Provocazione alla vocazione

Rimandare è la più semplice delle tentazioni, magari collocandosi in quelle aree di parcheggio dell'indecisione che sono le università mai terminate, i tentativi mai definitivi di avviarsi al lavoro, le tante attività di cui ci si innamora ma che nessuna si decide poi di sposare. Poi però, nella sua realtà più profonda Elisa desidera davvero scegliere...

Provocazione alla vocazione

da Teologo Borèl

del 10 dicembre 2004

 Elisa e all’ultimo anno delle scuole superiori, tra qualche mese un esame che un tempo chiamavano “maturità”segnerà comunque il passaggio a una fase nuova della sua vita.

Elisa ha una bella famiglia alle spalle, un presente tranquillo e spensierato, ricco di sport, amicizie “buone” compagnie; del fidanzato ancora non se ne parla ma non è certo un problema per una ragazza così piena di vita…e con il ventre piatto che non teme di sfoggiare insieme ad un coinvolgente sorriso.

Già, l’oggi non avrebbe problemi se non si facesse carico degli interrogativi che pone il domani! Sì, perché alla domanda “cosa sarò da grande”lei, come tanti, tende a rispondere sempre più tardi, rimandando sempre come se non centrasse l’adesso, come se il futuro non cominciasse dal presente e non proseguisse dai passi che al presente ci hanno condotto.

Elisa che – mi confida quasi sbottando – come quasi tutti i suoi coetanei non sa mai cosa farà il giorno dopo o anche la sera stessa, come farà, a sapere cosa farne della propria vita?…a decidere oggi anche per il resto dei suoi giorni?

 

Rimandare è la più semplice delle tentazioni, magari collocandosi in quelle aree di parcheggio dell’indecisione che sono le università mai terminate, i tentativi mai definitivi di avviarsi al lavoro, le tante attività di cui ci si innamora ma che nessuna si decide poi di sposare. Poi però, nella sua realtà più profonda Elisa desidera davvero scegliere, la sua sollecitudine verso gli amici per lei è sbocciata in responsabilità, è diventata un punto di riferimento e proprio non vuole che il suo tempo vada sprecato…Sì, ma per cosa investirlo? Verso cosa orientarsi?

Nemmeno i buoni consigli di qualche insegnante disponibile al dialogo sono di molto aiuto. Certo bisogna prima di tutto sapersi guardare dentro, perché dentro abbiamo già declinata la nostra felicità: ciò che sentiamo ci riempie il cuore, ci appassiona e vorremmo vivere per sempre, lì risiede il bello del nostro domani.

Eppure tutto ci spinge a scegliere secondo  criteri esteriori: il posto di lavoro sicuro, i guadagni immediati, l’avanzamento nella posizione sociale… tutti criteri efficaci ed efficienti, logici di una logica di mercato e di competizione che però non coincide quasi mai con la nostra serenità interiore. Certo non si può vivere in astratto, solo dei bei desideri nella bambagia dei propri comodi, me è nella responsabilità che il futuro sarà anche come lo faremo che, sicuramente, esiste una strada concreta per esprimere appieno le proprie capacità, per realizzare il meglio di se stessi. 

 

Ma ad Elisa tutto questo non basta… “Sì, mi guardo dentro, ma il più delle volte non mi piaccio! E come faccio a capire, infondo sono solo io che devo decidere…sono sola…!”.

Tutto ciò assomiglia molto – mi viene da pensare – alla famosa domanda attribuita a Francesco d’Assisi: ”Signore, cosa vuoi che io faccia?”.

Una volta, un monaco eremita, bonariamente, quasi deridendomi in un mercato accento veneto, mi diede questa risposta: “Ma cosa credi che ti possa rispondere il buon Dio? Potrà dirti: ti ho già dato un cuore, usalo, ti ho dato una mente, falla ragionare, ti ho dato due mani, adoperale…Cosa vuoi che ti dica di più?!?”.

Così ad Elisa non ho saputo dare risposte certe: la vita come l’amore (ma non saranno la stessa cosa?) porta con sé sempre un rischio, un azzardo, la necessità di uno slancio. Cercherò soltanto che non si senta abbandonata nel turbine di domande così decisive. L’ho salutata regalandole queste parole di Madre Teresa sulla sua vocazione. Buon cammino Elisa!

 

Una volta chiesi consiglio al mio direttore spirituale riguardo alla mia vocazione.

Gli domandai: “Come posso sapere che Dio mi chiama e a che cosa mi chiama?”

Egli mi rispose: “Lo saprai dalla tua felicità interiore. Se ti senti felice all’idea che Dio ti chiama per servire lui e il tuo prossimo, quella sarà la tua vocazione. La profonda letizia del cuore è come una specie di bussola che indica il sentiero da seguire nella vita. Dobbiamo seguirla, perfino quando questa bussola ci conduce per un cammino disseminato di difficoltà”.

 

 

Redazione GxG

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