni vita, e tanto meno con Dio e con il cammino da noi vissuto nella storia di oggi.

 

Però questa non è la nostra visione, né il messaggio che vogliamo trasmettere nei numerosi luoghi dove siamo presenti come Famiglia Salesiana.

 

Ecco il nostro messaggio sottolinea e ribadisce che, di fronte a questa dura e dolorosa realtà con le sue pesanti conseguenze, continuiamo ad esprimere la certezza di essere mossi dalla speranza: perché Dio nel suo Spirito continua a fare «nuove tutte le cose».

 

Papa Francesco ha invitato il mondo a contagiarsi con «i necessari anticorpi della giustizia, della carità e della solidarietà»[1] per la ricostruzione dopo i giorni della pandemia.

 

È innegabile quanto dolore si sta sperimentando nel mondo in questo momento. È innegabile quanti milioni di poveri sono stati contagiati e hanno perso la vita. Se siamo invitati a mantenere la distanza di sicurezza, come possiamo immaginare che gli occupanti ammassati nelle favelas, nelle baraccopoli, vicino alle discariche, possano rispettare il distanziamento sociale? La perdita del lavoro sta colpendo milioni di famiglie; il lutto che non si è potuto fare lascia milioni di cuori nel dolore; la povertà che incombe (a volte la fame) colpisce, disorienta, paralizza e minaccia di seppellire ogni speranza.

 

  1. DON BOSCO NON È LONTANO DA QUESTE SITUAZIONI, POICHÉ LE HA VISSUTE LUI STESSO

Facciamo riferimento al nostro Padre Don Bosco perché egli stesso lungo tutta la sua vita ha dovuto affrontare la durezza di tante situazioni, di tante tragedie e dolore. Egli è un maestro nel mostrarci come il cammino della fede e della speranza non solo illuminano bensì danno la forza necessaria per cambiare le condizioni sfavorevoli o avverse, o almeno a limitarle fin dove è possibile. Il nostro Padre si è distinto per la straordinaria tenacia e per la visione realistica speciale e profonda. Sapeva guardare più in là dei problemi. La situazione del colera fu una circostanza – a livello locale – simile a quella che si sta vivendo ore in ciascun paese. E come educatore e pastore ha accompagnato queste situazioni insieme ai suoi ragazzi. Mentre c’erano persone che si preoccupavano soltanto di se stessi e dei loro bisogni, Don Bosco e i suoi ragazzi, come molti altri, si sono “dati da fare” per aiutare a superare la tragedia. Possiamo affermare che questa profonda visione di fede e di speranza si è manifestata lungo tutta la sua vita: quando ha lasciato sua mamma e la propria casa andando a vivere come “inserviente” al Caffè “Pianta” per studiare a Chieri, affrontando la solitudine e le difficoltà; piangendo e soffrendo per non sapere dove portare e accogliere i suoi ragazzi nei pomeriggi dell’Oratorio fino all’incontro con Giuseppe Pinardi... Tutto questo conferma come Don Bosco visse mosso dalla virtù della Speranza.

 

  1. UN MOVIMENTO DELLO SPIRITO CAPACE DI «FARE NUOVE TUTTE LE COSE» (Ap 21,5)

La fede cristiana mostra continuamente come Dio, attraverso il suo Spirito, accompagna la storia dell’umanità, anche nelle condizioni più avverse e sfavorevoli. Quel Dio che non soffre ma che ha compassione, secondo la bella espressione di san Bernardo di Chiaravalle: «Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis» (Dio è anche impassibile, ma non privo di compassione)[2]. Nella storia della salvezza Dio mai abbandona il suo popolo, rimane sempre unito ad esso, in modo particolare quando il dolore diventa molto forte: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? (Is 43,19)»[3].

 

Questo tempo e questa situazione saranno propizi senza dubbio per

  • prendere coscienza della sofferenza di molte persone
  • prestare attenzione alle numerose epidemie costanti e silenziose come la fame che tanti patiscono, come la complicità nelle guerre, gli stili di vita che arricchiscono alcuni e impoveriscono milioni di persone
  • chiederci se possiamo vivere – chi tra noi possiede di più – con uno stile di vita più sobrio e austero.
  • considerare seriamente che il nostro mondo, il Creato intero soffre, si ammala mentre si continua a negare l’evidenza
  • rendersi conto di come sia importante «unire l’intera famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo integrale e sostenibile»[4].

 

  1. LETTURA SALESIANA DEL MOMENTO PRESENTE

 

Molte sono le letture che sono state fatte di questo momento storico, un momento che – si dice – si verifichi ogni cento anni, con grandi crisi che colpiscono l’umanità per un motivo o per un altro. Nemmeno le guerre più sanguinose sono state “globali” come la situazione che stiamo vivendo. In ogni caso, quale risposta possiamo dare? quale contributo possiamo offrire come Famiglia Salesiana? quali valori evangelici, letti in prospettiva salesiana, sentiamo di poter offrire? come possiamo, come educatori, offrire come alternativa una “educazione alla speranza”?

  • Processi alternativi alla cultura dominante. Cambiamento di valori e di visione:
  • dalla chiusura alla apertura
  • dall’individualismo alla solidarietà
  • dall’isolamento all’autentico incontro
  • dalla divisione all’unità e alla comunione
  • dal pessimismo alla speranza
  • dal vuoto e dalla mancanza di senso alla trascendenza.
  • Dio ci parla attraverso tante persone che hanno saputo vivere con speranza:
  • in situazioni-limite Dio continua a parlarci attraverso il cuore di persone che vedono e rispondono in modo originale e differente
  • la santità salesiana della nostra Famiglia è ricca di modelli che hanno saputo vivere mossi dalla speranza(Beato Stefano Sandor e Maddalena Morano…).
  • Non ci si salva da soli. Nessuno si salva da solo.

