Oggi in tutte le salse si parla di amore, con facilità si dice “Ti voglio bene”, si intrecciano i confini tra amicizia e innamoramento e sembra che tutto sia non solo lecito, ma anche giusto e buono. Ma quali sono quegli affetti che possiamo definire veri, belli, buoni? Questa lettera giunta in redazione ci provoca al riguardo e ci obbliga a riflettere. (continua...)
del 04 aprile 2003
 
Faccio la V superiore e sono animatrice di un gruppo di ragazzi delle medie nel mio oratorio. Faccio parte del MGS e ho anche un mio gruppo in cui faccio formazione. Desidero condividere con voi quanto ultimamente mi è successo: si tratta di un fatto che mi inquieta molto e che, come ragazza cristiana, mi pone molte domande.
Una mia compagna di classe, una ragazza con cui ho condiviso un’infinità di cose in questi 5 anni, in pratica una delle mie migliori amiche, mi ha confidato di essere… lesbica. Quando me l’ha detto sono rimasta spiazzata. Non sapevo cosa dirle, come affrontare il discorso con lei… Mi sono chiesta se avesse ancora senso la nostra amicizia… Subito le ho chiesto: «L’hai scoperto o l’hai deciso? Cos’è che ha fatto scattare in te l’intuizione…? Un sentimento profondo o semplicemente il desiderio di seguire questa tendenza alternativa?». Mi ha raccontato della ragazza con cui sta, mi ha parlato di tanti fatti, cose che forse non volevo sentire, ma che mi hanno fatto riflettere: per la prima volta ho pensato a cosa vuol dire vivere una storia del genere, a quali sentimenti la alimentano…
«Mi sembra che si vogliano molto bene», mi verrebbe da dire. Hanno alcuni problemi, ma dimostrano un grande affetto, sono unite e stanno bene assieme. E comunque non ostentano il loro modo di essere. Sembra un sentimento puro… Ma, mi domando continuamente in questo periodo, può essere amore?
Le mie amiche di classe dicono che è una cosa normale, una storia come tutte le altre… Non credo di avere pregiudizi, ma mi sembra che non sia proprio così evidentemente normale. Un altro fatto mi ha completamente spiazzata: da quando in classe mia si sa cosa vive questa nostra compagna, altre si sono esposte dicendo che pensano seriamente quanto “sarebbe interessante provare, avere esperienze di questo tipo…”. E alcune già hanno provato! Non capisco proprio come possano avere questo tipo di curiosità, ma veramente non so come fare a parlare con loro…
Come cristiana, come animatrice del MGS mi sento senza strumenti per affrontare questi casi, così che non mi rimane altro che rimanere spettatrice di quanto accade. É difficile non esser scambiata per una moralista retrograda e non fare la figura di quella che è “tutta casa e chiesa”, ottenendo così l’effetto contrario a quello desiderato…
Non scrivo per chiedere una risposta precisa, ma solo per far prendere coscienza che queste problematiche ci sono e che tante volte noi giovani cristiani, noi giovani che frequentiamo ambienti ecclesiali e che facciamo animazione, non sappiamo come porci, come affrontarle, cosa dire. E tante volte non sappiamo neanche cosa pensare.
Grazie. Cinzy (nickname)
Di fronte a problematiche come queste anche noi giovani cristiani rischiamo di dire “Ma cosa c’è di male? Se a loro va bene così…”. In questo nostro tempo il problema sollevato rischia di essere una moda sia per i ragazzi che le ragazze, una moda che intacca l’antropologia stessa e fa naufragare nel soggettivismo degli affetti al punto da giungere a dire “È una cosa naturale”. La nostra vita affettiva, invece, ha dei criteri oggettivi e un ordine ben preciso perché se è vero che l’unica legge è quella dell’amore è altrettanto vero che l’amore ha le sue leggi. Le leggi dell’amore garantiscono l’ordine dei nostri affetti. Ma i nostri affetti sono disposti ad accettare le leggi?
Redazione GxG
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