Ci vuole coraggio a usare violenza in tre contro un ragazzo - hanno detto alcuni -, io credo invece che il vero coraggio sia quello di una bambina pachistana che offre la sua giovinezza per un ideale concreto.
Voglio continuare a credere nei giovani, dobbiamo credere che essi sono il presente e il futuro della nostra società! Se la notizia dei tre ventiquattrenni napoletani che hanno seviziato un ragazzo (è sempre bene usare i verbi giusti perché può capitare che ci sia qualche adulto - anche genitore - che non capisca la gravità dei fatti) ci sconvolge tristemente, io voglio essere turbato positivamente da un'altra straordinaria notizia e cioè dal Premio Nobel per la Pace assegnato alla diciassettenne Malala Yousufzai, la coraggiosa adolescente pachistana, ferita a colpi d’arma da fuoco dai talebani, perché già da bambina era un'“attivista” che difendeva il diritto allo studio delle bambine nel suo Paese.
Che storie controverse, che destini opposti, che racconti lontani miglia e miglia il primo dal secondo! C'è parte di un mondo giovanile che ha tutto e troppo, almeno esteriormente, nel vecchio continente e ancor più nella vecchissima Italia, che "gioca" - almeno così dicono i genitori fuori controllo - a far del male gratuitamente; c'è un'altra parte, in una terra sofferente lontana, che non sempre può giocare e divertirsi in modo sano per la violenza degli adulti, ma che conosce il vero valore della vita, della libertà, della condivisione, dell'altro come prossimo, della giustizia e della pace.
Quella di Napoli sembra una puntata di certi serial polizieschi infiniti sui canali "crime", però purtroppo è tutto vero e la realtà supera dolorosamente la fantasia; quello di Malala ci appare come un bel romanzo alla Hosseini e, grazie a Dio, è una storia vera in cui la realtà dà speranza alla fantasia e al cuore degli uomini.
Ci vuole "coraggio" a usare violenza in tre contro un ragazzo - hanno detto alcuni commentatori -, io credo invece che ci voglia solamente paura, ignoranza, banalità, crudeltà, benessere, mancanza di figure educative significative per farlo; il vero "coraggio" è quello di una bambina pachistana (ora adolescente) che offre la sua giovinezza per un ideale concreto, per le sue coetanee, perché la sua terra cambi, perché il mondo intero apra gli occhi.
Così, mentre dovrebbero spegnersi i riflettori sui tre italiani violenti, lasciando spazio al silenzio e alla giustizia, al contrario dovrebbero accendersi le luci su Malala ed i piccoli sfruttati e senza diritti di ogni paese; dovrebbero essere delle luci continue, sempre accese e vivide, che ricordino ogni giorno ai giovani e ai genitori (ed educatori in genere) distratti o annoiati, ciò per cui vale la pena vivere, lottare, impegnarsi, dare il proprio tempo, e se necessario soffrire per il bene.
Marco Pappalardo
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