 

Il senso di ciò che voglio esprimere è contenuto in questa citazione di Papa Francesco: «Se c’è una cosa che abbiamo potuto imparare in tutto questo tempo, è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri si sgretolano e tutti i discorsi fondamentalisti si dissolvono davanti a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti... È il soffio dello Spirito che apre gli orizzonti, risveglia la creatività e ci rinnova nella fraternità per renderci presenti (o per farci dire: “Eccomi qui”) davanti all’enorme e improrogabile compito che ci attende. È urgente discernere e sentire il polso dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, alle dinamiche che possono testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare in questo momento concreto della storia»[5].

  • Come Famiglia Salesiana abbiamo cercato di dare risposte nel momento dell’emergenza come segno di carità e di speranza, e oggi dobbiamo essere alternativi:
  • accompagnare i giovani lungo il cammino dell’esistenza aprendoli verso altri orizzonti, verso nuove prospettive.
  • imparare a vivere “nel limite” all’interno di una società “senza limiti”. Cioè, aiutare giovani e adulti a scoprire la “normalità della vita” nella semplicità, nell’autenticità, nella sobrietà, nella profondità.
  • lasciarsi interpellare dalle numerose voci di speranza dei giovani in tempi difficili: il movimento ecologico, la solidarietà con i bisognosi.

 

  1. I luoghi dove APPRENDERE ed ESERCITARE LA SPERANZA

 

  • La fede e la speranza camminano insieme. Proponiamo la fede come autentico cammino perché “un mondo senza Dio è un mondo senza speranza” (Cf. Ef 2,12).
  • La preghiera come scuola di speranza e l’incontro personale con l’Amore di Gesù Cristo che ci salva.
  • L’azione, la fatica nella vita quotidiana dal momento che, in definitiva, quando l’essere umano si muove, agisce per trasformare una situazione, alla base ha sempre una speranza che lo sostiene. «Ogni atto serio e retto dell’uomo è speranza in azione»[6].
  • La sofferenza e il dolore presenti in ogni vita umana come porta necessaria per aprirsi alla speranza.

 

In molte culture si cerca in tutti i modi di nascondere o mettere a tacere la sofferenza e la morte. Tuttavia, ciò che permette all’essere umano di guarire non è evitare o nascondere questa sofferenza e questo dolore, ma maturare in esso e trovare un senso nella vita quando questo non è immediatamente né facilmente visibile. Infatti, «la grandezza dell’umanità è determinata essenzialmente dal suo rapporto con la sofferenza e con coloro che soffrono»[7].

  • poveri e gli esclusi, che sono al centro delle attenzioni di Dio, devono essere i nostri destinatari privilegiati come Famiglia Salesiana.
  • Nelle crisi più grandi, scompaiono così tante cose, “sicurezze” che pensavamo di avere, significati della vita che, in realtà, non erano tali. Ma, di fatto, i grandi valori del Vangelo e la sua verità rimangono, quando le filosofie e i pensieri opportunistici o momentanei vengono meno. I valori del Vangelo non svaniscono, non diventano “liquidi”, non scompaiono. Per questo come Famiglia Salesiana di Don Bosco non possiamo rinunciare a mostrare ciò in cui crediamo, non possiamo perdere la nostra identità carismatica nelle risposte che dobbiamo dare davanti qualsiasi situazione.

 

  1. MARIA di Nazareth, Madre di Dio, Stella di Speranza

 

Maria, la Madre, sa bene cosa significa avere fiducia e sperare contro ogni speranza, confidando nel nome di Dio.

 

Il suo “sì” a Dio ha risvegliato ogni speranza per l’umanità.

 

Lei ha sperimentato l’impotenza e la solitudine alla nascita del Figlio; ha conservato nel suo cuore l’annuncio di un dolore che le avrebbe trafitto il cuore (Cf. Lc 2,35); ha vissuto la sofferenza di vedere il figlio come “segno di contraddizione”, frainteso, respinto.

 

Ha conosciuto l’ostilità e il rifiuto nei confronti di suo Figlio fino a quando, ai piedi della sua croce sul Golgota, ha compreso che la Speranza non sarebbe morta. Per questo è rimasta con i discepoli come madre – «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,26) – come Madre della Speranza.

 

«Santa Maria,

Madre di Dio, nostra Madre,

insegnaci a credere,

a sperare e ad amare con te.

Mostraci la strada verso il Regno.

Stella del mare,

brilla sopra di noi

e guidaci nel nostro cammino»[8].

Amen.

 

Don Ángel Fernández Artime, S.D.B.
Rettor Maggiore

 

Roma, 2 agosto 2020
Memoria del B. Augusto Czartoryski

 

[1] Francesco, “Un plan para resucitar” a la Humanidad tras el coronarivus (PDF), in Vida Nueva Digital, 17 aprile 2020, pp. 7-11.

[2] Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, XXVI, 5; PL 183, 906.

[3] Francesco, cit., p. 11.

[4] Ibid.

[5] Ibid.

[6] Ibi., p. 35.

[7] Ibi., p. 38.

[8] Ibi., p. 50.

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